Intervista col Vampiro (di N. Jordan, 1994)


Qualche post fa ho parlato di vampiri nel cinema. Ho parlato del dolore nel vedere questi personaggi tanto affascinanti e malinconici trattati come sciocchi adolescenti nella saga di Twilight. Ho parlato di Dracula di Bram Stoker e della bellezza del film che ha rilanciato la figura del vampiro più famoso del mondo. 
Questa volta invece vorrei parlare di un film estremamente affascinante dedicato ai miei (nostri?) amati succhiasangue: Intervista col Vampiro di Neil Jordan (1994)


Il vampiro Louis De Point Du Lac (Brad Pitt) decide di raccontare in un'intervista al giornalista Daniel Malloy (Christian Slater) la propria vita di non-morto, dalle origini in Louisiana, quando fu trasformato dallo spregiudicato Lestat (Tom Cruise), al suo incontro con la piccola Claudia (Kirsten Dunst), la bambina-vampira; dal viaggio assieme a lei in Europa, dove incontrerà Armand (Antonio Banderas), potente vampiro di Parigi, fino al suo ritorno a New Orleans, sua città natale.

"Avevo venticinque anni quando divenni un vampiro, era il 1791".

E' con queste parole che inizia il suo racconto il vampiro Louis. Una frase che descrive perfettamente la figura 
del vampiro tout court: esseri eternamente giovani. Ma a quale prezzo? 
Intervista col Vampiro è un film imprigionato nel proprio barocchismo stilistico e che seduce attraverso una formula in bilico tra il dramma e il noir. Soprattutto, però, riesce in quello che sembrerebbe essere il suo intento principale: rilanciare il mito del vampiro, tanto abusato in passato da cinema e letteratura, e illuminarlo di una luce nuova, più umana e priva di logorati stereotipi.

Tratto dal romanzo omonimo dell'americana Anne Rice, pubblicato nel 1976 (e primo capitolo delle sue cronache dei vampiri, serie horror di rara bellezza), è una perla del cinema contemporaneo, certamente imperfetto ma interessantissimo per estetica formale e originalità.

I protagonisti di questa pellicola sono vampiri e, in quanto tali, mostri. Eppure ogni personaggio viene caratterizzato in maniera particolareggiata fino a mostrare sfumature e caratteristiche quasi umane: romantici e altezzosi, vanagloriosi e terribili, mantengono un retaggio umano pur nell'abbandono alla (non)morte.
Il film è in effetti una storia di solitudine e di amore, della ricerca di una risposta alla grande domanda "perchè esistiamo" abbandonata poi per la ricerca di un motivo per cui vivere. 
Lestat e Louis, come tutti gli altri, cercano di sfuggire alla maledizione dell'eterna non-vita attraverso la scoperta dell'amore. Un amore inconciliabile tanto con la diversità - perchè i vampiri sono comunque dei diversi - quanto con il concetto di amore stesso, che entra in conflitto con quello di eternità. 


I vampiri dipinti dalla Rice e rappresentati da Jordan sono terribili e romantici, poetici e disperati. Mostri affascinanti e dannati che abitano in case abbandonate e fatiscenti, dove si respira odore di morte e desolazione, o frequentatori di bar, cinema e teatri. In questo film non troverete il glamour di Underworld o i predatori di Trenta Giorni di Buio. E l'Edward di turno non abita dalle parti di New Orleans. Il dubbio morale di Louis è il dubbio di un essere all'apice della catena alimentare che non sopporta l'idea di uccidersi, perchè l'atto del nutrirsi di sangue equivale a quello di autoannientare la propria umanità, o quello che ne rimane. Al contrario di Lestat, che ha accettato la propria nuova natura, umano-troppo-umano nella propria disumanità, quasi un dandy capriccioso e pericolosamente affascinante. Tra i due Claudia, donna in un corpo di bambola, condannata all'eterna fanciullezza e quindi "immobile", doppiamente dannata nella propria impotenza.


Ovviamente nel passaggio da carta a pellicola sono molte le omissioni che, senza nulla togliere al senso dell'opera, alleggeriscono il film da eventi non cruciali ma non per questo meno piacevoli e indicativi. Questa operazione di sintesi è stata accettata dalla stessa Anne Rice, tra l'altro sceneggiatrice dell'opera. Meno accettabili sono state invece alcune scelte, in special modo quelle pertinenti agli attori. A parte Brad Pitt, capace di trasmettere tutta la filosofia e il fascino del vampiro Louis, non particolarmente azzeccata è apparsa la scelta di Tom Cruise per il ruolo di Lestat (l'attore non era stato voluto dalla scrittrice, cosa che ha causando non pochi problemi alla produzione) che qui appare privo dello spessore, seppur negativo, di cui era stato dotato nelle pagine del romanzo; così come quella di Banderas per l'interpretazione di Armand (il personaggio letterario, in realtà non più grande di un ragazzino di diciassette anni, mal si adatta al fisico e all'età dell'attore).

Intervista col Vampiro è un film in costume splendidamente fotografato, quasi d'altri tempi. E diciamocelo, sinceramente ha fatto storia. Peccato che l'abbia fatto in altri tempi e in modi irripetibili. Alla faccia di Twilight.


Il personaggio del vampiro Lestat ricomparirà al cinema nel pessimo La regina dei Dannati di Michael Rymer.

Commenti

  1. Uno dei miei film sui vampiri preferiti.
    Splendida soprattutto l'interpretazione della Dunst, semplicemente perfetta.
    Da rivedere più e più volte, altro che Twilight.

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  2. E siamo d'accordo anche su questo. Tra l'altro un film delicato. Twilight non arriva nemmeno a lustrargli le scarpe, ma è comunque un altro livello.

    Grazie

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  3. Ti dirò la verità: film bellissimo e tu l'hai descritto perfettamente, però sai quali erano le parti che mi inquietavano di più? Ogni volta che si bloccava il racconto e si vedevano il giornalista e il vampiro che stava intervistando. Perchè? Non lo so, forse Brad Pitt sapeva dare quell'espressione al vampiro, mentre parlava, che ti faceva credere che avrebbe morso il giornalista da un momento all'altro. Sarò fantasioso io, ma quelle pause mi mettevano una tensione addosso che non ti dico:D.

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  4. Neil Jordan è un altro grandissimo sottovalutato e Intervista col Vampiro, sebbene a me i vampiri romantici non piacciano e preferisca quelli bestiali e cafoni, ha sempre esercitato un grandissimo fascino su di me...
    Ah, ho comprato il libro della Rice, ma sappi che l'ho fatto solo per te

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  5. @cinefatti: a dire il vero non ho mai provato ansia guardando questo film se non per quanto riguarda la parte del teatro degli orrori... per il resto l'ho sempre trovato più drammatico che horror.

    (grazie per il complimento)

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  6. @ilgiornodeglizombi: hai fatto bene e vedrai che non te ne pentirai (anche se il bello inizia dal secondo volume "Scelti dalle tenebre").

    <3

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  7. Penso che sei DIO! A fanculo gli autori che ridicolizzano il mito del vampiro... dopo la Rice poco e niente ci è rimasto. Dopo la Rice non si può approvare certa spazzatura. Dieci e lode, questo film è il top.

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  8. No, non sono Dio, ma penso di andarci molto vicino. Comunque concordo, dopo la Rice solo emovampiri da Cioè. Grazie per il commento, cara.

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