L'epica della violenza: Centurion (di N. Marshall, 2010)


Ogni tanto qualcuno si dimentica che il cinema non è necessariamente un'attività intellettuale. Che un film,  a volte, può essere solo un film, rifuggire la definizione di opera d'arte e rifugiarsi in quella di puro intrattenimento. 

Se c'è un regista capace di intrattenere senza darsi arie da intellettualoide impegnato, quello è sicuramente Neil Marshall. Uno che ha iniziato con un lungometraggio chiamato Dog Soldier, film guerriglio-licantropesco diventato al di là delle reali qualità "artistiche" un piccolo cult. Uno che si è divertito a fare uno dei migliori horror di questo sciocco millennio (The Descent) e poi se n'è uscito con un movie post apocalittico che omaggia tanto b-movie anni 80 (Doomsday). Uno così. Roba da andare dritto in Inghilterra solo per abbracciarlo. 

Eppure la gente ha sempre da ridire. Non si accontenta mai: botte? Ne vuole di più. Sangue? Vuole vederne fiumi. Era il 2010 quando, così, Neil decise di scendere di nuovo in campo, piazzando una bomba. Questa bomba si chiama Centurion.

Britannia, anno 117 d.C.. Il centurione Quintus Dias, sopravvissuto ad un attacco dei Pitti ribelli, si unisce alla legendaria Nona legione del Generale Virilus. I Pitti però non sono disposti a lasciare la loro terra in mano agli invasori. La battaglia ha inizio.


Centurion è un film in costume. Romani contro barbari, tra i sanguinosi scenari innevati dell'antica Gran Bretagna. Un'opera epica, direbbe qualcuno, rischiando di confonderla con Il Gladiatore o (orrore che orrore) con King Arthur. Gli etremi di un cinema difficile, che non tutti sanno fare e che rischia, spesso, di crollare nel polpettone storico. Bene, meglio evitare qui pro quo: di storico, Centurion, non ha nulla se non l'ambientazione. A Marshall non frega niente della coerenza storica, di indagare le cause di una o dell'altra fazione, nè di far il ritratto ad un'epoca passata. Marshall vuole semplicemente restituire al cinema di genere la propria identità. Vuole divertire lo spettatore, perchè lo spettatore è suo amico. 
Guardare questo film è quindi come scendere nel cinema sotto casa, quello piccolo e con quattro poltrone scomode, per perdersi in un mondo che non è il nostro. Per fare questo il suo regista usa tutte le tecnologie che l'epoca attuale può mettere a sua disposizione. L'aria che si respira però resta quella di tanti anni fa. 
Prende due gruppi, i barbari crudeli e con i corpi pitturati e i romani feriti ma coraggiosi, e li fa correre per novanta minuti uno dietro all'altro. Condisce il tutto con tanto di quel sangue da far impallidire un mattatoio e con botte da orbi che nemmeno all'epoca... In pratica fonde la sua attitudine al cinema d'azione col suo amore per l'horror, quasi in un ritorno alle origini (il già citato Dog Soldier).


Eppure il cinema di Neil Marshal non è solo questo. A questo pazzo inglese piace fare le cose a modo suo: se l'omaggio ad un certo tipo e modo di fare settima arte è palese, seppure sia innegabile che il ragazzo è cresciuto a pane e Carpenter, il sovvertimento di alcune regole care al genere sono eloquenti nei volti che percorrono i suoi film. Ad esempio l'importanza che rivestono i ruoli femminili pur quando non coincidono con quello del protagonista. In Centurion nessuno dei personaggi è degno di essere ricordato al di là dell'antagonista, Etain, interpretata da una Olga Kurylenko da mandibola per terra. Lei, amazzone inglese, è la regina incontrastata della brughiera inglese, un'anti eroina forgiata dalla violenza. Non è un personaggio positivo, eppure è il motore silenzioso di tutto quel che accade. L'uomo invece (Quintus Dias, interpretato da Michael Fassbender), anche quando è al centro dell'azione, rimane bidimensionale: un pupazzo, una maschera, semplicemente il personaggio di un film. 
Eppure quelli di Marshall sono anche film di gruppo, dove il gruppo assume identità propria, soffocando le individualità, ma rimanendo indefinito proprio a causa delle molteplicità che contiene. 
Niente di nuovo, se ci pensate, eppure il modo in cui questo regista mischia gli ingredienti ha dato nuova linfa a generi oramai abusati, bistrattati e che sembrava non avessero più molto da dare (qualcuno ha detto L'Ultima Legione?). 


