I critici, i blogger e la gente


In questi giorni mi sono messo a riflettere sul ruolo del blogger (cinematografico, letterario, musicale), su quello dell'appassionato e sulla scrittura on-line. Anche su altre cose, ma non sono affari vostri. Tutto è iniziato qualche giorno fa, più o meno una settimana, con una domanda che sinceramente mi ha fatto cadere dalle nuvole: "perché tu puoi parlare di cinema e gli altri no?". Ovviamente la cosa è legata al dibattito (anzi, la polemica) che è sorto dopo la messa in onda del film vincitore del Premio Oscar 2014 La Grande Bellezza. Ma no, non ho intenzione di tornare sull'argomento (poco interessante) perché quel che mi interessa è lo spunto cui ha dato vita: perché io posso parlare di cinema e gli altri (il panettiere, il salumiere, il mio medico curante, la massa, le persone) no? Ecco, già la domanda parte da un presupposto sbagliato, perché fa distinzione tra me e la gente comune. Come se io fossi speciale, come se i blogger fossero gente con dei super poteri che scrive di cinema (di letteratura, di musica) perché critici illuminati che sanno qualcosa che gli altri, i "comuni", non sanno. E no, non è così. Altrimenti non esisterebbero blogger più in gamba e altri meno, i blogger sarebbero sempre tutti d'accordo tra loro e bla bla bla. Quindi, no.


Tutto questo mi fa pensare a una cosa che invece mi dicono spesso e mi dicono da molto: tu che capisci di cinema, tu che sei un blogger, cosa pensi di questo film? Alcune volte me lo dicono per sfidarmi, altre per prendermi in giro, altre ancora perché ci credono davvero. Ma essere blogger vuol dire davvero capire (da un punto di vista tecnico) di quello di cui si sta parlando? In teoria sì, in pratica no, ma in tutti e due i casi la cosa conta poco se per "capire di cinema" si intende essere un critico cinematografico. Fare critica presuppone conoscere la materia da tutti i punti di vista ma vuol dire anche avere delle basi culturali legate all'argomento trattato e alla critica in se. Essere blogger invece vuol dire (il più delle volte) esprimere un parere personale basato sull'esperienza. E l'esperienza, nel caso di un blogger cinematografico, è tutti i film che ha guardato, tutti i libri che ha letto, tutte le riflessioni e le discussioni post visione. E' questa la differenza con chi guarda un film ogni morte di Papa e che magari "non sa" perché semplicemente "non gli interessa sapere".



Non si tratta semplicemente di scrivere una recensione, quello è un modo di porre la faccenda. Si tratta (di nuovo) di esprimere un parere e giustificarlo, ma soprattutto (almeno per me) di riflettere su un qualcosa. Personalmente non mi ritengo un critico, né un esperto. Ho iniziato a scrivere di cinema perché ho unito a quella che dovrebbe essere la mia attività principale (scrivere) alla mia passione principale (i film). Il mio è semplicemente un modo di scrivere parlando di quello che amo. E scrivere costa fatica, credetemi. Quando lo si fa davvero, scrivere può essere la cosa più dura, faticosa e dolorosa al mondo. Molto vicina a un parto. In alternativa diventa un piacere fittizio e immediato, arbitrario, paragonabile alla masturbazione. Ecco allora, la recensione diventa solo una forma per dar vita a tutto quello che c'è dietro. Poi è ovvio: c'è chi ha buono o cattivo gusto, c'è chi scrive bene o male, c'è chi ha un certo tipo di sensibilità, un certo tipo di gusto, chi è più tecnico e chi più filosofico. Ci sono i generi e le diverse passioni. Un blogger può indirizzare il lettore verso un film (o allontanarlo) spiegando perché una pellicola gli è piaciuta oppure no o può, più semplicemente, fregarsene e parlare semplicemente di quello che vede.


La differenza poi la fa il modo. I blogger non sono visti come figure professionali ma questo è un problema molto italiano. Dipende dal modo in cui si fa bloggin. Non si tratta di essere esperti di qualcosa, la differenza sta nel come ci si approcci a qualcosa. Io non parlo mai di automobili. Mi piacciono, ma non ho mai approfondito l'argomento. Non parlo mai di balletto, visto che non lo seguo. Non parlo di pittori finlandesi perché ci capisco poco. Se lo faccio, esprimo un mio parere elementare e va bene così, ma non potrò mai argomentare come farebbe un appassionato. E l'appassionato di balletto può essere anche lo spazzino o il mio dentista. Non vuol dire niente.

Ed è così per tutto, la maggior parte delle volte. Internet da a tutti la possibilità di esprimersi ma non è detto che tutti abbiano qualcosa da dire. Ma alla fine la selezione diventa naturale, alla faccia degli sfottò, delle critiche e delle polemiche. E chi non sa, quelli a cui non importa e quelli che lo fanno solo per noia, alla fine scompaiono, ingoiati e sputati dal web. Chissà, forse potrebbe capitare anche a me, a lungo andare. Chissà.


