Che noi italiani il cinema di genere
non lo sappiamo più fare, non è affatto vero. Anzi: che noi
italiani sappiamo fare sempre e solo un tipo di film, è una bugia.
E' vero invece che all'Italia non interessa. A noi, del cinema,
interessa meno di zero, ma questo non lo ammetteremo mai, altrimenti
non potremmo più lamentarci anche di quello. Ma pensateci bene: se
ci fosse mercato ci sarebbero anche i film. Se qualcuno comprasse i
blu ray ci sarebbero molte più uscite. Se la gente non andasse a
vedere sempre e solo le tre solite cose, ci sarebbe più varietà. E
così via.
E' anche vero, però, che laggente
bisogna educarla. Se fai vedere loro sempre e solo le tre solite
cose, continueranno a volere solo quelle. Se io non so che un certo
tipo di film mi potrebbe anche piacere, non lo andrò a vedere e non
lo chiederò. Quindi, ipotesi mia nata anche da una certa esperienza
nel campo, in Italia gli imprenditori non sanno fare gli
imprenditori. Non rischiano. Non osano. Non investono. Il cinema è
un'industria e se non investi su un'industria quella non prenderà
mai il volo e crollerà sotto il suo stesso peso. Da noi, spesso, ci
si para il culo grazie agli aiuti statali. Ad esempio, se il regista
X, affermato ma ormai in decadenza, non trova più nessuno che gli
produce il film, o se lo produce da solo o si fa produrre da chi 1)
investe solo sul suo nome (investimento sicuro) 2) chiede gli aiuti
allo Stato. Ma lo Stato non aiuta chiunque, ovvio. E il regista Y,
che non se lo incula nessuno, non trova un produttore perché il suo
nome vale 0.
Ok, forse sto esemplificando un po'
troppo. Ok, forse sto dicendo un mare di stupidagini. Ma è da qui
che volevo partire per parlarvi del film di oggi: Lo Chiamavano Jeeg
Robot, di Gabriele Mainetti.
Lo Chiamavano Jeeg Robot è stato IL
caso cinematografico del 2015. Un successo incredibile in patria,
roba che nessuno se lo aspettava. Successo meritatissimo perché,
diciamolo subito (anche se non ce ne sarebbe bisogno), Lo Chiamavano
Jeeg Robot è un film bellissimo, ma resta un film che comunque
nessuno si sarebbe mai aspettato. Cinema di genere, supereroi alla
maniera nostra e, proprio perché alla maniera nostra, non solo
supereroi. Che noi con il genere non è che abbiamo molto a che fare.
Il cinecomics non fa parte del nostro DNA, vuoi perché il comics non
è il tipo di fumetto che produciamo, vuoi perché in Italia si legge
poco e i supereroi li conosciamo per i blockbuster della Marvel/DC o
per un certo bagaglio storico di cui (fortunatamente) non ci siamo
ancora completamente liberati.
Allora, se non è un film sui
supereroi, cos'è questo Lo Chiamavano Jeeg Robot? Cinema di genere
con la G maiuscola. E se vi state ancora chiedendo “quale genere”,
allora vi state facendo la domanda sbagliata.
Gabriele Mainetti ama la cultura
giapponese. Ama i manga, ama gli anime. Li ama perché ci è
cresciuto, perché un tempo non c'erano solo Dragon Ball o Naruto e
quando accendevi la TV venivi inondato da “wuata-ta-ta-ta, tra
cinque secondi morirai”, wrestler tigrati, ladri gentiluomini o
pescatori grandiorecchieasveltola. Era normale, quotidiano, quasi
ovvio. Ora non più, ma Mainetti non è dell'attuale generazione o
della precedente. Sarà per questo che i suoi cortometraggi più
famosi sono stati Basette (2008) e Tiger Boy (2012), ispirati al
mondo dei cartoni animati giapponesi. La particolarità di tali opere
però sta nell'essere lavori d'autore. Non semplici fan fiction (che
vanno benissimo, eh) ma vere e proprie reinterpretazioni,
contestualizzate in un'ambientazione nostrana e depauperate di tutto
quel che non fa parte del nostro background. Che poi è la stessa
cosa che ha fatto con il suo primo lungometraggio.
