Veronica (di Paco Plaza, 2017)


E' vero, su Netflix diventa sempre più difficile trovare i film. Anzi, io consiglierei alla piattaforma di rivedere il sistema di catalogazione perché non mi sembra particolarmente efficace. Eppure a volte i film giusti da guardare te li propone Netflix stesso, soprattutto quando sono sue esclusive assolute come con Veronica, l'ultimo lavoro di Paco Plaza

Paco Plaza il suo capolavoro lo ha già girato. Undici anni fa, assieme all'amico Jaume Balagueró. Però c'è da dire che dal 2007 non si è più allontanato dalla sua creatura REC, dirigendo sempre in tandem il suo sequel e in solitaria il terzo capitolo/prequel, dimostrando in quest'ultimo caso il desiderio tanto di affrancarsi dal meccanismo mockumentary quanto una certa abilità tecnica, affrancandosi dalla presenza ingombrante di Balaguerò che, ammettiamolo, avevamo sempre considerato quello talentuoso della coppia. 

Nel 2017, a sorpresa, è arrivato questo Veronica ed io, dopo averlo visto tra i consigliati su Netflix qualche giorno fa, mi sono anche un po' esaltato. Solo che tale esaltazione è scemata durante la visione, lasciandomi abbastanza avilito, perché trovo che Veronica sia un film dalla doppia anima: una mi ha affascinato profondamente, con l'altra non sono andato molto d'accordo.


Storia di possessioni, di tavolette Ouija vendute in edicola, di perdita e del trauma della crescita. Di questo parla Veronica, con la sua protagonista omonima che, durante un'eclissi, ha la brillante idea di organizzare una seduta spiritica con due amiche per evocare il padre morto. Nei sotterranei della scuola. Solo che, come sempre accade, le cose non vanno come dovrebbero e una creatura demoniaca inizia a perseguitare la ragazza e chi le sta accanto.

La prima anima di Veronica è quella squisitamente di formazione. Il film di Plaza, scritto a quattro mani con Fernando Navarro, è un'amara storia di crescita adolescenziale e di passaggio all'età adulta, reso ancora più problematico da un'anormalità che grava sull'adolescente quale la perdita di un padre e la distanza con una madre che praticamente lavora tutto il giorno e non c'è mai, lasciando la cura dei tre fratellini tutta sulle magre spalle della ragazza. Il trauma e il lutto, la solitudine e il senso di responsabilità, tutto questo aleggia sulla testa della ragazza come fosse una maledizione. E lei è lì, in un limbo da cui non può uscire, a sedici anni ma quasi fosse ancora una bambina a malapena giunta in età puberale. Tutto questo viene reso perfettamente attraverso scelte sceniche ed estetiche, a volte oniriche, dall'ambientazione anni '90 alla stessa protagonista. Non c'è idealizzazione, non c'è rimpianto. C'è lo squallore della vita della protagonista che si riflette  e diventa quasi un livido. C'è l'immedesimazione totale, garantita anche dalla credibilità dei personaggi, che ci porta a vivere gli avvenimenti che Veronica vive in totale compartecipazione. E questo è bello, soprattutto nel finale. Questo ti conquista e ti uccide anche un po' dentro se arrivi all'immedesimazione.


La seconda anima è quella horror. Perché di questo si tratta. Stiamo parlando di un film horror che più classico non si può, talmente classico da divenire inefficace. Tranne che per qualche trovata assolutamente riuscita, il film si muove su binari non solo consoni ma trattati in modo prevedibile, tanto che persino il colpo di scena finale risulta anestetizzante. La solita presenza (gestita benissimo, lo ammetto), i soliti effetti, giochi con le ombre, repertorio onirico e tutto quello che trovereste scritto nel perfetto manuale del regista horror. Plaza è bravo, a me piace il taglio estetico che impone alla sua opera, il limitare l'effetto jump scare. Mi è piaciuta tanto la sua gestione degli spazi, la sua scelta sonora, l'immersività nell'ambiente dal particolare al generale (oh, io la Spagna degli anni '90 me la immaginavo proprio così e mi ha ricordato molto l'Italia del Sud in cui vivo io). Solo che ho percepito la palpabilità della tensione solo in due/tre momenti e avevo previsto il twist finale diciamo subito. Alcune scene le ho trovate persino esasperanti. Insomma, si tratta di un clichè continuo con attimi di imbarazzo e pochi picchi di esaltazione e paura. Ma forse è solo un problema mio, perché leggo che in giro il film è piaciuto a quasi tutti.

Prendete quindi questo post con le molle, che ad essere sbagliato potrei essere io e non il film. Che poi sbagliato Veronica non l'ho trovato nemmeno io, dipende a quale delle due anime decido di dare più importanza. 

Commenti

  1. Caspita, non sapevo nemmeno fosse su Netflix! Mi è sempre piaciuto il nostro Paco, anche in quel REC 3 che praticamente ho amato solo io. E anche lì i paralleli con la nostra Italia del Sud si sprecano... Corro a cercarmi questo Veronica per capire quale delle due anime mi conquisterà di più.

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    1. Sinceramente sembro essere l'unico a cui non è piaciuto granché, sarò sbagliato io :D
      Ah, Rec 3 l'ho amato anche io :P

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