Channel Zero - Candle Cove (di Nick Antosca, 2016)


Da appassionato come sono di creepypasta (e se non sapete cosa sono ma vi interessa, andatevi a leggere un po' questi post qui) e serie TV, non avrei mai pensato di trovare la felicità di fronte al monitor del mio PC godendo di entrambi questi elementi allo stesso tempo. Poi però, un giorno, è arrivato Channel Zero, e la mia vita è cambiata.

Paura. Un sentimento che al cinema o in home video ho provato spesso, anche se non quanto avrei voluto davvero. Perché è indubbio: l'esperienza fortifica lo spirito. In altre parole, è molto più facile spaventarsi (per della fiction) quando si è bambini, scevri del significato della paura, con gli occhi ancora poco abituati alle cose di terrore. Poi, man mano che si cresce, si iniziano a vedere cose e a vivere esperienze... e spaventarsi diventa sempre più difficile.

La mia passione per le creepypasta forse nasce da questo: racconti o vicende inventate che attingono dalla quotidianità, dalla realtà o da situazioni familiari, trasformandole in incubo ma, soprattutto, che raccolgono l'eredità delle leggende metropolitane, inquietanti per natura (proprio perché spacciate per vere) e le traslano in questa realtà 2.0 dove reale e irreale, sempre più, si fondono. Le creepypasta, se ben gestite, colpiscono l'immaginario di chi le legge/guarda/ascolta, poco importa l'età o il background. Certo, non arrivo a parlare di vera e propria “paura”, ma con l'atmosfera giusta... insomma, provate a leggerne qualcuna da soli, prima di andare a dormire!


Ora, mi sono spaventato tante volte di fronte ad un film, ma devo ammettere che non mi sono mai spaventato per una serie televisiva se non nei lontani anni 90', grazie al mitico Twin Peaks. Ma, appunto, ero piccolo e TP rappresentava una novità assoluta. Come una novità assoluta è, del resto, Channel Zero, la prima serie – da molto tempo a questa parte - che è stata capace di colpirmi con alcuni sani spaventi.

Ma perché CZ dovrebbe essere una novità assoluta? Semplice: perché si appropria di un media diverso e abbastanza nuovo (le creepypasta, un prodotto del web) e lo traduce in una serie di frame concatenati in televisione.

Channel Zero è una serie televisiva antologica horror americana creata da Nick Antosca (che, per chi non lo sapesse, ha ideato Teen Wolf, ha ideato Hannibal e ha diretto quei brutti film che sono il reboot di Venerdì 13 e The Forest ). Per ora sono state garantite due stagioni (autonome tra loro). La prima è andata già in onda in patria e si intitola Candle Cove, la seconda andrà in onda nel 2017 e si intitolerà The No-End House. Entrambi i titoli richiamano altrettante omonime creepypasta e della prima vi ho già parlato qui.


Candle Cove è stata una vera e propria scoperta. Si è partiti dalla CP rendendola lo spunto per qualcosa d'altro, senza cadere nell'emulazione di un prodotto troppo distante dal format TV e dando vita ad un prodotto di serie B, economico, che ha però garantito una riuscita visiva e narrativa inaspettata. Perché questa prima stagione di Channel Zero mi ha coinvolto e convinto senza ricorrere quasi mai ai soliti mezzucci per tenere alta l'attenzione, con cliffhanger ben costruiti e una gestione dell'atmosfera esemplare. Candle Cove è malsano e cattivo, ti si appiccica addosso e ti sorprende con trovate visive veramente originali, quasi auto-dichiarandosi un “classico” dal punto di vista narrativo. Sei episodi estremamente ricchi di suspance con vere e proprie trovate in salsa horror e un'anima che a me ha ricordato prepotentemente lo Stephen King degli anni 80' – 90'. Per non parlare poi delle numerose citazioni, che vanno dall'immancabile Twin Peaks a classici della fantascienza/horror come Il Villaggio dei Dannati.


Ogni episodio è diretto da Craig William Macneill, regista dell'apprezzato The Boy del 2015 (e non questa cagata qui, sia chiaro) ma alla sceneggiatura si sono avvicendati diversi autori tra cui spiccano lo stesso Antosca e il mitico Don Mancini (quello che ha "inventato" La Bambola Assassina). Il risultato garantisce un'ottima omogeneità e uno sviluppo di personaggi e vicende abbastanza coerente. Ma quello che mi ha più stupito e spaventato di questa serie antologica è stata l'abilità nel gestire un budget evidentemente ridotto e colpire lo spettatore con trovate visive assolutamente uniche, sconcertanti, terrorizzanti, capaci di spiazzare e di far paura senza ricorrere mai a grandi effetti speciali, anzi, mascherando la povertà e trasformandola in un punto di forza. Perché Candle Cove vi lascerà il disagio di scene meravigliose e conturbanti. E sinceramente, dopo aver divorato questa prima stagione, non vedo davvero l'ora di godermi la seconda. Per quel che mi riguarda, siamo di fronte ad una delle serie rivelazione dell'anno e sono convinto che ne vedremo delle belle, il prossimo.  

Commenti

  1. Incute molta più paura e suggestione di un qualsiasi American Horror Story, ma tra protagonista anonimo e finale sbrigativo l'ho trovato molto deludente; peccato, perché l'inizio era una bombetta. L'anno prossimo, magari, con ritmi sostenuti e attori più convincenti... :)

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    1. L'unica cosa che ti appoggio è il protagonista, per il resto il finale mi è sembrato in linea. Niente di originale, certo, ma questa serie non punta sull'originalità, secondo me!

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  2. Ne ho sentito parlare ma non ho ancora avuto il 'piacere' o forse il coraggio di vederlo ;)

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    1. Guardalo, secondo me è una dei pochi horror da tv che merita veramente

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  3. Quando ho letto The Boy mi sono per un attimo spaventato :) Lo guarderò presto, è già pronto nel mio hard disk :D

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    1. Diciamo che fosse stato di quel The Boy non avrei nemmeno perso tempo... forse :P

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