Ghost Dog - La via del Samurai (di J. Jarmusch, 1999)


"Si dice che ciò che siamo soliti definire "lo spirito di un epoca" sia una cosa a cui non possiamo tornare.
Il fatto che questo spirito tende gradatamente a dissiparsi è dovuto all'approssimarsi della fine del mondo. Pertanto sebbene coltiviamo il desiderio di riportare il mondo contemporaneo allo spirito di cento o più anni fa, ciò non è possibile, dunque è importante che da ogni generazione si tragga il meglio."

Ghost Dog, cos'è? Ghost Dog è forse il più bel film di Jarmusch, non per tutti ma sicuramente per me. Ghost Dog è una metafora, un film che parla di regole: quelle della vita, della strada ma anche dell'Hagakure, il codice samurai, il senso del bushido, qualcosa di talmente lontano (culturalmente) da noi ma così dannatamente vicino (praticamente) da far venire i brividi. Ma Ghost Dog è anche un uomo - un killer - una specie di santone o eremita. Uno strano, uno che merita rispetto.
Siamo nel 1999 e Jim Jarmusch presenta questo film con un (immenso) Forest Whitaker protagonista al 52º Festival di Cannes. Il punto di riferimento è Le Samouraï di Melville ma non si tratta di un remake, bensì di un film parallelo, che corre su un binario che va nella stessa direzione ma in maniera completamente diversa.

Ghost Dog è il nikname di un killer nero, che vive solitario in una sporca terrazza del New Jersey allevando piccioni e seguendo pedissequamente l'Hagakure. Salvato in giovane età da un mafioso italoamerican, decide di ripagarlo con la devozione assoluta che un samurai concede al suo "signore". Tale devozione lo porterà a scontrarsi con il mafioso: starà a Ghost Dog scegliere tra la sua vita e il codice a cui ha giurato fedeltà.


In pieno stile Jarmusch, Ghost Dog - Il Codice del Samurai è un film carico di ironia e di nichilismo, tant'è che una stigmatizza l'altro permettendo all'opera di procedere in equilibrio fino alla fine. Nichilismo perchè la via che segue il personaggio principale ha un unico senso, una incontrovertibile direzione tant'è legata a regole indissolubili perchè antichissime, in cui è facile trovare tutte le risposte. Si tratta di onore, si tratta di scegliere e seguire, tutta roba che ti insegna anche la strada, parole di cui si riempie la bocca chi non sa cosa vogliano dire (i mafiosi: arroganti, stupidi e incapaci) e le usa a suo uso e consumo.

Intervallata da frasi tratte dall'opera letteraria giapponese, la pellicola miscela alla perfezione i generi e i toni, dal western al thriller, dalla commedia alla gangster story passando per l'animazione classica americana, che ricorre nel film anticipando o traslando metaforicamente quel che accade, quasi a rimarcare il grottesco - il cartoonesco - della vicenda che prende dal reale ma non è reale come in ogni film del regista statunitense. L'ironico e il funereo si fondono, la cattiveria (che regna) assume un sapore agrodolce fino a metabolizzarsi un una lacrima finale.


Al centro di tutto il protagonista, un fantasma, un ombra che emerge dall'oscurità solo per azzannarti. Ma c'è una dolcezza negli occhi di questo bestione afroamericano, un peso infinito sorretto dalle regole che egli ha scelto di seguire a qualunque costo, compreso l'autoannientamento. Perchè le regole permettono di mettere ordine al caos del mondo, di sopravvivere alla mancanza di senso e alla confusione di un gioco delle parti incomprensibile.
Il migliore amico di Ghost Dog è un gelataio che parola solo in francese. I due non si capiscono ma si comprendono, quasi le parole fossero un di più sormontabile, quasi il senso delle cose fosse non nel mezzo ma nel modo. E' l'unica possibilità per infrangere la solitudine che ci imprigiona. 
Poi c'è una bambina, e lei sarà il divenire, la discepola che imparerà dal maestro che ogni scelta ha valore, ogni domanda una risposta che deve essere solo trovata: basta saper cercare, basta saper leggere tra le righe.


Infine la musica, composta da RZA del Wu Tang Club. Hip hop, Soul, Funk. Musica di strada, la modernità del bit che confeziona ritmi tribali, canti dolci e desolati e rime sparate come una mitraglia. Il bitmaker ha sviluppato il tema lavorando spalla a spalla con il regista e il risultato si sente: omogeneo, a volte anni novanta altre antico come l'opera nipponica del diciottesimo secolo a cui si ispira. 

C'è in questo film un senso di morte che predomina e si attacca alla pelle (o meglio, agli occhi) dello spettatore. Il senso della fine di qualcosa e l'inizio di un'altra. Ghost Dog è uomo di altri tempi, quasi non adatto alla realtà in cui vive. Per questo deve lasciar spazio al futuro, alla nuova generazione. In fondo un mondo che non si rinnova è un mondo che muore. 

"Di certo non c'è altro che il particolare scopo del momento presente, tutta la vita di un uomo è fatta di momenti che si susseguono, chi sa comprendere pienamente il momento presente, non dovrà fare altro, ne dovrà porsi altri scopi."  



Commenti

  1. Con Dead man, il vertice assoluto di Jarmusch.
    Film splendido, dalla colonna sonora al tocco magico del regista, passando per un protagonista indimenticabile.

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  2. capolavoro assoluto.
    uno dei miei cult esistenziali

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  3. @MrJamesFord: Dead Man, che adoro, mi piace meno. Credo sia solo questione di gusti, ma l'estetica di Ghost Dog così metropolitana la trovo di gran lunga più attraente.

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  4. @Marco Goi: per me a capolavoro non ci arriva, ma è stato uno dei film della mia vita.

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  5. Uno dei miei film preferiti di sempre.
    Recensito nel giorno del mio compleanno.

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    1. Vedi? Sapevo già si trattava del tuo compleanno. L'ho fatto per te :D

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  6. Bella recensione, Frank, non è semplice parlare di un film così immenso e perfetto. Grazie per avermelo fatto ritornare in mente con tanta vividità. Vorrei rivederlo dopo tanto tempo, ma forse è meglio lasciarlo lì, e mantenerne il ricordo come una reliquia. Grazie, e ancora complimenti.

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