Biografie Casuali: David Lynch


Questo blog ha un nume tutelare. Qualcuno che veglia su di lui e cerca, per quanto possibile, di guidarlo e di guidare il suo autore. Lo so, è impossibile. Lo so, è solo un'invenzione. Eppure questo nume tutelare c'è e me lo sono scelto io. Si chiama David Lynch. Alzi la mano chi non lo conosce e poi vada subito ad inginocchiarsi sui ceci. Ho già parlato di alcuni suoi film e chi mi legge di solito saprà già cosa penso di lui e dei suoi lavori. Credo comunque sia obbligatorio parlarne nell'angolo di Biografie Casuali. Non che sia facile: come si fa a parlare in poche righe di un genio, un artista poliedrico che veramente ha fatto tutto (diretto film, dipinto quadri, realizzato sculture, opere audiovisive, libri, musica) e l'ha fatto in così poco tempo? Come si fa a rendere l'essenza dell'ammirazione artistica che provo per lui? Impossibile. Quindi proverò a raccogliere l'essenziale e a trascriverlo qui, a scapito della completezza.

David Lynch nasce nel 1946 a Missoula, nel Montana. A causa del lavoro del padre, ricercatore del Dipartimento dell'Agricoltura degli Stati Uniti, è costretto però a spostarsi spesso percorrendo e vivendo in lungo e in largo il nord-ovest americano. Ancora adolescente conosce la pittura, coltivando l'ambizione di diventare pittore. Per questo tenta la via europea per poi tornare sui propri passi e frequentare il Corcoran School of Art di Washington D.C. Finita la scuola, ancora ventenne si iscrisse ai corsi del Pennsylvania Academy of Fine Arts di Filadelfia, dove visse le prime esperienze con la macchina da presa. A quel periodo risale la realizzazione del primo cortometraggio, Six Figures Getting Sick (1966), a metà strada tra arte visiva e cinematografica. Con quest'opera David vince il concorso annuale indetto dall'accademia e si fa notare da H. Barton Wasserman, per il quale realizzerà nel 1968 il suo secondo cortometraggio, The Alphabet. Anche in questo caso si tratta di cinema sperimentale, videoarte innovativa, ma l'impronta della personalità di Lynch è già netta ed evidente.


Il 1970 è l'anno del corto The Grandmother, inquietante preludio, un ponte per il passaggio dall'arte al cinema vero. Infatti il primo lungometraggio del regista non tarderà a farsi attendere: si tratta del capolavoro weird Eraserhead, le cui riprese iniziarono nel 1971 per finire sei anni dopo (1977) a causa di problemi di budget: finanziato dall'American Film Institute di Los Angeles, dove Lynch era andato a studiare, il film risultò più costoso di quanto ci si aspettasse. Per terminarlo il regista fu costretto a pagarlo di tasca propria grazie anche all'aiuto degli amici sul set. Durante il lungo periodo di lavorazione (1974) fu girato il cortometraggio The Amputee
Eraserhead l'incompreso fu rifiutato da tutti i distributori per poi finire proiettato nei cinema di mezzanotte grazie all'intervento del produttore Ben Barenholtz. In questo circuito divenne subito cult, facendo riconoscere il suo regista come uno dei più importanti autori d'avanguardia del periodo. Il film colpì molto anche il gigante Stanley Kubrick, che definì Eraserhead come uno dei suoi preferiti (e lo proiettò sul set di Shining). 

Da quel momento in poi David Lynch non si è più fermato. Nel 1980 gira The Elephant Man, prodotto da Mel Brooks, con il quale ottiene la sua prima nomination all'Oscar; nel 1984 Dune, uno dei suoi film oggettivamente poco riusciti perche pesantemente condizionato dall'inferenza del produttore Dino De Laurentiis. Sempre prodotto da De Laurentiis fu il suo terzo lungometraggio, Velluto Blu (1986) che grazie alla riottenuta libertà artistica divenne subito cult ripresentando alcune delle caratteristiche che avevano reso grande il successo underground di Eraserhead: originalità del soggetto, plasticità delle immagini, contrasto tra gli opposti, una certa dose di non sense. Ma, soprattutto, l'abilità di un artista nello scavare quel che è l'apparenza del reale, andando a sbirciare dietro le quinte di ogni situazione, anche la più banale. Velluto Blu valse la seconda nomination all'Oscar per il regista. 


Stranamente sarà la televisione a consacrare definitivamente Lynch. Stranamente perchè sembrerebbe il posto meno indicato per consacrare un talento visionario che richiama l'arte plastica e pittorica - attività parallele del regista. E' invece nel 1990 debutta sulla ABC il telefilm cult Twin Peaks, successo, planetario che aprì la strada ad altri diversi lavori: Cuore Selvaggio (1990), con cui vinse la Palma d'Oro al Festival di Cannes, e Industrial Symphony No. 1: The Dream of the Broken Hearted, spettacolo musicale con le musiche dell'amico e collaboratore Angelo Badalamenti e della cantante e protetta Julee Cruise
L'allontanamento di Lynch dalla serie Twin Peaks - per dissidi tra regista e produzione - portò alla fine del serial nel 1991. Nel 1992 allora David ne diresse il prequel: Fuoco Cammina con Me. Fu un flop di critica e di pubblico che allontanò per un po' di tempo il maestro dai riflettori.

