The Last Stand - L'ultima sfida (di Kim Ji-Woon, 2013)


Partiamo con la pura e semplice verità: The Last Stand è un filmone. Non un capolavoro, ne un film d'autore o rivoluzionario. Un filmone. E nel fare quest'affermazione forse sono condizionato dalla presenza di un mito come Arnold Schwarzenegger sullo schermo, dal fatto che questo sia il suo ritorno come protagonista in un film (action), ma mi sento scusato perché Schwarzenegger è e sarà sempre un attore fisico che, per puro caso, ricorda la mia infanzia e la mia adolescenza cinematografica. 
Perché Schwarzy è stato lontano dal grande schermo per troppo tempo ed era tornato giusto a fianco dell'amico/rivale Stallone per sostenerlo nel suo progetto The Expendables. Ma se a 66 anni suonati decidi di rimetterti in gioco, la scelta migliore che puoi fare è scegliere un regista come Kim Ji-Woon alla sua prima esperienza in lingua inglese.

Ji-Woon è una specie di mito. Ha girato Two SistersBittersweet LifeIl buono, il matto, il cattivo, tre cult che passano in rassegna tre generi diversi e lo fanno alla perfezione. Era scontato che Hollywood avrebbe allungato le mani su di lui strappandolo alla Corea e portandolo tra le sue dorate e avide braccia. 
Il risultato è un film tra passato e presente, vecchio e nuovo: 

Il trafficante di droga Gabriel Cortez scappa di prigione e si dirige verso il confine con il Messico a bordo di una delle auto più veloce mai costruite. Peccato che per espatriare debba passare per Sommerton Juncton, in Arizona. E lo sceriffo di Sommerton Juncton è Ray Owens. 

Guardare The Last Stand - L'ultima sfida è come fare un salto nel passato rimanendo con una finestra aperta sul futuro. Tra l'action e il western di frontiera, l'on the road e il cinema d'assedio, si respira l'aria dei film anni '70/'80, quella del classico intramontabile che brilla come gli occhi dello spettatore nostalgico. Ma qui non si tratta solo di nostalgia e questa non è solo un'operazione revival. Perché Ji-Woon è un regista moderno che aggiorna un genere sull'orlo del collasso. Questo film non è The Expendables. Qui siamo di fronte a una pellicola granitica come il corpo di un attore che ha sempre fatto della fisicità il suo punto di forza, senza mai rinunciare ad un'ironia e auto-ironia mai banale. The Last Stand è un film ironico ma anche duro e violento, moderno ma privo di quell'appeal videoclipparo tanto di moda negli ultimi anni. 


Ci voleva un coreano per rilanciare il genere che ha reso grande gli U.S.A.. Perché gli asiatici sono rimasti gli ultimi (e gli unici) ad amare questo tipo di cinema senza svilirlo, rimanendo legati ad un passato che, lo sappiamo tutti, non tornerà mai più. Qualsiasi altro registucolo americano in mano alle case di produzione avrebbe realizzato una marchetta inutile: rallenty a gogo, citazioni fuori tempo massimo e carosello di volti noti. Invece qui, senza scomodare la parola "capolavoro", siamo di fronte ad un film onesto, che fa quello che promette tra inseguimenti, sparatorie e botte da orbi. E ironia, lo ripeto, che prendersi troppo sul serio vuol dire stancare lo spettatore. Una risata ci salverà dalla noia quanto e più di un mitragliatore che fa a pezzi vetrine, macchine e cattivi. 

A scrivere il film uno sconosciuto Andrew Knauer, a firmare la fotografia Kim Ji-Yong. Nel cast anche Forest WhitakerEduardo NoriegaLuis GuzmanPeter Stormare, gente con le palle che fa tutto con i propri volti scavati nella carne dal sole. Il tutto subordinato all'estetica formale di Kim Ji-Woon, che piega li piega a meccanismi cinematografici senza sbavature, ferrei ed eleganti, essenziali oserei dire. E anche se la storia è vista e rivista, anche se la sceneggiatura è quella che ci si aspetta in un prodotto americano, si rimane piacevolmente sorpresi. 
Alla fine il risultato è riassumibile con un unico aggettivo: fresco. Perché non gliene frega più a nessuno di sorbirsi cinema vecchio, morto e sepolto. Se i nostalgici si entusiasmeranno, i giovani avranno pane per i loro denti. E a chi questo film non piace, si mettesse il cuore in pace: non per cattiveria ma i gusti a volte non vogliono dire un cazzo e The Last Stand - L'ultima sfida è figo come poche cose girate negli ultimi anni. 


Commenti

  1. una pacchia :il grande arnold e poi il cinema asiatico.
    Io non amo gli action made in u.s.a, tranne quelli del buon arnie,ma la scena cinematografica asiatica ha rielaborato e dato nuovi codici al genere che me lo fa amare tantissimo.Vabbè,ma il futuro del cinema risiede in quelle terre,sono fantastici
    Bittersweet life ,poi:capolavoro assoluto

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Gli asiatici hanno sempre saputo fare l'action meglio degli occidentali. Ora finalmente qualcuno comincia ad accorgersene

      Elimina
  2. io la scomoderei pure la parola "capolavoro"!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non me la sento di usare la parola capolavoro, anzi. Bel film, figo, ma alla fine è e resta quello che è

      Elimina
  3. Concordo dalla prima all'ultima parola.
    Divertente, girato da dio, autoironico.
    E poi un grane Arnold. Bellissimo.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ci voleva, strano a dirsi ma "una ventata d'aria fresca"

      Elimina
  4. Kim Ji Won è un regista che a Hollywood se lo sognano e pur se leggermente addomesticato fa vedere di che pasta è fatto in questo film che mi ha fatto divertire come pochi quest'anno. Ho visto che non l'hai nominato quindi di Kim Ji Won TI obbligo a recuperare ( se non l'hai già fatto) I saw the devil ...arte applicata al thriller!

    RispondiElimina
  5. Sai che non sapevo che ci fosse Schwarzy? :D A giorni lo vedrò pure io :)

    RispondiElimina

Posta un commento

Info sulla Privacy