[Recensione] Exodus - Dei e re (di Ridley Scott, 2015)


Oramai è chiaro: approcciarsi ad un film di Ridley Scott diventa sempre più difficile. Lo è almeno dal 2000, quando con Il Gladiatore iniziò a dedicarsi al peplum storico e a realizzare colossal in costume, mega blockbuster da milioni di dollari pronti a conquistare premi, pubblico e critica. 
Ecco, quando penso a Ridley Scott non posso far altro che chiedermi come il regista di capolavori come Blade Runner e Alien abbia potuto realizzare vaccate cosmiche quali Soldato Jane, Hannibal e Robin Hood. Come un uomo in grado di esordire con un opera (in costume) come I Duellanti sia caduto poi nella trappola Black Hawk Down (non un film brutto, intendiamoci) per poi tirar fuori lavori di incredibile delicatezza come Il Genio della Truffa o Un Ottima Annata. Di girare il film della rinascita (American Gangster) per poi tirar fuori quella cosa noiosa intitolata Nessuna Verità. Insomma, un vero e proprio mistero del cinema. E ricordo a tutti che io sono uno di quelli che rimase estasiato dalla potenza visiva di Prometheus (massacrato da chiunque) e prova imbarazzo durante la visione de Il Gladiatore (osannato da tutti) e che quindi non boicotta a priori l'ultimo Scott esaltando i lavori precedenti. Inizio solo a credere che il problema di quest'uomo, davanti a cui ti puoi solo levare il cappello quando si parla di "regia", siano le mega produzioni faraoniche in costume. E lo conferma con il suo ultimo lavoro, Exodus - Dei e re, del 2015.

Inutile mettersi a riassumere la trama: Exodus (come dice il titolo stesso) è l'ultima rappresentazione hollywoodiana dell'esodo degli ebrei dall'Egitto narrato nell'omonimo libro della Bibbia. Anzi, no. Exodus è la famosa storia di Mosè che da principe d'Egitto divenne antagonista de Il Faraone, suo fratello adottivo. No, nemmeno. Exodus narra la vendetta di Dio (quello ebraico) sull'Egitto dopo secoli di schiavitù del popolo eletto. Insomma, la storia la sapete, è trita e ritrita, può essere guardata da diversi punti di vista ma rimane quella. 


Solo che, in mano a Ridley Scott, Exodus diventa un polpettone action/mistico di quasi tre ore incentrato sulla figura di Mosè e sulla sua metamorfosi tormentata da principe d'Egitto e generale a condottiero delle forze ebraiche guidato da un dio/bambino capriccioso e vendicativo. Che poi quest'ultima lettura è l'unica che più rimane vincolata alla tradizione. Infatti il regista, rifiutando la classica lettura alla DeMille del racconto biblico, si rifugia nel modo che già conosce di fare cinema: svincolato dalle fonti e dai dati storici, visivamente immenso, ateo e action. Umano. E infatti in Exodus l'elemento "fantasy" è ridotto, quasi assente, mentre ogni evento di natura divina viene quasi spiegato in maniera "realistica". Se poi la sceneggiatura di Steven Zaillian si concentra sul lato umano dei due personaggi principali, Mosè (Christian Bale) e Ramses (Joel Edgerton), tramutando in semplice contorno tutti i loro comprimari, allora diventa chiara la piega che il film prende: quella di un prodotto alla Il Gladiatore prima e alla Robin Hood dopo, con un pizzico di Le Crociate nel mezzo. E sembra quasi di assistere alla summa del cinema scottiano da quindici anni a questa parte. O forse, semplicemente, di tutti i suoi difetti.


Exodus non funziona. Questo non vuol dire che sia un brutto film, semplicemente si rivela un film inutile. Non lascia niente: non un'emozione, non una morale, nemmeno entusiasmo. Sì, le musiche sono bellissime. Sì, da un punto di vista tecnico non puoi dirgli niente. E sì, visivamente è grandioso e almeno tre o quattro scene ti fanno rimanere a bocca aperta. Ma rimane un film senz'anima in cui a non convincere sono proprio i personaggi e le dinamiche che li guidano, punto focale della pellicola. Tutto accade perché sembra debba semplicemente accadere. E Scott lo sa, altrimenti non avrebbe detto che è già pronta una director's cut del film. Ma quello che mi chiedo é: se il film che hai girato non è pronto e ti ci vuole una versione estesa per mostrarlo al massimo del suo potenziale, cosa diavolo lo fai uscire a fare? Perché ci metti la tua firma? Per fare soldoni con la versione cinematografica e quella futura in dvd? Come si fa a mandare in sala un film che non convince nemmeno il regista stesso? 

In tutto questo discorso faccio beatamente a meno di focalizzarmi su cose che hanno fatto storcere il naso ai più come la accuse razziali o quelle ideologiche. Non voglio neanche soffermarmi molto sullo spreco di risorse umane comunemente chiamato cast: grandi attori sprecati in personaggi che diventano poco più di una comparsata. Alla fine Exodus è semplicemente il fallimento del colossal in costume che finisce per divenire una semplice versione hollywoodiana della Bibbia. E Ridley Scott, ateo convinto, concede persino un'apertura a Dio e al misticismo di cui sembra essere impregnata a volte la vita, anche se non ce ne accorgiamo. E in questo fallimento ricorda molto il Noah di Darren Aronofsky, con cui è agli antipodi. E questo è veramente un gran peccato, considerando soprattutto la dedica finale che, quella sì, è riuscita ad emozionarmi veramente.

Commenti

  1. A me "Noah" non era dispiaciuto del tutto, ammetto - il che dimostra la mia piena incompetenza cinematografica.
    Questo però me lo voglio vedere. Scott, se non altro, tecnicamente è sempre una garanzia.

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    1. Il gioco per me non vale la candela. Sarò troppo cattivo, ma per me questo è un film perdibilissimo

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  2. Al solo pensiero di vederlo mi viene voglia di organizzare un esodo dalle sale cinematografiche. :)

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    1. Figurati che inizialmente pensavo fosse un film sugli esodati italiani

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  3. Noah mi aveva fatto cagare, spero almeno che questo, pur non entusiasmando, quantomeno mi intrattenga.

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    1. A me ha intrattenuto per la prima mezz'ora. Poi il nulla assoluto.

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  4. Eppure dal punto di vista puramente visivo mi attrae e non poco... :)

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    1. Il punto di vista visivo, che molto spesso per me fa la differenza, sta volta non è bastato

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  5. non mi attira per nulla e Noah l'ho messo tra le cose peggiori dell'anno appena trascorso...

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    1. Per me rimane meglio di Noah, ma non ne vale proprio la pena. Magari però sbaglio

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