Questo fino al 1997. Il 1997, in un certo senso, è l'anno della riscossa. Lynch diresse il suo ritorno al cinema: Strade Perdute, noir atipico e misterioso. Nonostante lo scarso successo di pubblico, il film attirò le attenzioni della Disney che, sorprendendo tutti, fece dirigere all'artista Una Storia Vera (1999), film estremamente lynchiano ma estraneo alle atmosfere di tutta la sua precedente filmografia. 
Nello stesso anno nasce l'idea per una nuova serie televisiva. Lynch dirige il pilota, lo propone alla ABC ma il network rimane abbastanza freddo nei suoi confronti, lasciando il progetto in sospeso. Sarà proprio quel pilota a diventare forse il più grande capolavoro del regista, Mulholland Drive (2001), opera che gli valse non solo la Palma d'Oro come miglior regia al Festival del cinema di Cannes ma anche il premio come miglior regista della New York Film Critics Association e la terza nomination all'Oscar.


Questo inaspettato successo di critica, spesso ambivalente nei confronti dei suoi lavori, spinse Lynch a dedicarsi ad altri progetti meno impegnativi, come la sitcom televisiva Rabbits, il corto Darkened Room e una serie di corti on-line dal titolo DumbLand. Questo fino al 2005, l'anno dell'inizio delle riprese di quello che forse è e rimarrà l'ultimo film del regista: INLAND EMPIRE.
INLAND EMPIRE è un film atipico, un segno di frattura verso il cinema comunemente definito, forse un punto inarrivabile nella carriera di un regista. Girato per la prima volta completamente in digitale, è un ritorno alle origini e un passo in avanti verso l'infinito. Esce negli Stati Uniti nel 2006 e viene presentato lo stesso anno alla 63ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia dove Lynch riceve il Leone d'Oro alla carriera
Dal 2007 sparisce dal mondo del cinema. Non una notiza su un suo prossimo film, non un progetto in vista. Finchè nel 2009 non si torna a sentir parlare di lui, questa volta nelle vesti di produttore: stiamo parlando del film di Werner Herzog "My Son, My Son, What Have Ye Done", lavoro difficile e sopra le righe in cui due geni tanto diversi si incontrano e si confrontano, dando vita a qualcosa di unico.

David Lynch però, come detto all'inizio, non è solo cinema o pittura. Nel 1991, assieme a Mark Frost e Richard Saul Wurman, ha scritto il libro Welcome to Twin Peaks e nel 2008 ha raccontato il suo rapporto con la meditazione trascendentale nel libro In acque profonde. Meditazione e creatività. Ha diretto pubblicità (tra le tante: Obsession by Calvin Klein e Who is Gio?) e videoclip (Unfinished Sympathy dei Massive Attack, il video alternativo di Lights degli Interpol: I Touch A Red Button Man). Da sempre amante della musica, poi, ha collaborato con artisti del calibro di Moby, Danger Mouse e Sparklehorse, arrivando proprio nel 2011, alla produzione del suo primo disco di musica elettronica: Crazy Clown Time. Attualmente produce la sua ultima scoperta canore, la bellissima Chrysta Bell.
 

Uomo eccentrico e sopra le righe, che abbottona la camicia sempre fino all'ultimo bottone e con un taglio di capelli non usuale, David Lynch ama il caffè, i boschi e le torte di ciliege. Adora la musica anni '70-'80, pritica la meditazione trascendentale da un trentennio e "venera" personaggi come Bacon e Fellini. Ha avuto una burrascosa vita sentimentale, sposandosi quattro volte e generando quattro figli (la prima, Jennifer, ha seguito le orme paterne). Tra le sue relazioni più importanti, quella con l'attrice Isabella Rossellini (con lei nella foto sopra). 
Non sappiamo se questo genio stravagante ritornerà mai al cinema. Se non lo facesse ne capiremmo benissimo i motivi. Dopo INLAND EMPIRE è possibile solo cambiare strada. Ma si sa, le vie dell'espressione artistica sono infinite e difficilmente intuibili e Lynch è sicuramente un artista: può non piacere, irritare e risultare incomprensibile, ma il suo modo di affondare la camera al di là di quel che sembra e appare, riuscendo a filmare quell'Altrove inarrivabile, è inconfondibile e unico. Ha dimostrato di saper fare la stessa cosa anche con altri strumenti, cosa più unica che rata. Qualsiasi cosa farà in futuro, sappiamo che sarà solo quel che vorrà fare, senza mezzi fini o mezze misure. 


Bibliografia ragionata:

Film 

The Elephant Man (1980) 
Dune (1984) 
Velluto blu (Blue Velvet) (1986) 

Cortomentraggi e serie tv

Six Figures Getting Sick (1966) 
The Grandmother (1970) 
The Amputee (1974) 
I segreti di Twin Peaks (Twin Peaks) (1990-1991) - pilota ed episodi 1.00, 1.03, 2.01, 2.02, 2.07 e 2.22
Darkened room (2002) 
Rabbits (2002) - serie di 8 cortometraggi 
Dumbland (2002) - serie di 8 cortometraggi d'animazione

Discografia

Industrial Symphony No. 1: The Dream of the Broken Hearted (1990) - tratta dallo spettacolo omonimo
Dark Night of the Soul (2009) 
Crazy Clown Time (2011)


Commenti

  1. ottimo lavoro.A me strade perdute è piaciuto moltissimo.I film però che prediligo sono Elephant Man e Una storia vera

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  2. Una Storia vera capolavoro, tra l'altro inserito insieme a Velluto Blu e Mulholland Drive tra i 100 film migliori di tutti i tempi.

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