Quella Casa nel Bosco (di Drew Goddard, 2012)


Eccomi, dopo una sola settimana di assenza (che mi è servita per rinnovare un po' il blog) torno con la recensione di un film attualmente - credo - nelle sale.

Tante volte qui, su Combinazione Casuale, ho parlato di horror. Il fatto è che l'horror, come genere, è nato sovversivo anche se non sempre nel senso politico del termine ma, soprattutto, va a sollecitare quel parco emozioni che spesso e volentieri viene lasciato da parte, quasi un solleticare le paure ancestrali dell'uomo. 
Ovviamente nel corso degli anni le cose sono cambiate e, inutile dirlo, la colpa è stata da una parte della televisione e dall'altra di Hollywood, che ha trovato nell'horror un meccanismo importante e redditizio della propria industria. Il risultato è stato una serie di film realizzati con lo stampino, innoqui e conservatori che hanno decretato la morte del genere.
"Morto un cazzo" dirà qualcuno pensando a quel che è uscito in Europa e negli stessi States negli ultimi anni, eppure io guardo i grandi numeri e i grandi numeri dicono che le cose non vanno bene. 

Ma ecco che nel 2012 arriva Cabin in the Woods (ma la distribuzione italiana ha pensato bene di metterci una "casa" nel titolo, dimostrando ancora una volta di non aver capito un cazzo) ed ecco che tutto quello che ho detto sopra non solo viene sbandierato ma fa fare a Drew Goddard e Joss Whedon (rispettivamente regista/sceneggiatore e produttore/sceneggiatore) un bel po' di soldini mettendo d'accordo critica e pubblico e facendo fare agli appassionati una ola. 
Per molti questa potrebbe essere stata una sorpresa ma chi conosceva già Whedon sapeva a cosa andava incontro e infatti quel genio non delude le aspettative. Ma andiamo con ordine.

Cinque ragazzi si recano in una baita nel bosco per trascorrere un weekend di puro relax. Però il bosco e la casa stessa nascondono un terribile segreto.



Ok, sembra il classico filmetto fatto con lo stampino, ma non è così. Perchè c'è tanto, tanto altro in questo Cabin in the Woods ed è un peccato non poterne parlare senza fare spoiler. Quindi dividerò sta recensione in due parti.

NON HAI VISTO IL FILM PERCHE' TI SEMBRAVA LA SOLITA MINESTRA RISCALDATA? STOLTO.

Se negli hanni novanta Craven tentò un'analisi del genere slasher critica e autocritica che ne mise in risalto pregi e difetti, le tematiche e l'estetica arrivando - processo che si è concluso con l'ultimo capitolo della saga di Scream - a creare nel bene e nel male un punto di frattura con la tradizione, il duo Goddard/Whedon prende tutto il cinema horror dalle origini ai giorni nostri e attraverso lo strumento metacinematografico lo analizza e lo critica ma senza alcun atteggiamento intellettualoide. Ripartendo da dove si era fermato Cabin Fever (sì, sta idea non me la toglierà mai nessuno) riprende i meccanismi dell'industria e li mette in scena spiattellando la verità sulle dinamiche che regolano quel settore e quel genere. Come dire: c'è un teatro nel teatro e noi ve lo facciamo vedere. Non c'è una finzione celata, non c'è un gioco ad incastro nè la sospensione dell'icredulità. Non si tratta nemmeno di contestualizzare o modernizzare la tradizione come nel mediocre My Little Eye.

Cabin in the Woods prende gli archetipi più cari a produttori e pubblico e li stravolge dal punto di vista concettuale mantonendone intatto quello funzionale, arriva a rendere clichè quel che non lo è e poi lo prende in giro puntando l'attenzione (ovvero la camera) su un microcosmo creato ad oc proprio come quello di uno studio cinematografico. Il tutto amalgamato con un'(auto)ironia sottile ed intelligente, mai invasiva, sicuramente dissacrante.

In tutto questo c'è il gioco citazionista per una volta non fine a se stesso nè semplicemente estetico ma mirato a dissacrare non tanto la fonte quanto l'idea stessa. E' come un velo che si dissolve, come se venissero svelati i meccanismi alla base di una religione a cui si è sempre creduto ciecamente nonostante le palesi incongruenze.




L'idea di partenza è quindi interessante ma è lo sviluppo ad essere geniale, perchè il rischio vaccata poteva essere dietro l'angolo. Invece tutto viene fatto con stile, tutto è cesellato nei particolari, tutto tiene alto l'interesse e, perchè no, la tensione in un meccanismo che va contro le attese, capovolgendone il risultato. Il tutto per arrivare all'ultima mezz'ora che è quanto di più assurdo, grottesco, inverosimile e divertente sia mai stato filmato. Perchè nell'ultima parte, quella che non ti aspetti e che svela la reale natura del film, c'è quello che il cultore di b-movie ha sempre sognato, una specie di lunapark dell'orrore che mi ha fatto sussultare sulla poltrona e battere i piedi per terra. Persino il tanto criticato spiegone finale è in linea con lo spirito della pellicola, altro clichè stravolto in un apocalittico colpo di coda.

