Bud Spencer Day - Lo chiamavano Bulldozer (di Michele Lupo, 1978)


Quando Bud Spencer è molto, ho salutato un altro pezzo di infanzia. E poi ho pensato: l'età adulta fa schifo. Sì, fa schifo. Fa schifo dover dire addio al bambino che ero e guardarlo morire - metaforicamente - pezzo per pezzo. Fa schifo il tempo che passa e che non lascia scampo. Il mio tempo e quello dei miei eroi. Mano a mano che loro muoiono (come è anche naturale che sia), il tempo di quello che ero viene meno. Alla fine, inutile piangersi addosso, l'unico modo che resta per neutralizzare - in parte - questo processo è "celebrare". 
Anche per questo oggi celebro, assieme agli altri colleghi blogger, Carlo Pedersoli, morto il 27 Giugno scorso. E parlo di un suo film meno in linea, rispetto ad altri, con il cinema che ha contribuito a rendere grande. Sto parlando di Lo chiamavano Bulldozer, del 1978

Addio Bud, questo post è per te!

Bulldozer, ex giocatore di football americano, finisce nel porto di Livorno con la sua barca in avaria. Qui incontra una vecchia conoscenza, il sergente Kempfer, a capo di un gruppetto di militare nella vicina base USA. Non intenzionato a far ripartire il vecchio rivale per una vecchia scommessa finita male, Kempfer sfida Bulldozer e un gruppetto di ragazzi locali ad una sfida a football americano. 


Nella mia mente non posso che associare il mitico Lo Chiamavano Bulldozer ad un altro film che Bud ha girato con Lupo e lo stesso identico staff circa quattro anni dopo: Bomber. Le analogie tra le due pellicole sono impressionanti: struttura quasi identica, stessa commedia a tema sportivo, stesso ruolo per il nostro eroe, protagonista burbero, dal passato di sportivo tormentato, dal cuore grande, che fa il culo ai cattivoni americani in terra nostrana. Stiamo parlando praticamente dello stesso film, con personaggi diversi e sport diverso. A differenza del successivo Bomber, però, ho sempre attribuito a Lo Chiamavano Bulldozer uno spirito più selvaggio, magari più dozzinale ma assolutamente più sincero. Il passato da sportivo di Carlo Pedersoli fa il resto, con un'ambientazione (ancora una volta) costiera, col mare che ricorda quasi i suoi trascorsi da nuotatore e pallanuotista. Forse sono fisime mie, ma ho sempre visto nel mare una componente essenziale di questi film e di quello recensito oggi in particolare.


C'è inoltre, ovviamente, la figura che Bud Spencer incarna, quello di gigante buono, di risolutore, di forza della natura che aiuta i più deboli a risollevarsi dopo le angherie dei più forti. Deboli che ricordano, alla lontana, il sotto proletariato di Pasolini ma in chiave più americaneggiante, in puro stile Lupi: i riferimenti alla commedia americana di Landis a Clark (gente che, guarda un po', ha fatto cinema di genere a tutto tondo, scivolando spesso e volentieri nell'horror) sono secondo me evidenti, con lo spirito goliardico che li accompagna. Riferimenti fusi al lato sportivo che ricorda, sempre alla lontana, Quella sporca ultima meta di Robert Aldrich, con le contaminazioni tra generi che secondo me fanno sempre tanto bene al cinema. Senza per questo mai rischiare di snaturalizzare un regista per me importantissimo e originale quanto il nostro, secondo me, è stato. 
Gigante buono, dicevamo, che dietro l'aspetto burbero nasconde un cuore grande. Gigante tormentato che alla fine trova il riscatto. Gigante forte che diventa il centro del riscatto di ragazzi senza speranza, più furbi che violenti. La violenza che viene cartoonizzata, che c'è sotto forma di botte da orbi ma che rappresentano uno strumento di difesa quando non si è in grado di rispondere alla goliardia degli scherzi.


Alla fin fine Lo Chiamavano Bulldozer è una commedia sportiva, sì, ma è la commedia di una volta, quella senza volgarità, con la violenza mai veramente violenta, con una morale. Un tipo di cinema "formato famiglia", che accontenterà i più grandi e piacerà ai più piccoli. E farà crescere una generazioni di giovani che ora sono un po' meno giovani e che ricordano ancora Bud Spencer come il loro eroe, come lo zio gigantesco e buono, come il gigante che punisce i più cattivi a suon di schiaffoni e cazzottoni divertenti. Non ti dimenticheremo mai, sappilo! Addio Bud Spencer, beans will never end...

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Cuore di celluloide - Lo chiamavano Trinità 
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Pensieri Cannibali -  The Nice Guys 


Commenti

  1. Bellissimo, non vedevo l'ora di arrivare alla resa dei conti finale!!! :D

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  2. Troppo forte questo film! la partita finale poi è qualcosa di eccezionale e tremendamente divertente nonché spassoso...la cosa buffa è che a volte scambiavo il titolo con Bomber perché sono identici sia nella struttura che nella trama, entrambi però imperdibili..come tutti gli altri ;)

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    1. Sì, praticamente sono lo stesso film. anche se questo è, come dire, più rozzamente divertente (ma con una nota malinconica che non mi dispiace)

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  3. Questo è uno dei film che ricordo meno, sarà perché sono sempre più fan di Bomber. Comunque è sempre una goduria vederli!

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    1. Beh, praticamente se ricordi bene Bomber ricordi bene pure questo :P

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  4. Lo rivedo sempre volentieri. E' una bella favola sportiva... Lo considero leggermente inferiore a Bomber, che ovviamente si è potuto migliore solo grazie a questo film.

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    1. Bomber diciamo che è... più rifinito, anche negli inserti comici.

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  5. La grande scena in cui Bud entra in campo mi fa morire ogni volta. Ha quel non so che di epico!

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    1. E' vero, si tratta proprio di epicità, non c'è parola migliore per definire quel momento

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  6. Ci credi che da piccolo l'avrò visto un milione di volte ma mai per intero? Sempre a pezzi, per un motivo o per l'altro, e l'avevo pure registrato sulla VHS...

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    1. Dai, recuperalo in una bella maratona con Bomber e vediteli per intero. Eddai, non puoi avere un ricordo a metà di questo film :P

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  7. Fantastico anche questo, sono film che ricordo praticamente a memoria. Concordo anche io nel preferirlo a Bomber, che comunque era anch'esso un gran film :)

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    1. Questi sono i film dell'infanzia, indimenticabili e parte di noi :)

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  8. Grazie a Bud ho ritrovato un gran bel blog: complimenti vivissimi!

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