Edmond (di S. Gordon, 2005)


Dopo essersi fatto leggere le carte da un'indovina, Edmond Burke, impiegato di mezza età, decide di cambiare completamente vita abbandonando il lavoro e lasciando la moglie. Inizierà così un viaggio nel sottobosco delle strade di Los Angeles alla ricerca di se stesso. Purtroppo le cose non andranno come aveva immaginato.

“Un uomo deve poter scappare da se stesso...”

Ecco di cosa parla Edmond, film del 2005 diretto da Stuart Gordon (se non conoscete questo regista vi consiglio di recuperare), maestro dell’underground horror statunitense. Un uomo che fugge, un borghese piccolo piccolo che scopre nella propria mediocrità uno status sociale da cui dover scappare, come se non gli appartenesse, come se quello non fosse il posto che gli spetta, la vita che avrebbe dovuto vivere (parafrasando le parole dell’indovina che gli legge le carte). Quello che ne consegue è una discesa negli inferi metropolitani, un immergersi nell’unicum vitae dell’underground fuori orario di scorsesiana memoria.

Gordon confeziona un film basato su una pièce teatrale scritta da David Mamet (qui anche sceneggiatore) e spiega in un film allucinato, quasi sopra le righe, l’odissea di un uomo nel suburbano di una città notturna.
Il punto di partenza del lungometraggio che tanto lungo non è (appena un’ora e mezza), è l’ansia di riscatto dell’uomo medio, quale individuo che non ha niente che non vada proprio perché immerso nelle consuetudini sociali e in uno stile di vita comune, ma che scopre nel proprio vivere un tarlo congenito di cui non può e non riesce a liberarsi, ovvero l’alienazione.

Che Edmond Burke sia un alienato lo percepiamo sin dalle prime scene del film: la routine lo logora, dal lavoro al vivere familiare con la moglie. Le preoccupazioni a cui deve far fronte sono lo schiocco logorio del vivere comune, tanto superficiale quanto profondo nella psiche di chi lo nutre ogni giorno, giorno dopo giorno. Il liberarsi dalle catene che lo tengono stretto alle convenzioni sociali diviene quindi la risposta al distacco emotivo, e quale liberazione se non quella sessuale per iniziare a riscoprire la propria identità nel flusso vitale e inarrestabile?

Il nostro protagonista si immerge quindi in un viaggio surreale, a tratti grottesco, alla ricerca della propria identità naturale. Viaggio che lo porterà alla scoperta dei propri istinti di cui diverrà vittima, precipitando in un vortice di violenza impossibile da risalire, unica risposta adeguata agli stimoli esterni, unico modo veramente sincero di rapportarsi ai propri simili anche nel mondo contemporaneo.


“Sai cos'è la pazzia? Essere indulgenti con se stessi.”

Il film, sorretto da una prova attoriale da oscar del sottovalutato William H. Macy (già famoso per l’interpretazione perfetta nel film dei Coen “Fargo”) si muove con perizia tecnica all’inseguimento (a volte anche con camera a spalla) del personaggio principale, impegnato nel proprio viaggio alla ricerca di se stesso. Viaggio senza ritorno, che lo porterà lì dove nessuno (nemmeno lui) avrebbe potuto immaginare.

Spoiler (se non hai visto il film va direttamente a Conclusioni): un viaggio nella follia che è e rimane follia sociale, che porta l’individuo alla liberazione dalle convenzioni e lo traslata su un livello arcaico e primitivo, in cui ogni azione è risposta agli stimoli esterni. Uno stato psicologico che si libera dell’inadeguatezza quasi fantozziana (per parlare in termini comuni all’immaginario nostrano) per aspirare ad una libertà inaccettabile e inaccessibile nel vivere comune. Tale traslazione culminerà nel trapasso infernale rappresentato dalla reclusione: Edmond finirà in prigione nonostante sia palese che lo stato mentale in cui si trova non sia adeguato ad un vivere (pur sempre sociale) con nuove regole e nuovi principi. Vivere a cui il nostro protagonista si adeguerà in modo inaspettato, in uno dei finali più belli della storia del cinema, che non potrà non essere sorprendente e allo stesso tempo nichilista.

Conclusioni: E’ giusto dire che non ci troviamo di fronte ad un film perfetto, anzi. Le motivazioni che spingono Edmond al suo viaggio sono per lo più abbozzate, l’incipit del film è tirato per la coda e quasi si rivela vaporoso se rapportato al concreto seppur filosofico (e bellissimo) finale. Il susseguirsi di eventi che trasporta il protagonista si regge difficilmente sulle basi di partenza e i lunghi monologhi in cui si prodiga non fanno altro che traslare la pellicola su un piano teatrale poco adeguato all’idea che Gordon ha di cinema. Lo stesso finale potrebbe sembrare troppo caricaturale e poco plausibile, nonostante per questo non risulti meno forte e prorompente.

Eppure il film non ha un momento morto o una debolezza tecnica che possa deludere lo spettatore. Anzi, alcune scene sono di una potenza inaspettata. Il risultato è una perla (pur non completamente riuscita) del cinema contemporaneo indipendente, ad opera di un regista di culto ma comunque sottovalutato dall’industria.
Oltre alla già nominata prova di Macy c’è da evidenziare la buonissima prova dei suoi comprimari, soprattutto della brava Julia Stiles, bella e nevrotica più che mai.

Insomma, un film non perfetto ma interessante, passato quasi del tutto inosservato nel nostro paese. Ma questa non è di certo una novità.

Commenti

  1. Ho questo film tra i "da vedere". La tua recensione gli fa scalare parecchie posizioni.

    Buon inizio settimana!

    (((CINEMAeVIAGGI)))

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  2. E' un film a suo agio nella propria dimensione, con parecchi difetti ma molti tocchi interessanti, tra cui il bellissimo finale. Non lo ritengo tra i completamente riusciti ma è un gioiellino. Guardalo e buon inizio settimana a te

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  3. Lo sai che, pur essendo gordoniana, io questo film ancora non l'ho visto?
    Cattiva, io...riparerò e tornerò a commentare, leggendo anche tutta la recensione

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  4. Adoro William H. Macy e il film mi sembra davvero interessante!
    Sicuramente gli darò un'occhiata.

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  5. @ilgiornodeglizombi... un po' mi ferisci così... a me sembra addirittura atipico un film come questo per Gordon, non sono sicurissimo che l'abbia affrontato bene ma ha uno dei finali più bello di sempre.

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  6. @bollalmanacco... Macy in questo film è a dir poco fantastico. Vedilo e fammi sapere...

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