E tu vivrai nel terrore... l'Aldilà (di L. Fulci, 1980)

Locandina realizzata da Enzo Sciotti


Ok, sto per accingermi a fare qualcosa di molto stupido, qualcosa che mi ero ripromesso di lasciar fare a chi fosse in grado, qualcosa da cui però non posso esimermi dopo aver visto questo film per l'ennesima volta: recensire E tu vivrai nel terrore... L'aldilà, del maestro Lucio Fulci.

Il problema è che parlare di un film di Fulci (ma soprattutto di questo) è un po' come parlare di una composizione poetica: o hai i mezzi per poterlo fare oppure devi lasciarti andare all'ispirazione. Io, che di cinema capisco poco o nulla, mi lascerò quindi ispirare dalle immagini che proprio in questo momento scorrono d'avanti ai miei occhi.

"In questo libro sono raccolte le profezie di Eibon, che si tramandano da più di quattromila anni. Sette terribili porte sono nascoste nella terra e nel mare in sette luoghi maledetti. Guai a chi si avvicinerà senza sapere! Guai a chi aprirà una delle sette porte dell'Inferno, perché attraverso quella porta il male invaderà il mondo!"

Nel 1927, in un albergo maledetto della Louisiana, il pittore Zweick è accusato di stregoneria e viene ucciso da una folla inferocita. 
Nel 1981, Liza ha ereditato proprio quell'albergo e ha deciso di restaurarlo. L'edificio però sorge su una delle sette porte dell'Inferno. L'orrore dell'aldilà non tarderà a scatenarsi sulla nostra realtà e ad aiutare la donna ci saranno solo la cieca Emily e il dottor John McCabe.


Lucio Fulci non è mai stato un grande regista, nel senso che i suoi film sono imperfetti, caratterizzati da un montaggio errato, da attori che non sanno recitare e da sceneggiature appena abbozzate. 
La domanda fondamentale però è: chi se ne frega? Se c'è una cosa che ha reso questo regista uno dei maestri (e mostri) sacri del cinema italiano di genere è stato sicuramente la forza che ha messo in ogni sua opera, un qualcosa che solo lui possedeva e che probabilmente lo rendeva infelice, un diverso nel mondo del cinema che, si sa, non è certo il circolo ricreativo sotto casa. 
Parliamo di un modo diverso di vedere il mondo, di uno sguardo che oltrepassa il velo superficiale delle cose e che penetra l'altrove, quel che noi comuni mortali siamo capaci di intuire solo con la coda dell'occhio. Per questo Lucio è stato il più lovecraftiano tra i registi italici, probabilmente tra i registi mondiali (John, perdonami), uno in grado di dar forma alle proprie visioni, quasi quello fosse l'unico modo per non impazzire del tutto. 


L'Aldilà è probabilmente il suo miglior film horror, una classica storia di stregoneria come andava di moda al tempo (parliamo del 1980) ma caratterizzata da un approccio poetico, addirittura romantico, al gore. Lo capiamo dal modo morboso di insistere sul sangue e sullo straziarsi della carne, raccontato da scene che si protraggono all'infinito in quello che appare un loop immaginifico dall'attitudine jazz. Perchè il cinema di Fulci va al di là delle immagini, raccontando quel che c'è dietro di loro senza per questo apparire semiotico. I suoi personaggi diventano pretestuosi spettatori di una realtà senza regole, di un caos a cui non si può dare ordine nè forma, perchè totalmente al di là dell'intelletto umano. Per questo Liza (interpretata da una bellissima Catriona MacColl, protagonista anche di Paura nella città dei morti viventi) subirà gli eventi che sconvolgeranno la sua vita senza poter dare loro una risposta, una risposta all'orrore che pian piano prenderà forma d'avanti ai suoi occhi rendendoli vuoti e ciechi, incapaci di riempirsi di quel che i sensi non possono comprendere. Perchè quando l'altrove si spalanca riversandosi sulla realtà come un bicchiere di vino caduto sulla tovaglia candida, si può solo morire o venir schiacciati.

 
In E tu vivrai nel terrore... L'aldilà, la camera penetra la carne con uno stile iperealista che farà scuola anche all'estero. Poi però ti confonde, aprendosi ad un surrealismo impalpabile, percorrendo il film come fosse un ponte infinito tra quel che si vede e quel che si può solo percepire. Lo spettatore si ritrova prigioniero: di un labirinto soffocante, di un (h)orrore straniante scandito da scene estreme e efferate, spesso  incomprensibili. Il tutto accompagnato dalle musiche ipnotiche di Fabio Frizzi e dagli effetti sonori di Enzo Di Liberto.
Intanto il talento visionario di Fulci si sbizzarrisce (grazie anche alle scenografie di Lentini e alla fotografia di Salvati, collaboratori storici del regista), dimostrando una forza visiva che lo rende pittore più che regista. Non a caso colui che per primo riesce a schiudere la porta dell'inferno, nel film, è Zweick: un pittore in grado di catturare l'aldilà nei propri dipinti, metafora lovecraftiana assieme a quella del libro maledetto (Eibon) che dona al film forza letteraria, quasi fosse una storia maledetta da tempi antichissimi.


