Velluto Blu (di D. Lynch, 1986)

Locandina realizzata da Enzo Sciotti

"Ho sempre desiderato intrufolarmi nella stanza di una ragazza per guardarla di notte e forse, a un certo punto, vedere qualcosa che fosse un indizio in un caso d'omicidio". No, non è un voyerista squilibrato a parlare ma il nume tutelare di questo blog (sì, lui continua a non saperlo) David Lynch. Era il periodo seguente alla fine delle riprese di The Elephant Men, quello che avrebbe portato al fiasco Dune di un regista che altrimenti non avrebbe mai sbagliato un film. Lynch pronuncia questa frase davanti al produttore Richard Roth, che ne rimane molto colpito. A quei tempi il regista era ossessionato da Ronnie Roket, progetto mai realizzato e anche questo Velluto Blu dovette aspettare anni prima di poter essere messo in scena. Prima perché, appunto, ci fu Dune. Secondo perché dopo due anni passati a scrivere il copione, Lynch sentiva che al film mancava ancora qualcosa.
Salto temporale: 1986. Grazie a condizioni vantaggiose e altre meno (totale libertà artistica ma riduzione sostanziosa dell'ingaggio) l'artista del Missoula riesce a girare il tanto agognato film e a ottenere da Dino De Laurentiis sei milioni di dollari per quello che egli stesso definì un esperimento. Qualcuno, guardando Velluto Blu, si chiederà dove sia il lato sperimentale ma ricordiamoci il quando e soprattutto il dove: gli anni ottanta negli Stati Uniti.

Jeffrey Beaumont trova in un prato un orecchio mozzato e spinto dalla curiosità comincia ad indagare grazie anche al supporto di Sandy, figlia del detective Williams. Le indagini lo porteranno a conoscere Dorothy Vallens, cantante di nightclub, e Frank Booth, psicopatico sadomasochista. Così la storia di un orecchio tagliato assumerà le sembianze di un viaggio da incubo.

Cosa c'è dietro il sipario? Cosa si cela nascosto da quella che comunemente definiamo "la normalità"? Queste sono domande che David Lynch si è sempre posto. Possiamo dire, in un certo senso, che i film del maestro sono uno strumento per andare oltre l'apparenza, dilaniarla, un ponte per il passaggio dalla finzione a un'altra finzione che però mette in dubbio quel che diamo sempre per scontato. Quel che più lascia storditi durante la visione di Velluto Blu è la sensazione che qualcosa non vada. Che tutto sia portato talmente agli estremi da provocare disagio. Ricordo che una volta mostrai questo film alla mia ragazza di allora e lei non fece altro che ridere e mascherarsi gli occhi con le mani durante la visione. Perché in questo film si passa dall'infantile all'adulto, dallo zuccheroso al tragico all'orrore. In questo film c'è tutto lo scibile umano proiettato con energia su pellicola, dilaniato, esagerato.


In Velluto Blu c'è l'America fatta a pezzi a colpi di MDP, le staccionate, gli alberi e i prati sradicati solo per vedere cosa c'è sotto. Con violenza, perché è la violenza a rivelare la verità di un mondo dal cuore selvaggio. La violenza rappresentata da Frank Booth, il male e la depravazione incarnate. Altro elemento esagerato, scheggia impazzita che rispecchia il nostro lato peggiore, quello che vogliano far finta che non esista e che ci mette a disagio. "Non guardarmi". Ecco, Booth ci mette a disagio perché è la proiezione di noi stessi liberi da ogni convenzione e da qualunque elemento positivo. L'Es violento che ci ricorda da dove veniamo: l'utero ("papà sta per tornare a casa", dice Frank rivolgendosi al sesso di Dorothy) e l'oblio (la droga che Frank respira prima di ogni atto efferato). Tramite questa violenza noi assieme al protagonista riusciamo a scoprire la realtà delle cose, è il pertugio da cui spiamo il mondo, un orecchio mozzato o lo spazio tra le ante di un armadio. Insomma, l'obbiettivo della camera se vogliamo dare al lungometraggio (inizialmente più di quattro ore, poi ridotte a 120 minuti) una lettura meta-cinematografica.

Velluto Blu è il film in cui compaiono alcuni simboli divenuti poi ricorrenti nella cinematografia del maestro. In primis il colore blu che primeggia fin dal titolo, utilizzato anche in seguito simbolicamente come colore del mistero (il progetto libro azzurro in Twin Peaks, il fiore blu in Fuoco Cammina con Me e la chiave dello stesso colore in Mulholland Drive), chiave indispensabile per poter aprire quella porta che conduce in un mondo altro, sospeso tra sogno e realtà. Anche il rosso è però colore feticcio, quello che caratterizza i drappi celanti la vera natura del mondo in cui viviamo, allo stesso tempo fuoco distruttore e simbolo di rinascita (il pettirosso). C'è la figura della donna intesa come personaggio sacrale, innocente e peccaminoso che proprio in Blue Velvet anticipa il proprio duplice ruolo. E infine la musica. Oltre ad essere il film che segna l'inizio della collaborazione tra Lynch e il compositore Angelo Badalamenti, in Velluto Blu ritroviamo l'uso ossessivo della forma canzone, non più mero accompagnamento alle scene ma che assugge a ruolo di mezzo attraverso cui si esplica il senso più intimo dell'opera. 
A metà strada tra thriller, dramma e weird, Velluto Blu è considerato uno dei migliori e più rappresentativi film degli anni '80. Fece incetta di premi e permise al suo regista di ottenere la seconda candidatura all'Oscar della sua carriera. Gran parte del merito va però anche agli attori, tra tutti Dennis Hopper delizioso maniaco schizzato in grado di assumere il controllo della scena e in grado di sbaragliare la concorrenza di Willem Dafoe e Robert Loggia (antagonisti poi rispettivamente in Cuore Selvaggio e Strade Perdute). Isabella Rossellini stupisce per intensità drammatica e coraggio (si mostra completamente nuda, in una parte difficilissima e dai dolorosi risvolti psicologici) mentre gli attori feticci Kyle MacLachlan e Laura Dern si rivelano semplicemente perfetti, completamente identificati nel ruolo.Stiamo parlando di un'opera coraggiosa, talmente dura e controversa da far male. Non ci sono filtri, c'è il Lynch-pensiero nudo e crudo, letale come un colpo di pistola. C'è il cinema, quello vero, quello che ci fa sperare che il Maestro torni dietro la macchian da presa per regalarci l'ennesimo capolavoro della sua carriera. E della nostra vita.



Commenti

  1. film grandioso, con cui come dici ha gettato i semi per twin peaks e mulholland drive.
    e adesso vogliamo un nuovo film, occhio di lynch!

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    1. sua figlia ha detto che tornerà. Io ci credo poco ma ci spero tanto...

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  2. Ottimo film, che ha posto le basi per una vera e propria mitologia successiva.
    Bombissima!

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    1. Peccato che l'oscar l'ha vinto Stone con Platoon

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    2. dai povero stone ,platoon ha debellato la merda reazionaria e vittimista di molti action sul vietnam, è una pellicola leggendaria.
      Io questo devo vederlo ancora,però di Lynch son ossessionato da strade perdute,veramente purissima arte,per me.

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    3. Bellissimo Platoon, ma questo è tutta un'altra storia ;)

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  3. Film immenso, e da Lynchana te lo posso assicurare, grandissimo Dennis Hopper che tra l'altro ho conosciuto proprio con questo film e di cui mi sono innamorata del suo talento.

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    1. Concordo. Tra l'altro Hopper è malsano come il suo personaggio

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