Questa nebbia ci seppellirà - The Mist (di F. Darabont, 2007)


Sappiamo tutti che traspositare un romanzo al cinema non è una cosa facile, quindi non parleremo di questo. Parleremo invece del romanziere più citato e traspositato in cinema e tivù, che è senza ombra di dubbio Stephen King. Più in particolare parleremo di un piccolo ma riuscitissimo film tratto dal racconto La Nebbia (contenuto nella raccolta Scheletri) e scritto e diretto da quello che è forse il regista più kinghiano in assoluto: Frank Darabont. In altre parole parleremo di The Mist.

Una strana nebbia invade una cittadina del Maine, costringendo un gruppo di persone a barricarsi in un supermercato. Sì, perchè la strana nebbia nasconde terribili creature assassine. Nel gruppo di persone ci sono pure David Drayton (Thomas Jane) e suo figlio di 5 anni.


La prima cosa da dire è che questo film dalla forte estetica b-movie, pur essendo indubbiamente superiore al racconto da cui è tratto, è profondamente kinghiano. Nel senso che ripropone tutte le caratteristiche delle opere dello scrittore americano ma non in una semplice riproposizione iconoclastica, bensì giocando sui (e coi) limiti e difetti di quello che forse è il più grande narratore horror moderno ma di certo non un campione di letteratura. Questo perchè il Re (come lui stesso ha ammesso molte volte) è uno scrittore popolare che, per divertire/acchiappare il proprio pubblico, propone una serie di personaggi-simbolo e di situazioni derivanti dalla stessa identica matrice, ogni volta. 
Darabont gioca su questa caratteristica (da non confondere assolutamente con un difetto) e propone personaggi monodimensionali inserendoli in una situazione "chiusa", permettendo loro di interagire e di determinarsi proprio grazie a questa interazione con il solo scopo di scatenare l'orrore. Non quello nascosto nella nebbia che, proprio essendo nascosto e inaspettato, è un terrore altro, quello cosmico che va oltre l'umano e proprio per questo incarna la paura lovecraftiana dell'altrove, ma quello umano e intuibile, quello che ha sempre interessato King e di cui il sovrannaturale (o l'oltrenaturale) è solo una causa scatenante. 


Il centro del film, il punto cardine e di snodo è la comunità (piccola, perchè è lì che le dinamiche di tali interazioni possono essere facilmente osservate), con tutte quelle differenze e incomprensioni che in maniera didascalica vengono rappresentate attraverso la contrapposizione degli opposti: il protagonista buono e l'antagonista esaltato (la fanatica religiosa). I personaggi vengono privati di due elementi imprescindibili al vivere civile e si ritrovano a confrontarsi con il terrore che nasce da dentro, il posto più oscuro e perennemente celato dalle nebbie dell'inconscio: la privacy e la libertà. Chiusi in un ambiente claustrofibico simbolo di quella che è la più grande malattia sociale (il consumismo), obbligati a convivere e a darsi un ordine proprio quando l'ordine costituito (i militari) ha perso di potere e credibilità, i characters regrediscono lentamente ad uno stato primitivo di giustizia(lismo) e legge fino a divenire una vera e propria comunità post-apocalittica, quindi senza regole. Tutto già visto, tutto intuibile fin da subito se non fosse che tutto viene subordinato ad un certo tipo di cinema che è quello di genere, pop e di intrattenimento, che sintetizza un certo tipo di cultura senza perdersi in intellettualismi forzati. 


Il film, claustrofobico grazie ad una cupa fotografia monocromatica, si rivela suggestivo e ben girato, con un comparto di effetti speciali in grado di mettere in risalto una serie di creature da brividi, simbolo di un male che con la morale non ha nulla a che fare: le forze di una natura altra, scatenate come sempre dalla stupidità dell'uomo che gioca con giochi che non sa usare, una forza non umana che non si cura dell'uomo e che vive per sopravvivere, senza regole o fini. Un orrore inconcepibile che, proprio per questo, ci viene mostrato solo in parte e che, proprio per questo, fa ancora più paura.
E quando sembra che tutto sia destinato a spegnersi sotto l'ombra di un pessimismo cosmico in cui la natura schiaccia l'uomo ormai privato di tutto ciò che lo rendeva umano, ecco un colpo di coda di una cattiveria inaudita, un vero calcio nelle palle in grado di far vacillare lo spettatore dalle spalle più larghe: secondo me il finale più cinico del cinema horror. 