Bisogna dire che funziona. Questo modo
di fare cinema che non ci appartiene creando un vero e proprio legame
storico/ambientale/sociale (culturale) funziona alla perfezione.
Perché in questo caso non solo si è operata una
contestualizzazione, ma si è creato un vero e proprio legame
empatico con lo spettatore a cui il film è diretto lasciando però
la porta aperta verso qualunque altro tipo di pubblico. Per questo
sì, in Lo Chiamavano Jeeg Robot c'è il cartone animato giapponese
che fa tanto amarcord, c'è il film sui supereroi che oggi giorno va
tanto di moda, ma c'è il cinema italiano come lo intendono in tanti,
fatto di commedia e dramma, di sentimenti e violenza. C'è un po' di
Romanzo Criminale e c'è la storia d'amore. Ma, soprattutto, ci sono
i riferimenti alla nostra vita di ogni giorno, quella in cui siamo
immersi. Esagerata quanto volete, ma con punti di riferimento ben
precisi che rimangono tali, dal campionato di calcio al terrorismo di
matrice politica, dagli ipermercati alla parlata dialettale, dalla
musica nazional popolare al karaoke.
Ora, sinceramente, un film del genere
lo può fare solo chi sa fare cinema, altrimenti ti esce una cagata
di quelle mostruose che nemmeno nei tuoi incubi peggiori. Ma ciò non
basta: bisogna farlo anche con la freschezza e la spensieratezza di
chi ce l'ha nelle corde, altrimenti vien fuori Il Ragazzo Invisibile.
Mainetti è bravo ed è bravo a fare questo tipo di cinema. Avesse
avuto un “nome” lo avrebbero prodotto subito e invece no, nessuno
investe su un film del genere, Lo Chiamavano Jeeg Robot se l'è
dovuto produrre da solo. Avesse fatto Natale sul Po o Vacanze a
Polignano non avrebbe dovuto uscire un euro. Perché l'Italia è il
paese di chi investe sui soldi, non sulle idee.
Per fortuna il risultato ottenuto
potrebbe aprire gli occhi a chi guarda solo il vil denaro. Per
fortuna questo potrebbe rivelarsi un precedente non da poco. E'
bastato niente, semplicemente immergere le mani nel marasma di
evocazioni storico-politiche-culturali e tirar fuori lo spirito
nazional(popolare) sopito di una popolazione che non sa cosa vuole,
non sa cosa gli piace, non sa cosa guardare e ha bisogno di essere
stimolata. Pescando da storie di pasoliniana memoria ma guardando
anche a Bukowski, nel mondo dei reietti, degli psicolabili, dei
folli. Mettendo come protagonisti disillusa carne avariata,
contaminata dalla speranza e dall'ultimo respiro di un'innocenza
troppo presto rubata. In altre parole Enzo (Claudio Santamaria),
protagonista e membro della microcriminalità di borgata, che si
ritrova investito da super poteri e che dovrà apprendere con
violenza la famosa lezione “da grandi poteri derivano grandi
responsabilità” rivoluzionando la propria solitaria esistenza
fatta di porno e fruttolo. Oppure Alessia (Ilenia Pastorelli), una
donna che ha preferito rifugiarsi nella follia di un mondo tutto suo
piuttosto che sopportare una realtà violenta e disgustosa, in cui
lei non è la principessa da salvare ma il pezzo di carne di cui
approfittarsi.
Alla fine Lo Chiamavano Jeeg Robot è
un gioco di rimandi e di dolore sottopelle che esplode come un urlo e
sfrutta le dinamiche d'avventura e cartoonesce per innescare una
storia dura e matura.
