Still Alice (di Richard Glatzer e Wash Westmoreland, 2014)


LA TRAMA: Alice Howland è una donna sulla cinquantina, un'affermata linguista con una cattedra alla Columbia. Ha una famiglia numerosa e di successo, con un marito chimico e i tre figli Anna, Tom e Lydia. Tutta la vita di Alice sembra perfetta, tutto sembra la realizzazione del classico sogno americano, fino a che però alla donna non viene diagnosticato una forma di Alzheimer precoce che, com'è ovvio che sia, finirà per rivoluzionare la sua vita.

IN POCHE PAROLE: che all'epoca Still Alice sia stato girato per far vincere a Julianne Moore il suo primo Premio Oscar, secondo me è un dato di fatto. Perché il film di Richard Glatzer e Wash Westmoreland (anche sceneggiatori) è il classico prodotto strappalacrime basato sull'interpretazione del suo attore (in questo caso attrice) protagonista. Adattamento cinematografico del romanzo omonimo scritto dalla neuroscienziata Lisa Genova, Still Alice resta comunque un film intenso in grado di spaccarti il cuore. Certamente paraculo, certamente costruito a tavolino, sicuramente nulla di speciale da un punto di vista meramente cinematografico, ma chi se ne frega quando riesce a spaccarti il cuore a metà e a farti vomitare lacrime?

LATI POSITIVI: Julianne Moore e la capacità di spaccarti il cuore a metà, a patto di rinunciare a qualunque lucidità analitica. Una storia forte e "pesante" ma che fila liscia e veloce senza mai annoiare.

LATI NEGATIVI: cinematograficamente mediocre, fatto apposta per strappare lacrime ma che affronta un tema come la malattia e l'Alzheimer un po' troppo superficialmente, rimanendo in superficie.


APPROFONDIMENTO:

La forza straziante di un film che merita l'annullamento di qualsiasi analisi razionale. Mantenere la lucidità del commentatore o del recensore di fronte a Still Alice è deleterio e, francamente ingiusto.
Ovvio, quando si parla di un film in questo modo, si rientra automaticamente nel campo del soggettivo ed è in questo modo che voglio parlare di Still Alice: a modo mio. Perché fanculo a tutte le menate da recensore, intenditore o massimo esperto. Se un film riesce a farmi piangere dall'inizio alla fine, per me è promosso. Non mi frega che si tratta di un film mediocre, fatto a posta per far vincere alla sua attrice protagonista un Oscar e piegare la solita Academy, che con i film sulle malattie ci va a nozze. Non mi frega nemmeno se ritrae la solita famiglia medio borghese americana da Mulino Bianco ma trapiantata nella città che non dorme mai o se l'Alzheimer viene lasciato in superficie. Quel che conta è che Alice Howland, all'apice della sua carriera, sia una donna ancora "affamata", che dalla vita ha avuto tutto ma che non si vuole accontentare. Famiglia, carriera, benessere fisico e mentale. Poi, ad un certo punto, arriva la malattia. Perché la vita sembra quasi ti voglia prendere in giro. L'ho già detto una volta in un altro post: "le cose non vanno mai come ci si aspetta". che è un po' poi come la legge di Murphy, ovvero "se una cosa può andar male, ovviamente lo farà". La vita di Alice le riserva la più grande presa per il culo: a lei che della memoria aveva fatto un vanto, delle parole il suo strumento, della mente la sua forza da far risiedere in quel tempio sano del suo corpo. Le toglie l'essenza, la concezione di se.

Inutile prendersi in giro. Certo, Alice è una madre e una moglie e questo, apparentemente, la malattia non glielo può togliere. Vero, no? No! Perché quando non riesci più a riconoscere i tuoi figli o non puoi stare più accanto a tuo marito, non sei nemmeno più quello. Non sei più un cazzo. Ad Alice infondo viene strappato tutto e lentamente. Nonostante lei non si arrenda. Nonostante lei continui a provare, a esercitarsi, ad allenarsi. Nonostante lei sia forte. L'Alzheimer piega chiunque, è impossibile batterlo. E certo, Still Alice non si prefigge di approfondire questa terribile malattia. Ma la guarda dal punto di vista della sua protagonista. Non è un film profondo che va in profondità. Ci mostra solo quello che succede dal punto di vista di una persona. E ce lo spiega con il modo che trova quella persona di affrontarla, ma non solo. Ce lo spiega attraverso l'interpretazione di un'attrice stratosferica che non sarà alla sua migliore interpretazione ma attraverso le sue facce, i suoi occhi, i suoi gesti, riesce a rappresentare la malattia meglio di qualunque sceneggiatura.


