Nightmare (2010, S. Bayer)


Visto che nel post passato ho parlato di Rooney Mara, in quello di quest'oggi parlerò di un film che la vede protagonista. Il remake di un cult generazionale, uno degli horror a budget ridotto più importantie e famoso di sempre: sto parlando di A Nightmare on Elm Street, più conosciuto come Nightmare.

Un gruppo di adolescenti sulla soglia dell'età adulta sono perseguitati da Freddy Krueger, un mostro sfigurato che tenta di ucciderli nei loro sogni. Il problema è che se Freddy ti uccide in sogno, tu muori davvero.


C'è una premessa da fare, prima di parlare di questo film uscito nel 2010 e diretto da un Samuel Bayer alla sua prima prova cinematografica (Bayer viene dal mondo dei videclip, ma non è David Fincher, e questo la dice tutta): il Freddy Krueger ideato da Wes Craven e protagonista del film originale del 1984 è il boogey man più riuscito della storia del cinema assieme a Michael Myers. Anzi, forse è il boogey man più riuscito in assoluto, un mostro che da la caccia a giovani-non-ancora-adulti colpendoli nei sogni. E cos'è il sogno se non il momento di solitudine assoluta? Nel sogno il bambino è indifeso, l'adulto non può correre in suo soccorso e non può guidarlo verso la salvezza. Ma il sogno è anche il sonno, il proprio letto, il posto più sicuro del mondo: sotto le coperte l'uomo nero che vive nell'armadio e che esce solo quando è buio non può toccarci, non può farci del male. Quando Freddy uccide nel sonno vìola il nido, la casa, il posto più sicuro del mondo e lo fa venendo dal di dentro, non dal di fuori. Diventa così l'incubo che infrange la realtà.


Nel remake hollywoodiano invece Freddy è reale. Anzi, ancora peggio, nel remake Freddy è realistico, un mostro che può colpirti ovunque ma che, soprattutto, lo fa lì dove gli orrori a cui aveva dato inizio erano reali. L'orco cattivo che rapisce i bambini è il mostro del telegiornale prima di tutto e solo dopo l'irrazionale prender forma delle paure e delle ansie che il bambino eredita dai propri genitori. Ce ne rendiamo conto (e se ne rende conto chi ha visto e "vissuto" il film originale) quando veniamo proiettati negli incubi delle vittime: l'atmosfera non è onirica (se non in poche sequenze per lo più riprese pari pari dal primo Nightmare) e ogni sogno è la proposta di una realtà altra che con l'inconscio non ha niente a che fare. 
E Freddy? In tutto questo Krueger è solo un sadico e spietato uomo, che ha mantenuto la propria unamità dopo la morte e che quindi non fa paura, depauperato da tutta l'ironia e il grottesco, un guscio vuoto che ripropone il tema del killer slasheriano.


E poi ci sono le giovani vittime, i rappresentanti di una generazione (quella della fine degli anni 90) resa come se si trattasse di un teen movie: tutti belli, tutti fighi, tutti problematici ma nessuno credibile. E' vero che i giovani d'oggi non sono quelli di dieci, venti, trenta anni fa e ce ne accorgiamo camminando per strada il sabato sera, ma non sono nemmeno come vuole farci credere un film dall'appeal televisivo, patinato e maledetto: tutti emo, dark o artisti fashon. 
E poi il rapporto intergenerazionale, che nel film di Bayer è totalmente assente mentre in quello di Craven era preponderante. Manca la dialettica, manca la negazione dell'irrazionale relegato all'infanzia, manca la ribellione e il silenzio. Gli sceneggiatori di questo film osceno invece vogliono dire tutto, vogliono persino prendere in giro lo spettatore depistandolo e poi "bu", farlo spaventare come si trattasse di un mentecatto per tornare subito sul refresh pedissequo di quanto era stato fatto, meglio e con molto meno.

Eh, ma c'è la CGI - dirà qualcuno che c'è cascato - c'è la computer grafica, si possono fare cose che all'epoca erano impensabili. Vero, ma serve anche la mano di qualcuno che sappia dove metterla, sappia dosarla, sappia fare il regista, insomma. Bayer invece non è un regista, non da un'identità al film e gli sceneggiatori di certo non lo hanno aiutano: comportamenti incomprensibili, personaggi che si addormentano quando sarebbe impossibile farlo (mentre si nuota? certo!) e un finale stupido e inspiegabile giusto per metterci un bel colpo di scena (Craven si sarà messo a ridere).


Qualcosa di buono però in questo film c'è: Jackie Earle Haley è un bravo attore e lo dimostra soprattutto quando è senza trucco, impossibilitato ad esprimersi, mentre Rooney è bellissima e più sembra sfatta più il suo fascino aumenta.

Per il resto si tratta solo di un'operazione alla Non Aprite Quella Porta, con niente da dire e un desiderio inconcepibile da parte dei produttori di adeguare ad una famigerata ristrettezza mentale (delle nuove generazioni) il simbolismo di un cinema che nel bene e nel male è stato caricato di critica sociale.



Commenti

  1. A me non era dispiaciuto, anche se ho profondamente disprezzato sia Jake Earle Grey (che di solito adoro), sia il suo look da ratto bruciato.
    Ovviamente, filmetto buono solo per intrattenere, dopo essersi lobotomizzati per dimenticare l'esistenza del capolavoro di Craven.

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  2. Io l'ho profondamente disprezzato per come banalizza qualcosa di assolutamente unico. L'idea alla base del primo Nightmare era superiore alla resa pratica. Grey l'ho apprezzato nelle scene senza trucco, però è vero, sembra un ratto bruciato.

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  3. Io lo trovai pessimo.
    Una vergogna, se paragonato all'originale.
    Davvero terribile.

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  4. Ecco, concordo, vergognoso e non c'è nemmeno Bay dietro.

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  5. L'ho evitato perchè, come ho già detto, non amo molto i remake, pessimi quello di "Non aprite quella porta" e "Halloween", e poi perchè ho amato moltissimo l'originale (Freddy mi ha terrorizzato per mesi) che non volevo rovinarmi il ricordo. A quanto pare ho fatto bene.

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  6. Sicuramente hai fatto bene, anche perchè non è di un brutto folgorante ma si inorridisce pian piano vedendolo.

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  7. adoro sto film non lo paragono all'originale xk non l'ho mai visto ho visto questo

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    1. Non so se ti potrà mai piacere ma comunque ti consiglio l'originale. Se lo vedi fammi sapere.

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