Eppure, la cosa che più si farà
ricordare di questo film è certamente il villain. un cattivo che
oltre i nostri confini si potrebbero solo sognare. Un concentrato di
violenza, la sadica scintilla di follia che accendo un fuoco di carne
e sangue. Lo Zingaro (interpretato da un incredibile Luca Marinelli),
il sottoprodotto del “made in italy” al panino e prosciutto, il
criminale medio che sfrutta il crimine per emergere, che vuole essere
qualcuno e che si trova proiettato in un cinecomic comprendendone
subito le dinamiche e facendole sue in maniera quasi
metacinematografica. Forse il cattivo più riuscito del cinema
nostrano degli ultimi anni, che ricorda un po' il lenziano Giulio
Sacchi e lo fonde con il Libanese passando per Buona Domenica e Il
Grande Fratello per poi contaminarlo con il Joker dei fumetti
americani.
Ovviamente però, non è tutto oro quel
che luccica. Lo Chiamavano Jeeg Robot non è un film perfetto ed è
ben lontano dal capolavoro. Sicuramente paga un budget da film indi
che vorrebbe (e cerca di) essere qualcosa in più. Lo si intuisce
dall'ultimissima parte action tutta effetti speciali, distruzione e
botte. Assolutamente non arriva a tutti alla stessa maniera e in
certi momenti paga il dazio e cede alla melassa. Cede al romanticismo
spicciolo, facilone, alternandolo a quello profondo e crudele. E con
una certa faciloneria affronta veri e propri passaggi chiave. Ma ci
sta, si tratta di difetti su cui si soprassiede velocemente. Perché
il film è riuscito, perché cattura, acchiappa, colpisce, riesce a
far ridere e versare qualche lacrima. Perché è un film fatto con
competenza e che va oltre quel che ci capita di vedere solitamente.
Un film tutt'altro che scontato in un panorama scontatissimo. Perché
gli italiani il cinema di genere lo sanno ancora fare, e pure bene.
Diciamo che più che difetti, quelli che citi li vedo come "facilonerie" volute. Per rendere ancora di più atmosfera di genere. Non me lo potrei aspettare diversamente, questo film. Altrimenti forse sarebbe sovraccarico.
RispondiEliminaAh, io Il ragazzo invisibile l'ho amato, direi che è proprio tutt'altro ma forse l'altro lato della medaglia.
Moz-
Forse quelle romantiche" sì, ma ad esempio SPOILER quella in cui la banda camorrista viene decimata dal transessuale FINE SPOILER mi è sembrata solo gestita male. Parere mio, ovvio!
EliminaSono tra i suoi grandi fan!
RispondiEliminaE, come Miki, qui sopra, anch'io ho avuto una bella esperienza con l'esperimento di Salvatores. :)
Ma il film di Salvatores può anche piacere, ma secondo me resta il film che farebbe qualcuno che non ha quel genere nelle sue corde.
EliminaConcordo in pieno.
RispondiEliminaNon perfetto, non da esaltare a priori, ma bello.
Gli si vuole bene.
Gli si vuole tanto bene. Ora sto cercando di procurarmi il fumetto!
EliminaAnche a me è piaciuto molto, e ho trovato molto intelligente il modo in cui molte limitazioni del budget sono state aggirate. Averne!
RispondiEliminaCredo che certe scelte facciano di un film un futuro cult...
EliminaPiù che perfetto, dire che il termine giusto è "cult".
RispondiEliminaE' un cult popolare, questo gli va riconosciuto.
Per il resto, mi è piaciuto davvero molto.
Sto notando che sta cambiando il modo di fare cinema in Italia. Con "Jeeg Robot", "Suburra", "Veloce Come il Vento", "Mine", "Non Essere Cattivo" si sta vedendo un nuovo cinema in Italia!
Esatto, è un cult già all'uscita però, cosa niente affatto facile ;)
EliminaAmen!
RispondiEliminaConcordo su ogni singola parola.
:D
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