Ora, visto che non posso dire altro, meglio partire con la parte spoiler.

HAI VISTO IL FILM E PENSI CHE SIA LA SOLITA MINESTRA RISCALDATA? STOLTO.

Tutti gli horror contemporanei sono uguali. Inizio, svolgimento, conclusione. Come un tema da quinta elementare. Ci sono sti ragazzi che non sanno fare altro che bere, drogarsi e fare sesso. Ci sono le scelte stupide e i mostri tutti uguali. C'è la puttana, l'atletico, l'intelligente, lo sciocco e la vergine (o final girl, fate un po' voi). Ma soprattutto c'è chi sti film li pensa e li fa. Perchè? Come? Perchè agli Antichi piace, vogliono questo e se non lo hanno si incazzano e distruggono il mondo. "Che lo facciano", dicono Goddard e Whedon per bocca dei loro protagonisti. Che si sveglino e facciano quel che devono fare, anche se significherebbe subirne l'ira, anche loro perchè anche loro sono parte del meccanismo. E' ora di cambiare, no?

C'è un gruppo di ragazzi. Persone normali, della porta accanto. Così però non vanno bene e per questo vengono manipolati da una sorta di società segreta e distopica (registi, produzioni, addetti ai lavori) e trasformati da persone normali in bambole sacrificabili per far si che antiche divinità ancestali (lo spettatore?) rimangano immerse in un sonno millenario. Questo rito sacrificale però ha le proprie regole che non possono essere infrante, così la "donna di facili costumi" che poi puttana non è si tinge di biondo e pomicia con la testa imbalsamata di un lupo, l'altetico pensa solo al sesso (ci deve essere per forza una scena di sesso, agli Antichi piace così) e la final girl non la da all'intellettuale. Lo sciocco invece è sciocco (anche se ha ragione) e non lo ascolta nessuno. Le morti si susseguono e gli eventi anche, dominati da un demiurgo onniscente che li pilota secondo l'ottica del consumatore. Solo che poi il classico horror diventa altro. Le cose non vanno come dovrebbero e una variante (il caso) si intromette. Cabin in the Woods si trasforma in un film esegetico e grottesco, come dimostrano gli ultimi minuti, quelli travestiti da finale omologato come il lupo da cappuccetto rosso.


Forse è questa l'idea veramente geniale: non soltanto andar contro le aspettative dello spettatore medio ma rappresentare sottoforma di film i processi creativi e commerciali che portano al film stesso e mostrarlo coinvolgendo lo spettatore. Furbizia (perchè di operazione furba si tratta) e tanto cuore fino a provocare un orgasmo in chi dorme, sì, ma non quando guarda un film. Intrattenimento e un pizzico di intelligenza. Il tutto rappresentato con estetica letteraria, lovecraftiana, in un pre-apocalittico che fa esattamente quello che per anni si è evitato di fare nel tentativo di mantenere in vita un cadavere. E allora è bene dare uno sguardo a qualcosa di nuovo non tanto concettualmente quanto praticamente, in attesa che i tempi siano davvero maturi.

CONCLUSIONI

A chi non piacerà questo film? Agli horror maniaci intransigenti, a chi non sguazza nel genere e agli Antichi. Qui viene fatto fondamentalmente quel che era stato fatto nella serie tv di Buffy. Ma Whedon è cresciuto, ha perso la malizia e forse questa volta ha avuto carta bianca. Goddard dal canto suo si dimostra abile dietro la mdp e gira senza sbavature. Ovviamente il piede è premuto sull'accelleratore ma non importa. Speriamo solo che sti Antichi si sveglino e facciano in po' di pulizia.


 

Commenti

  1. Film sorprendente, uno dei migliori di questa stagione, e non soltanto nel suo genere.
    Bravissimi Whedon e Goddard!

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  2. E' un peccato che molti (e lo dico a malincuore) non l'abbiano apprezzato e che l'unica motivazione che hanno portato sia stata: non fa paura.

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  3. Frank, io l'ho apprezzato moltissimo e vedo che siamo di nuovo sulla stessa lunghezza d'onda. Su una cosa non sono molto d'accordo ma è una facezia. Secondo me quella "casa" nel titolo italiano ci sta benissimo perchè rende ancora più chiaro l'intento di rileggere le basi del genere...magari il titolista italiano lo ha fatto involontariamente...

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  4. Forse hai ragione e ci potrebbe stare bene, ma mi infastidisce questa scelta costante dei distributori italiani di mettere casa in ogni titolo horror in cui ci potrebbe star bene.

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