[Poesia] L'ora più buia


C'è sempre qualcosa di cui pentirsi.
Pentirsi del tempo e dei ricordi
come fossero polvere di una clessidra
o del seme sprecato senza coltivare niente
o di non aver, aver voluto, non aver potuto.

Io vivo di rimpianti
e tu dell'inutilità di giorni inutili,
noi, nell'incapacità di agire
quando sarebbe stato meglio non parlare.
Soffrire, sognare, morire
e poi ritrovarsi punto e a capo
come non avessimo mai iniziato.

La verità è che le parole se ne sbattono,
che si può mentire senza dire niente
perché anche il silenzio ha la sua grammatica
e le sue regole che nessuno conosce.
Resteranno le sconfitte e i fallimenti,
l'ombra dell'attimo perduto nell'ora più buia
aspettando che le lancette
facciano un altro giro.

Commenti

  1. Occhei qui l'unica è commentarti PAMPERS focaccia XD XD (L'incipit di una mi recente rece cartolinata da una delle mie nottate)

    Sbarri la miopia atterrita di stille di futuro all’incerta tenebra delle abituali tre/quasi quattro, strattonato dalla cassa toracica che s’infrange sulla tachicardia del presente allucinato di disperazione ricacciata nei vasi sanguigni placcati d’angoscia, rinsecchiti, fuggiaschi, stremati di continuità alla vita. Quella becera ed ignorante del trascinarsi attraverso marcite malmostose di procrastini schifosi, vigliaccherie finanziarie, moralità addotta del necessario e bulimia alla voglia di fallire. Picconi l‘ardesia dell’inevitabile scheggiandoti le mani brancolanti una salvazione che non puoi nemmeno sussurrare, lacrimare o sudare; che devi rimanere qui, nel banchetto purulento delle perdite definitive, isteriche di fame dei tuoi visceri, golose di quel brandello di Essere abbandonato e povero di aria che ti rimane. E magari potesse risolvere l’unica cosa di cui t’abbeveri: il respiro tranquillo di ciò che hai creato per egoismo, da annusare in una stanza o abbracciare disperato d’amore non dato, biascicando semi di una vita non tua.
    Chiedendo e chiedendoti perdono di colpe che hai voluto per sentirti terreno, dilani urli muti di carne interna.
    Nell’insensato fulgore di tutto il non fatto, che un crogiuolo metallurgico cola dentro le tue ossa più sottili scolpendo spine granulose in raffreddamento diaccio e crudele, balena un “Ma com’era?”.
    Com’era prima? Ancora addietro alle gioie ed ai trionfi spensierati e furenti di quando crescevi?
    Com’era, a quel tempo di canti lisergici ed inutili, sonnambuli in mezzo alle fate inconsce dell’infanzia.....?

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    1. Se volevi umiliarmi, ci sei riuscito :P

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    2. Mannnòò! Ti prego sai che non può essere, volevo solo onomatopeizzare quello che avevi scritto tu.dato che m'è uscito di recente anche pensando alla nostra ultima conversazione. D: D:

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    3. ahahahah, lo avevo intuito, tranquillo

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