Breve opinione su The Atticus Institute (di Chris Sparling, 2015)


Vorrei iniziare questo post facendo una precisazione su due generi molto di moda e molto seguiti anche dal sottoscritto, soprattutto in ambito horror dove dilagano. Sto parlando di foud footage e mockumentary. Credo infatti ci sia molta confusione sull'argomento e credo che spesso, in molti, confondano le due cose. Con questo non voglio elevarmi a massimo esperto sull'argomento, voglio solo evidenziare una differenza che a me pare netta e che mi è stata specificata da veri esperti.
Partiamo col dire che il found footage non nasce come genere ma come stile. Nel senso che alcuni film richiedono l'utilizzo (o lo pretendono, dipende dai casi) di queste "riprese ritrovate" che, inserite nella linea narrativa di un'opera, ne approfondiscono, spiegano o rafforzano alcuni passaggi. Il found footage però nasce nel cinema underground proprio per il tipo di ripresa non cinematografica, a volte rozza, altre rovinata. Un film può contenere parti in stile found footage o può essere totalmente realizzato con questa tecnica.

Il mockumentary è, invece, il finto documentario, un genere inaugurato da Cannibal Holocaust e portato al successo da The Blair Witch Progect.

Ora, è ovvio che la tecnica del found footage si presti al mockumentary, soprattutto per dare a quest'ultimo quel senso di realismo da cui dipende: il finto documentario è stato girato ma, spesso, mai completato. Le riprese, sparite chissà dove, vengono ritrovate e diventano la prova che qualcosa di incredibile o di terribile sia avvenuto. Il found footage si rivela così funzionale ad un genere che si basa non sulla verosimiglianza ma che sfrutta la tecnica per ottenere quella sempre agognata sospensione dell'incredulità di cui il cinema di genere ha costantemente bisogno.

Detto questo, il mockumentary può tranquillamente privarsi dello stile found footage. In quel caso ci sono si filmati di camere di sorveglianza o videocamere ma non sono "filmati ritrovati" bensì di repertorio, o custoditi e "prestati" ai (finti) documentaristi. Un esempio di mockumentary del genere è The Atticus Institute, scritto e diretto da Chris Sparling.


A metà degli anni '70 il Dr. Henry West dirige un piccolo laboratorio di psicologia dell'Università della Pennsylvania che si occupa di persone con facoltà paranormali. Il problema è che l'istituto Atticus non ottiene mai i risultati sperati, questo finché nel laboratorio non si presenta Joanne Breault, donna i cui poteri sono così straordinari da attirare le attenzioni del Ministero della Difesa U.S.A., che prende subito in carico la donna, segregandola nell'Istituto e sottoponendola ad esperimenti sempre più duri e dolorosi.

Lo specifico subito: a me questo film è piaciuto. Certo, non è nulla di che, non è assolutamente nulla di originale (a prima vista) ed è caratterizzato dai soliti spaventi telecomandati. Eppure, in se, ha qualcosa che lo contraddistingue e che gli permette di funzionare. 
La verità è che oramai i mockumentary hanno annoiato non avendo più nulla di originale da dire, essendo caduti nel riciclo scellerato di idee e avendo perso la forza originale che avrebbe dovuto rinnovare - invece di conservare - il cinema di genere. Eppure la gente continua a guardare finti documentari, io per primo guardo i finti documentari lamentandomi ogni volta, a fine visione, di un qualcosa che il 90% delle volte mi delude. Per questo non riesco ad essere ipercritico con questo The Atticus Institute che, a modo suo, riesce a rivelarsi originale portando il tema della possessione ad un livello successivo e rendendo il posseduto (anzi, no, l'essere che possiede) una possibile arma nelle mani della vera malvagità: quella umana. E sì, nonostante non sia nulla di ché, questa pellicola ha il pregio di cercare nuove strade in un genere inflazionato, puntando su un argomento utilizzato all'inverosimile come la possessione demoniaca.


