Dracula di Bram Stoker (F. F. Coppola, 1992)


Fenomeno Twilight: vampiri glitterati con la porporina del Cioè che affascinano adolescenti incapaci di intendere e di volere con la forza del loro divismo hollywoodiano. Ovviamente non parlo della saga su carta stampata (non l'ho letta e non mi interessa farlo) ma di quella su pellicola, una vera e propria soap-opera che invece di far rivivere il mito del vampiro lo affossa completamente, trasformando i non-morti da esseri romantici e pieni di fascino in divi di plastica a due dimensioni.

Eppure non sono così lontani altri tempi e altri film, ormai caduti nell'oblio, come non fossero mai esistiti. Il Lestat di Intervista col Vampiro riderebbe di Edward e Bella (che bella non è) e l'aristocratico Dracula del film di Coppola li snobberebbe quasi irritato. Bram Stoker invece rimarrebbe zitto e ne avrebbe ben ragione, visto che il suo nome è rimasto impresso nella storia grazie ad un plagio. Ma questa è tutta un'altra storia. 


Era il 1992 quando il romanzo dello scrittore irlandese sul vampiro più famoso del mondo ricevette il giusto tributo - nonostante le molteplici libertà rispetto al libro - da parte di Francis Ford, uno che con la macchina da presa ha sempre sperimentato, avvicinandosi molto spesso alla creazione di veri e propri quadri in movimento.
Forse uno dei film più belli mai incentrati sulla figura di Vlad l'Impalatore, il Dracula di Bram Stoker è un'opera che trasuda amore per il cinema e che ne diviene metafora, sfruttando la figura del vampiro per descrivere il dissanguamento di cui è tutt'ora vittima la settima arte.

Anno 1462, il principe Dracula torna nel suo castello dopo aver combattuto in difesa del cristianesimo contro i Turchi e scopre che il suo grande amore Elisabeta, credutolo morto, si è suicidato, negandosi così l'entrata nel regno dei celi. Dracula allora rinnega la croce cristina, abbraccia le tenebre e diventa un vampiro.
1800, Dracula arriva a Londra dalla Romania lasciandosi dietro una scia di sangue. Nella capitale inglese incontrerà Mina, una donna bellissima che gli ricorderà sua moglie, e Van Helsing, cacciatore di vampiri.

Il Dracula del film di Coppola non è certamente solo un mostro come tutto lascerebbe immaginare. A differenza di tanti altri registi che lo hanno preceduto, infatti, il nostro dipinge un essere tormentato e romantico, una creatura dalle molteplici sfumature e dalla doppia anima: da un lato quella di un essere sanguinario e senza pietà, dall'altro quella di un dandy amante del bello ma, soprattutto, capace di provare passione e sentimento per un altro essere vivente. Proprio per questa dicotomia la pallicola non può essere considerata un semplice horror ma si rivela per quello che è sin dalle prime scene: il dramma della bestia, che perduta la propria bella (no, non quella di Twilight) ha vagato per la terra preda della disperazione e dell'odio. Ma se l'amore è stato la causa della maledizione che ha reso il nostro principe un mostro, l'amore sarà la chiave per redimerlo e donargli finalmente la pace.


Girato senza l'apporto del digitale ma semplicemente giocando con i colori e le immagini come fossimo in un dipinto espressionista, Bram Stoker's Dracula è un film dalla palpitante anima dark dietro l'indiscutibile bellezza formale. La romantica storia d'amore tra il sanguinario protagonista e Mina Murray (incarnazione di Elisabeta) scivola oltre le convenzioni ottocentesche divenendo storia di passioni quasi ultraterrene. La figura del vampiro, a sua volta, acquista una propria dimensione andando al di là di quella letteraria, guadagnandone in personalità ed efficacia: il nostro conte ama la luce del sole e apprezza la bellezza, compresa quella delle innovazioni tecnologiche (bellissima la sequenza della scoperta del cinematografo). 
Il bravissimo Gary Oldman impreziosisce il tutto con la sua strabiliante interpretazione. Non da meno sono i comprimari, tra tutti una Winona Ryder di straordinaria bellezza e un Anthony Hopkins capace di giocare con il personaggio di Van Helsing trasfomandolo in un uomo egocentrico e aggressivo, non privo di un'ironia quasi crudele: in questo modo il gioco tra antagonisti viene sfumato e l'ambivalenza bene/male (che attraversa tutta l'opera) guadagna di spessore psicologico. 


Eppure avevo parlato di metafora sulle attuali condizioni del cinema. In effetti Coppola non elemosina in frecciatine contro la già parziale trasfomazione del modo di girare film negli anni novanta: uno svuotarsi di linfa artistica a favore di un uso sempre più massiccio della tecnologia. 
Eppure il cinema è soprattutto rappresentazione scenica (e Coppola lo sa bene, essendo cresciuto alla corte di Roger Corman) facilitato, semmai, dalle innovazioni tecniche. 

Insomma, un film unico nel suo genere, bellissimo per gli occhi quanto strazziante per il cuore, di una delicatezza disarmante anche quando sullo schermo scorrono litri di sangue. Persino la sensualità e l'erotismo sono rappresentati con spiccato gusto artistico. Non come il sesso (tanto aspettato eppure tanto deludente) dell'ultimo capitolo della saga Twilight, Breaking Dawn.
Ma, che ve lo dico a fare, quei bambocci lì non sono vampiri e quello, statene certi, non è di sicuro un film. 




Commenti

  1. Cheppoi questo tipo di vampiro romantico, decadente e disperato, è comunque un mostro assassino.
    E il fascino (per chi lo subisce) sta tutto lì. Il Dracula di Coppola non è uno che si fa qualche scrupolo ad ammazzare e succhiar sangue. Il fatto che ami Mina è un' eccezione, non lo fa diventare "buono" (e le virgolette stanno lì a dire che se vuoi possiamo discutere sul concetto di bontà per tutto il tempo che rimane all' universo senza venirne a capo): è una bestia, è un essere potentissimo che ti spiezza in due se lo vuole (e spesso lo vuole).
    Ed è proprio qui che si crea quel contrasto che rende straziante il finale.

    RispondiElimina
  2. Sì Sì, per questo ho parlato di doppia anima. In effetti il Dracula di Coppola è secondo me un personaggio rivoluzionario perchè è una proiezione dell'essere umano più concreta di tutti gli altri vampiri letterari e non. Fa quello che in realtà fa qualsiasi altro essere umano però posizionato su un gradino superiore della catena alimentare. Quindi proprio per questo il concetto di bontà si dilata ulteriormente... e poi c'è Van Helsing che di certo non possiamo definire un personaggio "buono", quindi la dualità bene/male diventa ancor meno definita.

    RispondiElimina
  3. film davvero splendido, sia per come racconta la storia di Dracula (anche se con parecchie libertà), sia per la sperimentazione "al contrario" di Coppola, che gira il film con effetti speciali e trucchi da cinema d'altri tempi, proprio nel periodo in cui il digitale stava prendendo il sopravvento. Una splendida dichiarazione d'amore per l'arte del cinema, insomma.
    Complimenti per il blog, tornerò a trovarti qualche volta, se ti va fai un salto da me, anche io scribacchio di cinema ogni tanto. Un saluto

    RispondiElimina
  4. Concordo in tutto e per tutto. Sappiamo tutti poi quanto Coppola abbia sempre sperimentato nei suoi film. Aspetto con ansia anche la sua ultima prova.

    Grazie mille per i complimenti, torna quando vuoi. Da te ci passo volentieri... dove trovo il tuo blog?

    RispondiElimina

Posta un commento

Info sulla Privacy