The Faculty (di R. Rodriguez, 1998)


Cosa succederebbe se sul set di Dawson's Creek atterrassero gli alieni? Questa sembrerebbe un'ipotesi abbastanza stupida, eppure è più o meno quello che ha narrato quindici anni fa un certo Kevin Williamson, autore di culto generazionale. Uno che come sceneggiatore ha scritto come immonde (l'horror Cursed - Il maleficio o la serie tv The Vampire Diaries) ma che è anche riuscito a rivitalizzare i generi: con Scream, slasher meta-cinematografico, o col già citato Dawson's Creek, che ha dato nuova linfa alla teen-soap riuscendo nella missione senza speranza di resuscitarla. 
Nel 1998 invece arriva The Faculty. Inizialmente sarebbe dovuto essere il debutto per Williamson alla regia, ma poi lo sceneggiatore/produttore/attore decise di aspettare un ancora anno e di esordire dietro la macchina da presa con Killing Mrs. Tingle, un film che non verrà certo ricordato. Così, per dirigere questo thriller fantascientifico, fu scelto un certo Bob Rodriguez, messicano esploso su suolo statunitense due anni prima con il tarantiniano Dal tramonto all'alba ma già regista già di culto grazie al riuscitissimo El Mariachi e allo strambo sequel Desperado.

La Herrington High School è la classica scuola americana, nell'Ohio, popolata da una variegata scelta di studenti: giocatori di football alla ricerca della loro identità accademica, bulli geni spacciatori, reginette editor del giornale studentesco, fotografi nerd, lesbiche dark e chi più ne ha più ne metta. Ragazzi che non si comprendono tra loro e che non vengono compresi da genitori e insegnanti. Ben presto alcuni di loro si dovranno unire per fronteggiare qualcosa di ben più pericoloso: un'invasione aliena che contagia e trasforma la popolazione in cloni.



Difficile dire se The Faculty sia più un film di Williamson o di Rodriguez. Il regista ci mette la propria mano, lascia la sua inconfondibile impronta e brilla di luce propria. Non a caso questo film è una scheggia impazzita senza un attimo di pausa, che gioca coi generi e colpisce con sarcasmo. Una pellicola con estetica da b-movie che fa sua un'eredità di genere sostanziosa e poco gestibile. E' come se il mondo adulto dell'horror anni '80 fosse precipitato attraverso un varco spazio-temporale arrivando in quello tipicamente adolescenziale e teen dell'horror anni '90.  Ed è qui che entra in campo Williamson. L'autore sembra muoversi a suo agio per i corridoi dell'high school e per le strade della provincia americana, sembra comprendere a pieno i meccanismi sociali di quel mondo e sa giocarci con gusto citazionista. A due anni di distanza tenta di fare quel che gli era riuscito alla perfezione nel '96 con Scream, senza però ottenere la stessa risonanza. Non perché The Faculty sia un brutto film ma perché la fantascienza non è lo slasher e Rodriguez non è Craven. Il messicano non è paraculo, ha un gusto molto più di nicchia, molto più pieno, rotondo e variegato (con punte di trash impagabili) ma, soprattutto, prima dell'esperimento Grindhouse era ancora acerbo. E non dimentichiamoci che Craven, quando ha deciso di fare cinema, lo ha sempre fatto bene.


The Faculty è somma di tanta fanta-fiction da sembrare quasi un film di Whedon. Solo che qui manca il genio. La tradizione viene rielaborata e servita in formato adolescenziale, presentandoci un campione di umanità scolastica in quella che sarà la formazione tipo di tanto cinema e televisione: il giocatore di football, la queen of school, il bulletto o genio/ribelle, la biondina nuova arrivata, l'alternativa e il nerd. Persone imprigionate in un ruolo e quindi personaggi, nella vita come nella fiction. Forse è questo che piace di più a Williamson: riportare in fiction quelli che sono gli schemi reali, standardizzarli e poi scomporli, giocarci come fossero tasselli di un gioco meta-cinematografico. In questo gioco interviene Rodriguez con il suo citazionismo fuori tempo massimo, che rielabora i topoi e li rende attuali. Cultura cinefila un tanto al chilo e estetica anni '90 piatta e patinata incontra un gusto per le immagini e per i tempi cinematografici granguignolesco. Un gioco esplosivo che però non si limita al semplice intrattenimento: c'è la classica polemica sociale sull'omologazione, sull'appianamento delle differenze che determinano l'alienazione. Gli alieni giungono sulla terra per caso e trovano un mondo preda del disordine e dell'incomprensione, individui soli e tristi che fingono di essere quello che non sono solo per poter essere accettati. Guarda un po' tutto questo è riassunto dall'istituzione scolastica e nella figura dell'adolescente, che non solo non comprende se stesso ma non viene compreso dagli altri: non dai suoi simili, troppo impegnato a crescere; non dagli adulti, che spesso appaiono anacronistici e vecchi. L'unica soluzione rimane il diventare parte del tutto, quella del farsi fagocitare e inserire in un ordine innaturale. A ribellarsi non a caso, in questo film, sono individui che hanno fatto della diversità il loro marchio, che identificandosi nel diverso sono diventate schegge impazzite.    

The Faculty è composto da un cast d'eccezione: c'è un Elijah Wood che doveva ancora incontrare Il Signore degli Anelli, Jordana Brewster al suo primo film e non ancora su strade fast & furious, una Clea DuVall da sempre icona outsider cinematografica e Josh Hartnett, attore di talento, uno che davvero è riuscito a fare di tutto e a lavorare con chiunque. E poi c'è Laura Harris, giovane scream queen per eccellenza.
The Faculty cita i maggiori film e la maggiore fiction sci di sempre, dall'Invasione degli Ultracorpi e Il terrore della sesta luna a Terminator (c'è il mitico Robert Patrick) e La Cosa. Ci sono riferimenti a E.T., a George Lucas e a Men In Black. Solo per citarne alcuni. E poi c'è il teen drama, Scream e So cosa hai fatto. C'è l'immaginario collettivo di più generazioni e l'idea che alla fine l'invenzione fantastica non sia così distante dalla realtà, perché del reale è frutto. E pur non essendo un gigante, questo è un film che diverte e che intrattiene anche grazie ad una buona gestione della suspance e dello splatter. Fino al finale in cui necessariamente qualcosa cambia ma non si capisce se in meglio o in peggio, anche se io propenderei per l'ultima ipotesi.


Commenti

  1. sai che forse è l'unico sopportabile per me di rodriguez,anche se gli preferisco generazione perfetta,gli preferisco..inzomma!
    Ciao e buona giornata eh!

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    1. Generazione Perfetta per me è inguardabile. E dire che un tempo ci andavo pazzo.

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    2. anche per me,infatti mi riferivo a cosa mi piaceva in quei tempi.Io da spettatore indisciplinato invecchio e cambio sia in età che in gusti,quindi metto sempre sotto massima critica la mia memoria nostalgica e tante cose,maddo che cazzate erano..viste dopo

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