Certamente The Atticus Institute entra a far parte, a pieno titolo, del filone mockumentary "originale" essendo un vero e proprio documentario. Non troverete quindi giovani ragazzi idioti spinti dalle più stupide motivazioni. Non troverete il concetto del "continua a riprendere", non vi ritroverete con l'ipotesi di un documentario d'avanti agli occhi, ma con un vero e proprio mockumentary, compresa la spersonalizzazione dell'autore, interviste fake e una certa tendenza all'appiattimento: pochi effetti speciali, poco trucco, nessuna tentata esagerazione. Sono arrivato persino a chiedermi se nella realtà, di fronte ad avvenimenti di questo tipo, non sarebbero stati davvero quelli i comportamenti tenuti dai protagonisti. 
C'è da dire però che è il vero punto di forza di The Atticus Institute è anche il suo più grande difetto, essendo l'alternanza tra filmati "originali" e interviste ai protagonisti un motivo di appiattimento e perdita di ritmo. Questo determina momenti di noia che inficiano la visione spensierata di questo horror leggero - che tanto leggero non è, considerata la forte critica al governo Americano che porta avanti.

Per il resto, buoni gli attori, scontato e senza senso il finale. Ma alla fin fine siamo sopra la sufficienza, cosa rara in questo periodo.

Commenti

  1. Ciao,
    ma i materiali come camere di sorveglianza etc... sono comunque found footage, penso che "ritrovati" non vada inteso in senso stretto ma in senso di materiali girati precedentemente.
    Anche a me è piaciuto, è poco originale nella forma ma nella sostanza si intravede qualcosa.

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    1. Sì ma questo solo inizialmente, quando il ff era uno stile e non era ancora assurto a genere. Forse sbaglio io ma un finto documentario si basa su quel tipo di immagini proprio come un vero documentario, ma un mockumentary è un film di genere found footage se le riprese sono state realmente ritrovate, altrimenti utilizza lo stile originario del found footage. Ad esempio Cannibal Holocaust era un finto documentario basato sul found footage, The Imposter invece è semplicemente un finto documentario. Non so se riesco a rendere la differenza che vorrei spiegare.

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    2. sisi ho capito quello che vuoi dire ed è esatto, dicevo solo che per me atticus institute è un found footage per tutto il film ( soprattutto considerando il finale,il presunto ritrovamento avviene attraverso i nastri delle telecamere dell'edificio, se mi ricordo bene), the imposter non l'ho visto, me lo segno sembra interessante,di quelli che mi ricordo come un mokumentary puro( senza ff) è ad esempio secondo me, prendi i soldi e scappa di w. Allen dove è tutto girato come un falso documentario ma non ci sono riprese precedentemente girate e virtualmente esterne al progetto.

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    3. Non sono d'accordo ma è un punto di vista forse più giusto del mio :D

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    4. alla fine consideriamo le registrazioni dell'istituto in maniera differente :-)

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    5. Infatti, è tutta lì la differenza di pareri :P

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  2. Non l'ho ancora visto ma mi ispirava, se poi c'è anche un qualcosa che va oltre l'horror di per sé (come mi sembra di capire dal post) credo che una visione non me la lascerò scappare.
    La faccenda mockumentary vs found footage è effettivamente controversa, anche se io condivido la distinzione che applichi tu. È tutta colpa di Deodato: con quel suo film (che odio visceralmente e che è sia un ff che un mockumentary) ci ha confuso le idee sin dall'inizio.

