[Netflix] Il Rituale (di David Bruckner, 2018)


David Bruckner è uno di quei registi che sembrava non avrebbe mai rinunciato a quell'attitudine underground un po' sporca, un po' malata che è propria di chi si muove nel mondo dell'horror indi americano. Specifico americano perché ritengo netta la differenza tra il cinema indipendente europeo e quello d'oltreoceano. Poi però Bruckner arriva a dirigere un film inglese, prodotto da Netflix, ambientato quasi esclusivamente in Svezia, tra i boschi e le montagne, e le carte in tavola cambiano un pochino. Perche Il Rituale è, per quasi tutta la sua totalità, un film d'atmosfera che sfrutta due elementi per creare terrore: l'ambiente naturale, che diventa quasi "di frontiera", e le dinamiche umane. 

Quattro attori per circa 70 minuti di film. Phil, Dom, Hutch, e Luke sono quattro amici che in seguito a un lutto abbandonano la loro cara Inghilterra e si recano in Svezia per una vacanza sulle montagne in onore dell'amico Rob. Solo che, durante un'escursione, Dom si fa male e i quattro scelgono di prendere una scorciatoia per tornare dalle amorevoli cure della civiltà il prima possibile. Questa scorciatoia prevede che attraversino una foresta e, se non è la prima volta che guardate un horror, capirete già che in questo tipo di film le foreste non sono mai sinonimo di qualcosa di buono. 


Che vi piaccia o no, The Blair Witch Project ha segnato un certo modo di fare cinema. Lo ha condizionato e ne ha determinato i canoni. Quando si parla di boschi e simili, è impossibile non guarare al film di Myrick e Sanchez come a un punto di riferimento. Non solo in America, basti pensare ad Across the River (Oltre il Guado) del nostro italianissimo Lorenzo Bianchini (trovate anch'esso su Netflix). 
Il Rituale deve molto a TBWP. In certi momenti sembra perfino citarlo. Poi prende una strada diversa, più in linea con il cinema dell'orrore di alcune decadi fa, svelando l'orrore pian piano fino a mostrarcelo in tutta la sua mostruosità. Escludendo il prologo, si dimostra per quasi tutta la propria durata un film d'atmosfera che sfrutta le caratteristiche ambientali per generare tensione e le dinamiche tra i protagonisti per amplificarla. Con un tocco onirico che faccia da collante tra i fatti prettamente umani e quelli ancestrali che condizioneranno l'evolversi della vicenda. Si appropria della mitologia norrea, della sua storia e degli elementi esoterici, ma richiama constantemente i topoi della fiaba (Hänsel e Gretel, Cappuccetto Rosso). Insomma, immerge lo spettatore in una storia che più classica non si può sfruttando un ambiente a lui estraneo (anche dal punto di vista culturale).


Niente di nuovo sotto il sole, quindi. La metafora del bosco come luogo oscuro in cui perdersi e che rispecchia l'oscurità della propria coscienza, il senso di colpa che assume sembianze mostuose, la paura a cui inchinarsi sull'altare dell'auto conservazione. Le forze naturali che piegano l'uomo con tutta la propria violenza. Però la visione è piacevole, si sorvola su una scrittura che in certi momenti tradisce la propria attitudine televisiva (lo sceneggiatore Joe Barton viene da lì) e su un certo disequilibrio tra i diversi momenti (una sforbiciata di alcuni minuti l'avrebbe resa una visione più gratificante) per rimanere piacevolmente sazi a fine visione. 

Insomma, The Ritual non si farà certo ricordare, ma è una produzione Netflix che non delude. 

Commenti

  1. Come versione per il 2018 di Blair Witch Project devo dire che non è male. Concordo con la tua conclusione: niente che ci ricorderemo da qui a qualche mese, ma si lascia guardare piacevolmente

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    1. Dopo alcune pessime produzioni Netflix, questo è ossigeno in ogni caso :D

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