Centurion è piaciuto a pochi, tutta colpa di una sceneggiatura che ha poco da dire e di un finale che, francamente, poteva essere migliore. In effetti lo sviluppo è ripetitivo, caratterizzato da un incedere monotono. Nonostante ciò il film non mi ha annoiato. La forma del survival garantisce una tensione sempre a livelli di guardia, anche e soprattutto grazie alle bellissime scene d'azione. Perchè l'importante qui è proprio questo: l'azione. L'accuratezza è quasi una nota stonata. Marshall dà solo quello che promette e lo fa alla grande, che piaccia o no. E soprattutto lo fa con amore, cosa che lo eleva, assieme ad un innato talento, al di sopra della massa.

Un film che non sorprenderà i più, caratterizzato da una fotografia plumbea, fredda come le campagne inglesi ma riscaldata da esplosioni di sangue e carne. Un film da amare o dimenticare, pieno di superficialità, errori e fascino. Perchè si sà, la bellezza spesso sta nelle imperfezioni.

Commenti

  1. La forza di Marshall è che mi fa amare anche cose che naturalmente mi starebbero sulle palle,fatte da altri.
    Perchè?Epperchè iddu ha talento,una sua visione personale,perchè nonostante faccia film di intrattenimento non è un modesto impiegato chiamato dagli studio per far il film.Ci mette tanto di suo e anche benissimo
    Certo è nettamente inferiore a un Edgar Wright,ma fatto sta che mi son già rivisto due volte Doomsday:ruhna rhuna rhuna...

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  2. Neil, il mio Neil, che gira il peplum più bello del decennio e nessuno lo capisce.
    Io non posso fare altro che lovvarti per il resto della mia vita

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  3. @babordo76: Marshall ci mette amore. O almeno, io sento amore in quello che fa, amore verso il pubblico e amore per il cinema. Solo per questo dovrebbe essere amato a sua volta. Lo sapevi che era una delle opzioni per dirigere Drive?

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  4. @ilgiornodeglizombi: che noi amiamo Neil è un dato di fatto e lui sa di poter contare su di noi per i suoi film futuri. Ah, anche che ricambio il lovvamento è un dato di fatto.

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  5. si,l'avevo sentita..Però secondo me l'occhialuto Refn è stata la scelta giusta.Sai noi diamo sempre qualcosa in più!^_^

    ps:in ogni caso non vedo l'ora di rivederlo in azione Neal!Devo vedere ancore centurion e dog soldier fai conto,ma non vedo l'ora di immergermi nel suo universo.Quello che ci vuole per un grande appassionato di film politico e d'autore come me,la vacanza marshal!

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  6. Refn è stato perfetto, un altro dei miei registi preferiti.

    Aspetterò il tuo parere su Centurion

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  7. No,allora....scusa un attimo. +___O

    Tu salvi da 200 m sotto la mota piu' bassa questa specie di cosa che definire piu' che "lungometraggio' e' innalazarlo a vette inaudite?

    Annnamo bbene..

    Altro che vacanza dall'intellettuale.Qui siamo al coma etilico dopo una imbecillata di mdma! e una lobotomia procurata da astinenza di contenuti.

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  8. Ma Marshall a me piace proprio per questo: splatter, azione e richiami ad un cinema che non esiste più. Un film come questo non pretende un cervello attivo e ha comunque una sua poetica...

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  9. Sulla tua affermazione "cinema che non esiste piu", citerei volentieri le ragioni di Darwin.Ma forse e' meglio che faccia un esempio che dimostri che se certe cose non esistono piu',un motivo ci sara'...
    Tipo il vaiolo.O i Tarbosauri.

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  10. No, in questo caso siamo completamente in disaccordo: se un certo tipo di cinema "di genere", di serie B, non esiste più non è certo dovuto all'evoluzione della settima arte (che a questo punto potrei definire involuzione) ma alla sempre più invasiva presenza di produttori. Il che non significa guardare al passato cercando di riportarlo in vita. Questo film è attualissimo nella messa in scena, non è certo perfetto ma anzi, ha difetti enormi. Però lo spirito con cui è girato è quello che piace a me, non perchè io sia un nostalgico ma perchè mi piacciono certe atmosfere.

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  11. Mi son spiegato male io, scusa.Siamo perfettamente d'accordo sull'involuzione diffusa nel cinema contemporaneo (tanto che raramente recensisco film con meno di 30 anni). Sara' che proprio certi generi e modi di girare non riesco ad apprezzarli, vecchi o nuovi che siano..

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  12. Io invece (non sempre) certi generi e certi modi di girare li amo, a patto che siano genuini e sinceri.

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