Cannibal Holocaust (di R. Deodato, 1980)


La storia del cinema è fatta anche di scandali. Ce ne sono di diversi tipi, da quelli di cui si rendono protagonisti attori o registi a quelli fisiologici all'industria stessa. E poi ci sono i film/scandalo. Ne abbiamo avuti anche noi, qui in Italia, tanto tempo fa. Su due piedi mi vengono in mente Salò, Ultimo Tango a Parigi e Cannibal Holocaust
Ecco, Cannibal Holocaust. Un film manifesto per il cinema di genere nostrano tanto in negativo quanto in positivo. In negativo perché fece parlare di se in tutto il mondo per i motivi sbagliati, in positivo perché ha fatto scuola e continua a farla. Quasi non ci si crede che sia stato girato da un mestierante (e ricordo a tutti che per me mestierante non è un termine necessariamente negativo) come Ruggero Deodato.

Un gruppo di documentaristi parte da New York alla volta della foresta amazzonica e poi scompare nel nulla: vengono ritrovate le bobine che testimoniano una fine incredibilmente orribile (da filmscoop.it)

La prima cosa che viene in mente pensando a Cannibal Holocaust è l'aura di simil-snuff che si è guadagnato a causa delle reali violenze perpetuate a danni di animali durante la lavorazione. Fatto condannabile - legalmente e moralmente - ma che non è poi così importante ai fini di una valutazione del film. La seconda cosa che viene in mente è il termine mokumentary, anche se effettivamente il film di Deodato non è un mokumentary. Parliamo più che altro di un precursore. 
Infine, anche se pochi ci fanno caso, pensando a Cannibal Holocaust viene in mente il cinema di inchiesta. Anzi, a dirla tutta alla base del lungometraggio c'è proprio una riflessione sui media e sul mondo dell'informazione, schiavo e vittima di un sansazionalismo a cui sacrifica i suoi protagonisti. 
Qualcuno poi alzerà la mano e vorrà precisare che il tema più evidente è quello sulla civiltà e sui suoi limiti, quello sui freni etici e morali che la socità impone in maniera violenta e innaturale, sugli istinti che se non veicolati diventano una terribile arma pronta a ritorcersi contro l'essere umano civilizzato che li reprime. In effetti è vero, questo è il tema più evidente ma allo stesso tempo è quello trattato in modo più banale, talmente banale che non ho voglia di parlarne.


Parliamo invece della pellicola da un punto di vista tecnico: Cannibal Holocaust è un film nel film in qualsiasi modo lo si voglia guardare, a partire dal tipo di pellicola usato (35 e 16 mm) per arrivare allo stile di ripresa che alterna quello tradizionale all'uso della macchina a mano. Allo stesso tempo il lavoro è diviso in due parti, una prima in cui vengono poste le basi di un mistero da svelare, la seconda in cui quel mistero viene svelato. Ed è forse questa la parte che più violentemente colpisce lo spettatore, ormai intrappolato in una sorta di voyerismo estremo che lo costringe a guardare (o subire) scene di indicibile violenza (non così tanta, ma considerate gli standard dell'epoca) senza la forza di porsi interrogativi etici. Che poi arriveranno, ma solo alla fine dei giochi, con tutte le riflessioni del caso. 
Potremmo definire Cannibal Holocaust un gioco di contrasti: l'estrema violenza contro gli evidenti intenti morali(zzanti), le immagini destabilizzanti e forti (la scena della tartaruga è quasi insostenibile) contro le soavi musiche di Riz Ortolani, le condizioni estreme in cui è stato girato contro la perfezione formale e stilistica che lo contraddistingue. 

Non è facile parlare di bello o brutto. in questo caso. Il film, prima condannato (sia dal punto di vista legale che da quello morale) e poi acclamato e assurto al rango di cult, è un perfetto esempio di arte cinematografica ma anche vittima di quello stesso sensazionalismo che tanto esplicitamente condanna. Un serpente che si morde la coda, insomma. Di certo non è un film che permette mezze posizioni: o lo si ama o lo si odia. Lo sa bene certa critica che ha cercato di liquidarlo ingabbiandolo in categorie che stanno fin troppo strette: horror, splatter, cannibal movie. Eppure Cannibal Holocaust, per quanto ripugnante, nausenato o brutale, ha fatto scuola e questo nessuno può permettersi di negarlo.


