Notte Horror 2017: Christine - La Macchina Infernale (di John Carpenter, 1983)


Eccoci qui, un nuovo appuntamento con la rassegna Notte Horror. Siamo arrivati all'edizione 2017, la quarta, quindi non mi sembra il caso di starvi a ricordare di che si tratta. Prima di cominciare però, permettetemi di rimandarvi in coda al post, dove troverete i link ai blog che hanno già ospitato sulle loro pagine la rassegna. Mi riprometto di inserire poi, di volta in volta, tutti gli altri link ai post dedicati a Notte Horror 2017, quindi tenete sempre questo post sott'occhi. E leggete, mi raccomando.

Adesso però veniamo a noi perché 'sta notte tocca a Combinazione Casuale e qui si parlerà di un cult assoluto, uno di quei film horror secondo me troppo ingiustamente snobbati, ovvero Christine - La Macchina Infernale, del maestro John Carpenter, trasposizione del romanzo omonimo del Re Stephen King.


1978: Arnie Cunningham è un ragazzo timido, imbranato e "sfigato. Vessato dai bulli della scuola e con come unico amico Dennis Guilder, praticamente il suo opposto (bello, sportivo, spigliato),
un giorno Arnie trova Christine, una Plymouth Fury del '57 in condizioni pessime, praticamente un rottame, e decide di rimetterla a nuovo. Solo che Christine non è una semplice macchina: è "maledetta" e sembra dotata di vita propria. I due svilupperanno un rapporto "simbiotico" che trasformerà il ragazzo tanto nell'aspetto quanto nella psiche. Ovviamente con nefaste conseguenze.

Film degli anni '80 ma ambientato sul finire dei '70, Christine non è una semplice riproposizione su pellicola di un romanzo horror. Il regista infatti, partendo da una sceneggiatura di Bill Phillips che ripropone (semplificandolo) il libro di King, riesce a dare all'opera un'impronta estremamente personale, un po' come aveva fatto con il precedente La Cosa (1982). Siamo al secondo lavoro in cui Carpenter non viene accreditato tra gli sceneggiatori, al secondo lavoro tratto da un'opera narrativa ma al primo film su commissione e al primo confronto con Stephen King, con cui già condivideva alcune - poche - tematiche (l'idea di un orrore senza volto che si sovrappone alla realtà/quotidianità e agisce su di essa) di origine lovecraftiana. 


In questo caso però l'orrore ha una forte impronta politico/sociale, rappresentata come un'ombra che dal passato si allunga sul presente. L'ombra, appunto, di un'automobile fine anni '50 sull'epoca carteriana. 
Ma qual era l'America di quegli anni? E' l'America del pericolo rosso e del maccartismo, del boom economico prima del ristagno durante la presidenza Eisenhower, delle origini della guerra fredda. Ma anche quella del consumismo, del sistema fordista al suo apice, dell'egemonia mondiale riacchiappata, in seguito, con la presidenza Kennedy. L'America delle automobili e del "bello", dell'estetica e dell'apparenza color pastello che si scontrerà con le rivolte studentesche e civili della decade successiva. In un certo senso gli anni '60, negli U.S.A., furono uno spartiacque e qui, in Christine, si salta direttamente quel periodo, passando appunto dal '57 al '78. 

Christine allora non è altro che il frutto appassito di quegli anni: siamo nell'epoca della crisi economica e lei, la macchina, simbolo di uno splendore apparentemente al tramonto, simbolo dell'industria meccanizzata basata sulla catena di montaggio (torniamo al fordismo, che Carpenter critica nella bellissima scena iniziale da lui voluta), dell'apparenza e dell'edonismo color pastello che diventa rosso fiammante, diventa l'ombra del male.
E cosa fa il male se non corrompere? Cosa fa il male se non "fare del male"? E' il suo scopo e la sua natura, per questo non ci vengono fornite, nel film, notizie sulle sue origini fisiche: Christine nasce così, non lo diventa. 