Sì, alla fin fine il film è da poco, cela i personaggi come fossero macchiette e li nasconde dietro la protagonista. A un attore come Alec Baldwin, ad esempio, viene dato troppo poco spazio per dimostrare la sua bravura. Un po' di più ne viene dato a Kristen Stewart, ma ne avremmo fatto volentieri a meno. Gli altri comprimari, invece, quasi scompaiono. E, ripeto, analizzando con lucidità in film ne esce ben poco per cui gioire. Ma io non sono riuscito a rimanere lucido. Piangere fino a singhiozzare annulla qualsiasi tipo di lucidità, e non mi vergogno a dirlo. Perché non solo l'idea di perdere tutte le proprie facoltà cognitive fino all'annullamento mi terrorizza, ma è straziante l'ingiustizia, la mancanza di qualunque senso che ci possa aiutare a pensare che quel che ci accade abbia un significato. E forse tutto quel che rimane lo ritroviamo in noi e può sopravvivere persino all'annullamento del se. Come di Alice può sopravvivere comunque qualcosa negli occhi di chi le vive accanto, quasi fosse un riflesso. 

CONCLUSIONE: Still Alice è un film imperfetto, forse addirittura mediocre. Ma se lo si guarda nel modo giusto, con gli occhi giusti, allora riempie il cuore fino all'esplosione. Perché in un certo senso il film di Richard Glatzer e Wash Westmoreland non parla solo di malattia. Parla di amore. 
Ah, e Julianne Moore è praticamente perfetta.

Commenti

  1. Un film bello e toccante, con una strepitosa Moore ;)

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  2. Io, invece, non l'ho trovato paraculo neanche un po'. Anzi, molto discreto: anche freddino, qui e lì. Cinematografico poco e niente. Il romanzo è una lettura che mi ha segnato, molto duro e disturbante, ma il film scorre, sì, e così ruffiano non è nel momento in cui, nella scena del discorso, la protagonista non getta improvvisamente all'aria i suoi foglietti e va di fantasia, dicendo quello che le viene al momento. La ricordo la Moore, che teneva il segno con la penna: straordnaria davvero, nonostante un film impreciso. :)

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    1. Beh, io ho trovato assolutamente paraculo il decidere di dare spazio a determinati personaggi (come quello interpretato dalla Stewart) e di tratteggiare la famiglia in un certo qual modo, rimanendo in superficie. Alla fin fine non è un film che parla della malattia, è un film che parla di un personaggio affetto da tale malattia e non puoi scegliere di dare una visione talmente ricca di cliché senza risultare almeno un po' paraculo. Per il resto e nonostante questo, a me sto film è piaciuto!

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  3. Direi che Ink ha già detto quello che, fondamentalmente, volevo dire io. Un film che a me è piaciuto proprio per essere doloroso ma non strappalacrime.

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    1. Su questo siamo d'accordo :) ma io ho pianto comunque come una fontana :P

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  4. Anche io mi accodo a Ink. Certo, in vista degli Oscar è stato tutto un po' strumentalizzato, ma racconta la parte prima della malattia, non quella spesso patetica che viene raccontata nella maggior parte dei film, quindi ne hanno fatto un utilizzo molto intelligente.
    Julianne pazzesca come sempre.

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    1. Oscar meritato 1000000 volte, ma per tutta la sua incredibile carriera!

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  5. Mi accodo anch'io con Ink. Film imperfetto ma non paraculo.
    Che poi, piccola curiosità, uno dei sue registi (coppia gay) era gravemente malato durante le riprese, ha seguito tutto dalla sua stanza dell'ospedale tramite un collegamento con l'i-pad.

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    1. Come ho scritto nella risposta a Ink, credo di essere stato frainteso su ciò che ho trovato di paraculo nel film :)

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  6. Concordo con te. La vicenda prende il cuore e ti dimentichi il resto. Merito soprattutto dell' attrice che è magica. A me resta quella scena in cui lei scopre sul pc le istruzioni che si era lasciata per prendere le pillole. Queste sono al piano di sopra e ora che ci arriva si è dimenticata dove sono. Allora ridiscende per leggere ancora poi risale. Niente. Poi porta su il pc. Trova le pillole ma suonano alla porta. Si sparpagliano a terra ed amen. Scena bellissima ed aimè profondamente ingiusta. Non ti ricordi nemmeno che vuoi morire.

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    1. Quella scena mi ha praticamente ucciso... l'ho trovata di una tragicità ineluttabile

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