Commenti

  1. questa è una di quelle pellicole che non ho il coraggio di vedere,e mai guarderò eh.Sicuramente però fa parte della storia del cinema, sono quelle pellicole più grandi del cinema e della vita che a mio avviso sfuggono anche dalle mani dei loro creatori,come se vivessero di vita propria alimentandosi di leggende,critiche,ovazioni.
    Io sono molto critico,in generale, sul modo di fare critica ultimamente. Come sempre in Italia ,prima si condanna pesantemente ,poi si celebra senza freni e paura del ridicolo.
    Una sola cosa, io non ho perdonato a Lars la morte di un asino sul set di un suo film, mandarlay e a Coppola la scena del bue,figurati se prendo alla leggera quelle di Deodato.Non è un discorso animalista,ma se vuoi "morale" il cinema è finzione e riprendere l'agonia e la morte di un essere vivente è un atto impudico di fronte al grande evento della nostra esistenza:la morte. Questo è il mio pensiero,eh!
    ciao

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    1. Per quanto riguarda la morte degli animali: io non sono un animalista ma se ammazzi un animale mi stai comunque sulle palle. Detto questo mi sembra illogico condannare un film per un motivo del genere. Mi sembra più giusto dire "il film è così, così e così ma a causa della morte di quegli animali mi fa schifo" piuttosto che "il film fa schifo perchè muoiono davvero degli animali". Che poi si potrebbe discutere tanto, ad esempio: gli animali uccisi erano il pasto della troupe e quelli uccisi dagli indigeni erano effettivamente rituali loro che avrebbero eseguito comunque. Allora qui ci si dovrebbe chiedere che senso abbia filmare la cosa.
      Per quanto riguarda la Coppola invece quello è un discorso diverso: lì si tratta di un altro rituale (condannabile? da noi che abbiamo i Mc Donald?) ripreso e inserito in un documentario. A sto punto bisognerebbe condannare anche i documentari in cui un leone sbrana una gazzella.

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  2. io purtroppo ho avuto modo di vedere questa cosa e non esito a definirla robaccia sensazionalistica che cerca di colpire basso lo spettatore in modo del tutto gratuito...e non c'entrano solo gli animali o l'aria da snuff movie..l'ho odiato a ogni fotogramma di più proprio perchè è un qualocsa che vuole fare scandalo a prescindere...

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    1. Questa volta non sono d'accordo: se si vuol fare sensazione non si rischia ne la vita ne la carriera. Ma è una mia considerazione puramente personale, il film mette in conto di farsi odiare. A me da quel punto di vista non ha fatto ne caldo ne freddo.

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  3. sinceramente...era veramente necessario far fuori degli animali per fare un cavolo di film...dai...non serve essere animalisti per pensarla così...

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    1. Sì, ma il film non è basato sull'uccisione di animali. Quello è un discorso morale/legale che non cambia il giudizio sul film stesso. Che poi uno lo condanni per quello o si rifiuti di vederlo per lo stesso motivo è un altro discorso.

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  4. un cult personale che adoro! violentissimo che persino Leone a suo tempo amò alla follia!

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    1. Ecco confermato: o lo si odia o lo si ama. Io la penso come te, anche se non arrivo ad adorarlo: lo considero un film importante!

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  5. Sugli animali si è già detto di tutto. Io dico solo che per me era evitabile anche Barbareschi, per dire!

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  6. Non ho mai avuto il coraggio di vederlo, ci credi? Ho paura che mi infastidirebbe come nient'altro al mondo.
    Però aspetto con ansia l'omaggio al genere di Eli Roth, quindi prima della sua uscita temo mi toccherà recuperare qualche cannibal movie... ç__ç

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    1. Io reputo i cannibal movie film abbastanza inutili, ma questo qui (che piaccia oppure no) ha fatto la storia del nostro cinema. Secondo me un appassionato dovrebbe vederlo a prescindere, altrimenti sarebbe come un appassionato di letteratura che non legge, che ne so, D'annunzio perché troppo di destra.

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  7. Il concept del film comunque è notevole, avanguardistico. Poi effettivamente piace o non piace, però, come giustamente osservi, Cannibal Holocaust ha segnato a modo suo la storia del cinema. È un "vanto" che il cinema italiano ormai non può neanche più lontanamente sognare...

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    1. In effetti è stato un innovatore poi saccheggiato senza ritegno. Almeno un tempo avevamo quanche vanto...

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