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    1. Mi sa che è una cosa lunga, mettiti comodo. :-)

      Innanzitutto lo odio per l'enorme bolla mediatica che ha scatenato e di cui si è allegramente servito. Ovviamente io lo ho visto mooolti anni dopo la sua uscita (ne avevo -2 all'epoca) e quindi la mia visione è stata influenzata da tutte le informazioni che avevo assimilato. Tutta la questione dell'attrice che interpreta la ragazza impalata che dovette presentarsi in tribunale e blablabla mi infastidisce, ha il sapore di un marketing furbacchione per spettatori scemotti. Se un horror è valido, allora è valido, non occorre tutta questa pseudo-furbizia per lanciare un film che di per sé è già tecnicamente innovativo. Questo ovviamente supponendo che CC non sia uno snuff movie.

      Io non so quali sequenze siano state ricreate e quali no, ma da quanto si legge in giro pare che almeno la famosa scena della tartaruga sia stata realizzata senza l'utilizzo di effetti speciali, massacrando realmente l'animale, quindi. Non è una questione di perbenismo e neanche di essere animalisti (che è una parola orribile che non mi calza bene), ma credo che alcune sensibilità e alcune coscienze vadano ben oltre l'arte (o ciò che viene ritenuto tale). Inoltre l'intero film si pone (anche) come una denuncia di una società che manca di rispetto verso un'altra società. Supponendo che quella scena sia reale, come è probabile che sia… a Deodà, ma tu davvero fai?

      Mi rendo conto che queste obiezioni poco abbiano a che veder e con il film in sé, però, come dicevo, ci sono sentimenti che oltrepassano qualsiasi forma d’arte.

      Perdona il pippone (di una banalità imbarazzante, tra l’altro).

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    2. Bene, questo è uno dei casi in cui posso rispondere con cognizione di causa :D per quanto riguarda il tuo primo punto, potrei anche essere d'accordo, eppure bisogna considerare che CC è il primo film a creare una vera e propria rottura con un certo modo di fare cinema, che va al di là del metacinema. Il mockumentary (che utilizza anche la tecnica del found footage), in qualità di finto documentario deve sembrare vero e per farlo il film deve essere spacciato per vero. Praticamente la stessa cosa che hanno fatto gli americani con TBWP. Quindi, in un certo senso, tutto quel tem tam mediatico nasceva come fisiologico a quel "nuovo" tipo di film.

      Passando alle scene "snuff" sugli animali: sì, in CC sono stati uccisi davvero degli animali. Non solo la tartaruga ma anche il toporagno, il maialino e la scimmia. C'è da dire una cosa importante, però: la troupe era accompagnata e seguita dalla vera tribù (in cui poi il film è ambientato) di nativi del posto. Nativi che effettivamente si nutrivano di quegli animali nel modo mostrato. Gli animali realmente uccisi erano infatti il pasto reale di quegli uomini. La troupe di CC, vivendo insieme a loro, mangiava insieme a loro e quegli animali sarebbero morti comunque. Detto questo potremmo stare a discutere sul fatto che ad ammazzarli non sono stati i nativi ma gli attori, potremmo dire che ne avrebbero potuto fare volentieri a meno e fin qui sono anche d'accordo. Ma la cosa non avrebbe salvato la vita di quelle bestie, perché alla fine le avrebbero uccise e mangiate lo stesso. Persino quella terribile scena della tartaruga si dice non sia stata girata per il film. La tartaruga era il pranzo di quel giorno e le riprese furono fatte in backstage e poi, in seguito, aggiunte al montaggio.

      Ora, io non sono animalista ma amo gli animali, di certo avrei preferito che quelle scene fossero state il frutto di effetti speciali e artigianato. Ma così non è stato. Nonostante ciò non me la sento di odiare un capolavoro (nel senso di pellicola vista come punto di riferimento, che ha introdotto importanti novità nel cinema) per questi motivi ma, soprattutto, non me la sento di condannarlo. Ovviamente non mi riferisco a te, ho capito il tuo punto di vista. Mi riferisco a centinaia di persone che hanno bollato CC come schifezza, mostruosità etc. per questi motivi.

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  3. Al di là delle differenze, gli horror fatti così a me hanno cominciato davvero a stufare. Sarà un mio limite, penso...

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