Visto con distacco il film realizza i nostri desideri più nascosti: vedere un giovane Michele Mirabella divorato da feroci tarantole in una delle scene più splatter del film, assistere a scene prive di senso logico ma che per questo acquistano forza innata, veder spinto agli estremi il sadismo del cinema argentiano e soprattutto assistere alla contaminazione action di un film profondamente metafisico come L'Aldilà.

In realtà la pellicola ritorna su se stessa in un continuo percorrere le scale dell'ignoto. Si fa carne nell'atto creativo/visivo e scivola verso gli occhi dello spettatore, catturandolo. Noi entriamo nel film, diveniamo suoi personaggi, vittime inconsapevoli della poesia del regista. Una danza macabra che percepiamo per mezzo medianico, come fossimo la cieca Emily (Cinzia Monreale), mentre assistiamo al mondo che si sgretola. Ogni particolare, ogni centimetri di pelle, è palcoscenico dei tetri orrori della carne, ogni organo sensoriale si disgrega lasciandoci in balia degli istinti, gli unici in grado di conoscere l'inconoscibile. E alla fine, nel finale forse più bello di tutti i tempi, torniamo nell'immaginifico come Liza e il dottor McCabe (David Warbeck) tornano nel quadro: l'altrove si è riversato nel nostro mondo e l'ha sommerso - ci ha sommersi. L'aldilà, l'apocalisse, il nulla protratto all'infinito, prende possesso di noi. Il loro ricordo ci perseguiterà per ore, mentre una voce fuori campo ci avverte:

"E ora affronterai il mare delle tenebre, e ciò che in esso vi è di esplorabile"


Commenti

  1. Ma come ti sei permesso, all'inizio, di dire che avresti fatto qualcosa di stupido? XD

    Questa recensione de L'aldilà (peraltro il mio Fulci preferito) è praticamente perfetta e rende assoluta giustizia ad un film che fa dell'imperfezione poesia.
    Con quella punta di Mirabelloso trash che rende tutto più appetibile!


    Lodi, lodi!!

    RispondiElimina
  2. Giuro che pensavo avessi scritto: "Ma come ti sei permesso di scrivere sta cosa" :D

    Comunque ti ringrazio tanto e ti dirò, questo non solo è il mio Fulci preferito, ma è anche uno dei miei 10 horror preferiti in assoluto.

    RispondiElimina
  3. Beh, allora sono doppiamente d'accordo con te, rientra anche tra i miei 10 ^__^

    RispondiElimina
  4. Notevole e godibile,io non sono un ammiratore esagerato di Fulci,nondimeno riconosco la bellezza strana di questo film
    Io lo preferisco come autore di thriller

    ps:a me piace lo zombi che esce dalla vasca da bagno e attacca la donna spingendola verso un chiodo che poi le buca l'occhio

    RispondiElimina
  5. Sapevo che prima o poi ne avresti scritto. e anzi, aspettavo questa recensione, che infatti è bellissima e commovente.
    Su Fulci lo sai come la penso. E' il migliore e basta e tutti gli altri devono solo allacciargli le scarpe.
    Lovviamolo.

    RispondiElimina
  6. @babordo76: io non mi ritengo un ammiratore, ma un vero e proprio fan boy :D come autore di thriller poi ha girato vere e proprie perle.

    (quella scena è di una cattiveria infinita ;))

    RispondiElimina
  7. @ilgiornodeglizombi: avevo voglia di scriverla da una vita, solo che non mi sentivo pronto... oddio, non che mi sia sentito pronto oggi, ma o lo facevo oppure no. Più che altro è un omaggio.

    (poi sinceramente pensavo di dedicarla a te, perchè da quando abbiamo fatto quel discorso su Lucio la voglia di scriverla è aumentata in maniera esponenziale)

    RispondiElimina
  8. Eh, infatti ho notato un' eco di quei simpatici discorsi!
    ma come siamo proficui!
    Grazie <3

    RispondiElimina
  9. Infatti quando c'hai tempo li facciamo su qualche altro regista, che ho bisogno di ispirazione. <3

    RispondiElimina

Posta un commento

Info sulla Privacy