The Day (di D. Aarniokoski, 2012)



I canadesi sanno il fatto loro. Ovviamente lo sanno in fatto di cinema, che di canadese non conosco altro. C'è l'hockey sul ghiaccio, ok, ma quello non fa testo visto che non mi piace. In fatto di cinema però i canadesi hanno qualcosa da insegnare persino ai cuginetti americani, e non sto parlando del solito Cronenberg, no. Ad esempio c'è questo film, The Day, di cui ho letto su altri blog e ne ho letto talmente bene che non mi sono potuto esimere dal guardarlo pure io. 
Si tratta di un genere con cui vado a nozze, il post-apocalittico, ed è diretto da un certo Doug Aarniokoski, emerito sconosciuto che però ha collaborato con i più dei più. 

Un gruppo di cinque ragazzi vaga per lande desolate alla ricerca di un posto in cui passare la notte e ripararsi dalla pioggia. Se non fosse che il mondo in cui vivono è violento e crudele, in cui il cibo scarseggia e bande di cannibali tendono agguati a gente indifesa. Per questo il gruppo si barricherà in una casa per tentare di salvare non solo la propria vita ma anche gli ultimi barlumi di umanità.

The Day è piccolo gioiello, un film riuscito e cazzuto, di quelli in cui l'ironia è azzerata e la violenza portata ai limiti estremi. In altre parole un film in cui non c'è niente da ridere. Nulla di originale sotto il sole ma il classico racconto di un assedio in perfetto stile Carpenter (Distretto 13) o Dog Soldier della nostra vecchia conoscenza Neil Marshall. Per questo se vi aspettate qualcosa di originale vi do un consiglio: cambiate film. 
Per i primi venti minuti non succede assolutamente nulla, anzi, il film di Aatniokoski vi sembrerà la sagra del già visto, con i soliti sopravvissuti/sopravviventi colmi di speranze in un futuro nero come la pece e il loro capo sognatore troppo legato ad un passato che non tornerà mai più. Poi, all'improvviso, le cose cambiano, le aspettative vengono sconvolte e succede quel che nessuno si sarebbe aspettato, quasi il regista ci volesse dire "ci avevate creduto, vero ragazzi? E allora io cambio le carte in tavola". Da quel momento in poi la pellicola muta dimostrando un cinismo inconsueto, una cattiveria da record e non mostrando pietà per nessuno: non per i buoni, né per i cattivi e, cosa più unica che rara, nemmeno per i bambini.



The Day non fa prigionieri, nemmeno tra gli spettatori. Personaggi umani troppo umani si muovono in un mondo che non è quello che conosciamo noi e fanno quel che devono fare per sopravvivere. Non ci sono antagonisti alla Mad Max, né punk cannibali e motorizzati alla Doomsday. I buoni non sono ex marines addestrati o paladini della giustizia. Ci sono solo tipologie diverse di personaggi che in puro stile darwiniano si adattano e vanno avanti. Se la camera si fosse trovata dall'altra parte della barricata il film sarebbe stato diverso ma sarebbe stato meno riuscito. 
In tutto questo a noi non viene data nessuna spiegazione: cos'è successo? Perché? E il bello è che non ne sentiamo il minimo bisogno: le cose stanno così e basta. Nessuno spiegone, solo un flashback ben posizionato (della prima scena del film) per farci comprendere determinate dinamiche tra i personaggi. 
Il resto sono mazzate da orbi, gole tagliate, pistolettate dritte in faccia e sangue, tanto sangue. Il tutto senza avere nemmeno il tempo di pensare.

Se dovessimo trovare dei difetti a The Day, il primo sarebbe la fotografia. Una fotografia satura in pieno stile post-apocalittico, tipo Codice Genesi per intenderci. Sembra quasi che non ce ne possa essere una diversa, ormai, in un film post-apocalittico. In secondo luogo una certa anarchia nella parte centrale, grezza e confusa, dovuta tra l'altro ai pochi mezzi di cui si avvale una produzione così piccola. Roba su cui si può passare sopra visto il risultato finale che più roseo non si può.
Uno dei maggiori pregi invece è il parco attori che vi partecipa, un Dominic Monaghan maltrattato come non mai (non vi dico come o perché, sarà una sorpresa), uno Shawn Ashmore protagonista di una delle scene più violente, cattive e umane e le due donne: Ashley Bell e Shannyn Sossamon. Se la seconda ci regala una doccia tra inquietanti volti di bambole, roba da far venire la pelle d'oca, la prima ci vizia con un'interpretazione coi controcazzi, un personaggio talmente sfaccettato da suscitare subito empatia e, soprattutto, un finale come non se ne vedevano da tempo. E quando i titoli di coda incominciano a scorrereci davanti agli occhi, capiamo subito che non c'è più spazio per la speranza o la dolcezza, e che le cose vanno come devono andare, anche in mondi di celluloide come questi.

Se ti interessa il genere post-apocalittico guarda anche: 

Se vuoi leggere altre recensioni di questo film vai sui blog:


Commenti

  1. E tre!Mo mi avete fatto venire la curiosità. Bimbi a nanna uno di questi giorni lo cerco e lo guardo.

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    1. Si trova facilmente, poi bimbi rigorosamente a nanna e tante botte :)

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  2. Grazie del link!
    Felice che ti sia piaciuto. Sai che forse questo potrebbe (ma potrebbe, eh!) essere la parte centrale di una trilogia. Stiamo a vedere... ;)

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    1. Una trilogia? Non so, queste cose un po' mi spaventano, non vorrei che questo bel lavoro venisse rovinato... Staremo a vedere

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  3. film molto ma molto carino!
    semplice, cattivo e senza speranza.

    per rimanere in tema post-apocalittico consiglio anche il teutonico Hell... non deluderà ;)

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    1. Grazie del consiglio Frank, cercherò di recuperarlo...

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  4. e per gli inguaribili ottimisti che pur di aver un happy end son disposti a trucidare chi glielo nega,ecco per questa categoria di persone..è un film da vedere^?Lo devo scaricare ma il mulo lo nega!

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    1. No, non esiste happy end per questo film, ne per i suoi personaggi...

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  5. peccato,ma lo guarderò perchè mi interessa il genere

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