Commenti

  1. Ahia, Fran, che discorso mordace + spinoso = Spinace!
    E la qualità del blog, chi la decide?
    Le visualizzazioni?
    La gente iscritta?
    Se i canoni di giudizio fossero quelli su cui si basa il tuo discorso (capacità argomentativa, di composizione e cultura di chi scrive) ..... Am temo che il blogging sia una questione meramente onanistica. ;P

    RispondiElimina
    Risposte
    1. No Giocher, non parlo di qualità, parlo di altro. Il discorso era: perché un blogger dovrebbe poter parlare di cinema ed essere considerato affidabile? Non può essere considerato affidabile perché dice solo quello che pensa, ma può fare in modo di argomentare le proprie opinioni meglio di chi il cinema non lo guarda. Cosa molto ovvia ma che ultimamente sembra essere passata in secondo piano.

      Elimina
    2. Qualità = Affidabilità ("Peso") - Cit. Snatch-

      Parlavamo della stessa cosa, ed il discorso mio verteva, appunto, su quello ;)

      Elimina
    3. Ma io non parlavo di canoni di giudizio, parlavo di pretesti. Il blogger usa il blog come pretesto per poter scrivere di ciò che gli piace (onanismo, come dici tu) solo che, proprio perchè parla di qualcosa che gli piace e che dovrebbe conoscere, può argomentare meglio (non in maniera più o meno giusta)

      Elimina
  2. Bella riflessione su cui sono d'accordo. Parlo di ciò che conosco, altrimenti sto zitta. Per quanto mi riguarda aprire un blog è stato un misto di incoscienza tardiva e voglia di raccontare a modo mio la mia più grande passione. Il mio mestiere è un altro, ma mi sono accorta che spesso ho amiche che mi chiedono consigli su film da vedere perchè mi considerano "affidabile" in materia.Mi accontenterò di poco ma per me è già una discreta soddisfazione.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ma io credo nella libertà di parola: tutti possono dire la loro. Mi viene da ridere quando poi trovo commenti di persone che dicono "cambia mestiere" solo perché non sono d'accordo :D

      Elimina
    2. Cambia mestiere è tipico, magari qualcuno ci pagasse :) molti non conoscono la soggettività e dunque quando non sono d'accordo su un film ci danno degli incompetenti, cosa davvero ridicola :D

      Elimina
    3. Se mi pagassero forse non scriverei su un blog. Se ti pagano in un certo senso ti "costringono".

      Elimina
  3. aiutooo
    sento che sto per essere ingoiato dal web
    no, adesso mi sta sputando fuori
    aiutoooooooo
    :)

    RispondiElimina
  4. Decisamente, condivido in pieno il tuo parere, il blogger spesso pur non avendo le basi per una "critica ufficiale" e le virgolette non sono un caso, scrive per passione, o come hai detto te per esperienza di fronte a quello che ha visto, spesso la critica ufficiale scrive per soldi, e non guarda il prodotto che deve recensire...:)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sì, poi la critica ufficilae funziona in un modo che non capisco, evito anche di esprimermi sull'argomento.

      Elimina
    2. Inoltre sul web si incontrano pseudocritici - non faccio nomi - che non solo dimostrano di non sapere un ca...volo di cinema, ma dicono che sono laureati e quindi possono fare i critici a differenza di noi blogger...ahiahiahi...

      Elimina
  5. Un blogger è più 'esperto' di un dato argomento semplicemente perché è la sua passione, no? Io di cinema scrivo sul mio blog, certo, ma prima di tutto guardo molti molti film, leggo, mi informo, 'studio', quindi è diverso rispetto a chi guarda un film una tantum per passare il tempo. I miei amici dicono che ne so più di loro semplicemente perché loro queste cose non le fanno, perché la loro passione è un'altra. Poi passione non è sinonimo di qualità, ma questa è un'altra storia.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Passione e sinonimo di interesse e l'interesse molto spesso genera conoscenza. Sì, la qualità è un'altra cosa.

      Elimina
  6. L'ultima frase mi ricorda qualcuno... :B

    RispondiElimina
  7. Una riflessione molto interessante in cui mi rispecchio molto. L'affidabilità/qualità credo la definiscano i lettori del blog, che tra l'altro a mio parere è simile all'approccio con i romanzi, ovvero se lo scrittore non mi ha convinto non compro più i suoi libri.
    Riguardo al nostro "compito" per ora credo sia quello di consiglieri di cinema e/o letteratura, diventando alle volte utili per creare mini-dibattiti appunto su film/libri.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sì, alla fine è il pubblico che definisce la qualità, ma bisogna anche vedere chi è sto pubblico. Insomma, è tutto così relativo che quasi non ha senso parlarne. Discorso diverso è chi ti critica per una cosa che fai solo per passione, quasi non si potesse esprimere un parere ragionato.

      Elimina
  8. Discorso complesso di cui si parla troppo poco. Di sicuro è una palestra di scrittura e socialità, più o meno narcistica...
    Il confine con la critica può essere oggi sempre più sfumato.

    RispondiElimina

Posta un commento

Info sulla Privacy