Ho poco da dire sugli attori, nessuno di cui lodare le capacità recitative: sono tutti strumenti, nessuno risalta particolarmente e spesso i più in evidenza arrivano a far saltare i nervi. Ma è tutto collaudato, tutto voluto. La bella Laurie Holden merità una menzione a parte, perchè lei è una delle regine dell'horror e ha tanto fascino da farti stramazzare al suolo.


Commenti

  1. Un film sottovalutato, eppure ottimo, e dal finale incredibile.
    A me è piaciuta moltissimo anche l'estetica da b-movie.

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  2. L'estetica da b-movie è la cosa più importante perchè arriva a chiunque. Questo è un film che si può vedere all'infinito. Il finale è incredibile.

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  3. la prima volta che lo vidi non mi piacque e non so perché. poi a distanza di anni, e per merito di Ford che mi ha convinto a dargli una chance, l'ho rivisto.
    ma ho variato vedendolo in bianco e nero (Darabont aveva affermato che il suo intento originale era girarlo così). devo dire che funziona molto di più e che mi ha convinto. prende un aspetto da b-movie di fantascienza anni '50 e ci sta da Dio ;)

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  4. Il film ce l'ho ancora lì in DVD da vedere, quindi non ho letto la recensione, lo ammetto.
    Ma siccome amo King, adoro Darabont, e La nebbia è uno dei miei racconti preferiti, immagino già che il film dev'essere bellissimo!!

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  5. Per me, a parte il finale, un pasticcio inutile di film. Da dimenticare!

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  6. ecco questo è il link

    http://lospettatoreindisciplinato.blogspot.it/search/label/darobant


    qui trovi la mia recensione di questo gioiellino.Notare come ci ho messo sottotesti politici solo per parlare male di una nazione,dai è geniale!

    ps:film ripeto,ottimo!

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  7. @Frank Malina: guardarlo in b/n potrebbe essere un'ottima idea, credo seguirò il tuo esempio.

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  8. @Babol: e se ti dicessi che il film è meglio del racconto? Vedilo al più presto.

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  9. @Emmeggì: io l'ho trovato molto carino e veramente riuscito.

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  10. @babordo76: film ottimo e leggerò presto la tua recensione.

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  11. Grandioso.
    Questo film non lo ha capito nessuno, nessuno si è reso conto della sua natura da vecchio B movie, quasi anni '50, kinghiano fino al midollo e con tutte le caratteristiche tipiche del fanta horror americano.
    Però, però con quel finale vedi tutto sotto un'altra luce. Perché è una mazzata così grande che tradisce lo spirito stesso di King. E lì c'è il Darabont autore che si riappropria della sua creatura all'ultimo secondo.
    Sulla Holden, che te lo dico a fare...è uno spettacolo della natura

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  12. Sì, alla fine Darabont piega alla sua logica di cinema il racconto e le caratteristiche di un narratore. Gioca con un film mettendo in piedi una pantomima e poi "bum" cambia tutto con un finale che spezza le reni.

    La Holden è sembre bella in qualsiasi film, deve essere una strega.

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  13. si,ma pensate una versione di THE MIST fatta da Mick Garris,avrebbe rispettato fedelmente l'attitudine kinghiana!^_^

    ciao

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  14. L'ho visto qualche settimana fa su Rai 4, così per caso, senza neppure sapere che lo trasmettevano (del resto non ne avevo mai sentito parlare): sono rimasto inchiodato al televisore, un film con un finale incredibile, ma io l'ho strovato stupendo dall'inizio alla fine.
    Tanto che il giorno dopo ho subito cercato info sul web e se per caso fosse in programa un sequel o un prequel. Ahimè niente di tutto ciò, anzi il film ai botteghini era stato un autentico fiasco.
    Che dire? Una recente pellicola come Avatar, di successo mondiale, mi ha lasciato piuttosto indifferente The Mist sarei disposto a vederlo cento volte. Sarò solo io la voce fuori dal coro o questo film non ha goduto della cassa di risonanza che avrebbe meritato?

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  15. No, non sei una voce fuori dal coro, avrebbe meritato molta più risonanza questo film. Senza nulla togliere ad opere come Avatar

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