Christine - La Macchina Infernale non è però un film politico. Principalmente è un film sull'adolescenza ma, a conti fatti, non è altro che una storia d'amore. E cosa sarebbe l'adolescenza senza amore? Quello tra Arnie e la sua macchina è il primo innamoramento del ragazzo e tra i due si instaura una relazione dai connotati fortemente sessuali che non possono non essere presi in considerazione. Allo stesso tempo però non manca una connotazione melò che Carpenter riesce sempre a tenere sottopelle, che ha i suoi picchi nella musica (non nella colonna sonora) e che non risalta mai se non verso il finale. 
Amore violento, amore sanguinoso, ma il film rinuncia a qualsiasi esagerazione gore o splatter: qui l'orrore è tutto nella macchina (e torniamo all'idea di orrore senza volto) che si fa simbolo di quel male che corrompe e trasforma un bravo ragazzo in un mostro. Questo diventa Arnie: un mostro che rinuncia a se stesso nel momento stesso in cui abbraccia ideali sbagliati, il lato corrotto di una nazione che ha portato ai risultati a cui ha portato. E lo so, si ritorna alla politica mettendo un po' in ombra la poetica kinghiana sull'adolescenza, vista come periodo di passaggio atroce e violento che ti segna e ti trasforma (vedi Carrie, vedi IT). 

Christine - La Macchina Infernale, resta però un film anni '80. L'estetica è quella e lo sono anche certe esagerazioni, tenute sotto controllo tecnico da un regista asciutto, che preferisce procedere per simboli e sottintesi rinunciando all'eloquenza carica e prorompente di King. Il risultato è un film bello e giustamente diventato cult. Ma, soprattutto, è la dimostrazione che un grande regista sa lasciare la propria impronta - non solo stilistica - anche in un film su commissione. Lunga vita a John Carpenter (che a quanto pare tornerà dietro la macchina da presa molto presto).


Bene, credo sia arrivato il momento di chiudere qui, ma prima di andare voglio ricordarvi che, come promesso, qui sotto trovate i link che riportano agli altri blog coinvolti insieme a tutto il programma dell'evento. Mentre qui, su Combinazione Casuale, ci leggiamo la settimana prossima.


Solaris Possession
Mari's Red Room Creepshow
Bollalmanacco Dolls
A fish-flavoured apple - Jason X

Commenti

  1. La grandezza di un regista la vedi quando riesce a mettere tutto se stesso in un film su commissione... e Johnny ci riesce!
    Un grandissimo 😍

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    1. Esatto, ma anche in questo sta la grandezza del Carpenterone nostro

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  2. Gran bel film condito da musiche magnifiche (sia lode a Carpenter)...

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  3. IO questo film lo adoro per davvero. Anni '80 a gogo, musiche di altissimo livello e un regista che ha fatto la storia anche grazie a questo film!

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  4. Tra i film di Giovanni Carpentiere, è sempre quello che ti fa pensare “Ah già! Ha diretto anche Christine!” giusto per ribadire la grandezza del Maestro.
    Eppure la Plymouth Fury rossa fiammante è un icona horror al pari di Freddy, Jason e Michael Myers (sempre farina del sacco di Carpenter), non so se amo di più la scena “Show me!” oppure la colonna sonora, che è una delle più pazzescamente fighe mai composte da Carpenter, ti si pianta in testa per giorni. Gran film, ottima scelta per la notte horror, e come mi piace dire sempre, ogni giorno parlato a scrivere di John Carpenter è un giorno ben speso ;-) Cheers!

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    1. Ma poi, questo film è la prova che spasso l'aggettivo "autoriale" viene usato a sproposito. Film su commissione o no, è personalissimo.

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  5. Resto sempre dell'idea che il successo di Stephen King sia dovuto ai grandi registi che lo hanno reinterpretato....

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  6. Mi hai messo una voglia matta di rivederlo. È passato troppo troppo tempo dalla mia ultima visione, per cui, appena possibile, mi sa che lo rivedo. Proprio qualche giorno fa, vedendo quella cosa orribile che è la serie tv "The Mist", pensavo che King sul piccolo schermo ha funzionato molto raramente; mentre al cinema, grazie anche ai grandi registi che ci si sono cimentati, è stato spesso omaggiato a dovere. Staremo a vedere con "La Torre Nera", anche se dalle anteprime arrivano pessime notizie...

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