Holidays (di registi vari, 2016)

BREVE COMUNICAZIONE DI SERVIZIO

Siamo praticamente in estate, un'estate che quest'anno sento meno del solito, piena com'è di impegni, di lavoro e di progetti (privati). Ma a parte me e chi non ha né il tempo né il modo di andare in vacanza, estate è sinonimo di "leggerezza": fa troppo caldo per le cose pesanti, fa troppo caldo per mettersi al PC a leggere cose che interessano sempre meno, fa troppo caldo per mettersi a guardare film tutti i santi giorni. Quindi, per tutti questi motivi, Combinazione Casuale adotterà un formato più snello, con post più brevi e solo due volte a settimana. Poi, a Settembre, si tornerà (spero) ai soliti post le solite tre volte a settimana. Ma, bando alla ciance, oggi si parla nuovamente di un horror, nuovamente di un film ad episodi. Nello specifico, oggi si parla di Holidays.


HOLIDAYS

Holidays è un horror episodico, l'ormai collaudato horror antologico tornato tanti di moda negli ultimi anni. Chi mi conosce lo sa: io questo formato lo amo, ma il rischio di rimanerne delusi è sempre dietro l'angolo. In un certo senso proprio Holidays è un film deludente, con otto cortometraggi tra il passabile e il mediocre privi di vere e proprie idee folgoranti. E quando hai a disposizione pochi minuti per conquistare lo spettatore, essere folgoranti è l'unico modo per riuscire nell'impresa. Ovviamente almeno uno dei brevi episodi vince e convince a 360 gradi, ma credo sia veramente troppo poco. Non fraintendetemi però, alla fine Holidays è un "contenitore" guardabile e godibile; ogni segmento è così breve che non corre il rischio di annoiare... solo credo fosse lecito aspettarsi di più. 

Ad essere coinvolti nel progetto ci sono nomi più o meno noti nel panorama "di genere", con un Kevin Smith a fare da traino con il suo nome sulla locandina. Alle spalle invece c'è la XYZ Films, casa produttrice che ha sempre finanziato (con budget spesso imbarazzanti) una nuova ondata horror indi e sperimentale, in taluni casi riuscendo nell'impresa (ad esempio con il recentissimo The Invitation).

Ma bando alle ciance, spendiamo qualche parola sui corti che compongono questa antologia a tema. E il tema è (ovviamente) le festività:


Valentine's Day, scritto e diretto da Kevin Kölsch e Dennis Widmyer (i registi di Starry Eyes, del 2014) è un corto tipicamente "americano" che parla di amore adolescenziale, bullismo e follia. Non è nemmeno male ma, effettivamente, non riesce ad andare oltre i soliti cliché e si dimostra solo un'ottimo esercizio di stile narrativamente inutile. 

St. Patrick's Day, scritto e diretto da Gary Shore (quello del brutto Dracula Untold) è una commistione tra commedia nera e fantahorror, con un'occhio al paganesimo ed uno alla critica sociale. Interessante e weird per come è stato concepito, ma alla fine niente di nuovo sotto il sole e con un finale ovvio e deludente. 

Easter, scritto e diretto da Nicholas McCarthy (regista di The Pact e del bel At the Devil's Door) è forse uno dei corti migliori ma in cui, secondo me, si commette l'errore fondamentale: quello di mostrare il "mostro". ed è proprio quando si da concretezza visiva alla mostruosità che il corto perde di fascino. Visto anche il budget esiguo, sono convinto si potesse evitare e in quel caso avremmo avuto l'episodio migliore.


Mother's Day, di Sarah Adina Smith, è il corto "bho" della raccolta. Secondo me si parte da un'ottima idea per finire nella più totale mancanza di idee e nella noia più assoluta, raccontando una storiella che non si capisce dove voglia andare a parare.

Stessa cosa si potrebbe dire di Father's Day, di Anthony Scott Burns, con una storia ben costruita ma che poi non arriva da nessuna parte, lasciando lo spettatore interdetto. Credo che, soprattutto in un corto, ci sia bisogno di definire quel che si sta raccontando. In questo caso però il regista va per accumulo e delude proprio per il nulla di fatto finale: allo spettatore rimane il bagaglio di quel che è stato accumulato sul groppone, senza una catarsi che gli permetta di liberarsene.

Halloween, di Kevin Smith, invece è l'opposto; un corto "fisico", "materiale", un pulp umoristico che, proprio per questa sua natura, alla fin fine dice poco o nulla. Non è nemmeno tanto male, ma era logico aspettarsi qualcosa di meglio da Smith, regista di punta del progetto.


Christmas, scritto e diretto da Scott Stewart (quello di Priest e Dark Skies) è forse il corto migliore, con quell'atmosfera sci-fi che conquista e con una storiella originale che sicuramente intrigherà lo spettatore. Non me lo sarei aspettato da Stewart, che non mi è mai piaciuto particolarmente. 

New Year's Eve, diretto da Adam Egypt Mortimer (ma scritto da Kevin Kölsch e Dennis Widmyer) è invece un buco nero di humor e violenza, ma alla fine si spinge molto sullo squallore visivo e poco e niente su tutto il resto. Il "colpo di scena" non è neanche intuibile, ti sorprende, ma alla fine ti chiedi il perché di una storia tanto fine a se stessa. Il più dimenticabile, secondo me, tra gli otto segmenti. 

Come ho detto, alla fine Holidays non è neanche tanto male. Ma si dimentica presto e non lascia nulla, se non qualche nome da rivalutare e qualche regista di cui segnarsi il nome. Ma non funziona quasi sempre così, in questi horror antologici?

Commenti

  1. I film a episodi mi stanno sullo stomaco..ma poiché questo è a tinte horror potrebbe interessarmi ;)

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  2. Non vado pazzo per gli horror ad episodi e penso proprio che, in giro, ne troverei di migliori. Però che bella la copertina!

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  3. Visti i nomi coinvolti mi aspettavo una piccola chicca, invece quasi tutti gli episodi mi hanno annoiato...

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