Verità o leggenda? Red Rooms, quando la realtà diventa horror

Da Videodrom di D. Cronenberg

Se passate abitualmente da questo blog, molto probabilmente vi piace l'horror. Questo perché ne parlo spesso (di cinema horror) anche se poi, a conti fatti, il mio genere preferito resta quello delle commedie romantiche, ma tant'è.

Però è vero, l'horror (e non parlo solo di fiction), soprattutto quando legato al mistero e al paranormale, mi piace da morire. Ma non è di questo che voglio parlare ora. Piuttosto voglio dire un'ovvietà per potermi poi collegare all'argomento del post: spesso la realtà è più terribile e terrificante di qualunque film. Ad esempio, qualche giorno fa, spulciando il sito dell'ANSA (www.ansa.it) mi sono ritrovato a leggere una notizia raccapricciante: in Germania un diciannovenne ha assassinato con numerose coltellate un bambino di 9 anni, figlio di vicini di casa, per poi annunciare la cosa sul dark net, corredando l'annuncio con alcune fotografie.
Ora, al di là dell'orrore che può provocare un avvenimento del genere, al di là del cordoglio, al di là del dolore e al di là di qualunque ovvio (e umano) sentimento che una notizia del genere può suscitare, il mio pensiero è corso velocemente al “mito” delle Red Rooms.

Ora però, prima di spiegarvi cosa sono le red rooms, permettetemi di contestualizzare la cosa: poco più su si è parlato di Dark Net ma non è detto che tutti sappiano di cosa si tratti. Bene, il dark net (o darknet) è una rete virtuale privata o, in altre parole, un circolo chiuso sul web. Si trova nel deep web (qui un post a riguardo) e, al di là di quel che può far intendere il nome, non è necessariamente qualcosa di “oscuro”. Il darknet è uno strumento, gli usi che se ne fanno possono essere giusti o sbagliati a seconda dei casi. Nello specifico del fatto di cronaca raccontato poco più su, si tratta di uso sbagliato. Sbagliatissimo. Malato. Terribile.

Sul deep web (e sul darknet) però circolano vere e proprie leggende metropolitane. Se si tratti di verità o fandonia non è dato saperlo, non sempre almeno. Molte volte si tratta di cose reali raccontate dall'amico di un amico che, passando di bocca in bocca, di orecchio in orecchio, perdono il loro lato reale e diventano altro. E poi ci sono le red rooms.


Cosa sono le red rooms?

C'è un sito e tu ci vuoi entrare. Dicono che lì su succedono cose terribili, cose che nessuno dovrebbe guardare, cose oscene al di là di ogni etica o morale. Ma tu sei malato o sei un ricco eccentrico o forse tutte e due le cose, e ci vuoi andare. Vuoi vedere con i tuoi occhi. Quindi paghi. Paghi anche profumatamente. In cambio dei tuoi soldi ti danno un username e una password. Tu le digiti ed entri nel famigerato sito web, quello di cui ti hanno parlato, quello che brami da giorni di vedere, roba da non dormirci la notte. Non è nulla di che, spartano, diresti amatoriale. Poi non c'è nulla se non un grosso orologio digitale scarlatto che segna un countdown a cui mancano 37 secondi per scadere. E tu sei lì, sulla tua sedia, a fremere. Finalmente anche tu potrai vederlo. Finalmente anche tu saprai com'è. Non importa quanto sbagliato sia: te lo meriti. Te lo sei meritato per aver fatto finta tutti questi anni. Te lo sei sudato tenendo a freno (a malapena) quei terribili impulsi che nessuno avrebbe capito e capirebbe mai. Stringi i pugni, le unghie ti si infilano nei palmi, le labbra sono serrate al punto da aver perso ogni ombra di colore. Sì, stai tentando di tenere a freno un sorriso. Lo fai a te stesso, perché tanto sei solo, non c'è nessun'altro nella stanza, non c'è nessuno nel resto della casa. Intanto i secondi scorrono: meno cinque, meno quattro, meno tre, meno due, meno uno... zero. Sgrani gli occhi. Ti sollevi col busto dallo schienale. Avvicini la faccia allo schermo. Sbatti le palpebre ma la situazione non cambia: non c'è niente lì. Niente. Solo lo schermo nero come sfondo di un sito web spartano, forse amatoriale. Ricadi con tutto il peso sulla sedia. “Porca puttana, mi hanno fregato”, pensi. E poi, subito dopo: “chi è che me ne aveva parlato?”.

Una red room è un sito web del deep web a cui è possibile accedere solitamente su invito (e a pagamento) per assistere a torture, omicidi o esecuzioni in diretta, tramite webcam. Molto spesso però si tratta di fake orchestrati ad arte per spillare soldi a ricchi depravati, pazzi furiosi, malati o semplici curiosi (curiosi di che poi? Boh).

In altre parole, quindi, una red room non è altro che uno snaff movie in diretta e per lo più interattivo, perché (si dice) chi partecipa a questi spettacoli osceni può intervenire tramite chat dando consigli o ordini su cosa fare, come uccidere, che torture infliggere al macellaio di turno. L'evoluzione 2.0 di una leggenda metropolitana ben più famosa, quindi.


Sta di fatto però che mai nessuno ha visto una red room e che non esistono testimonianze dirette. Mi sento di aggiungere però che, fondamentalmente, nessun testimone oculare se ne andrebbe in giro ammettendo di averlo fatto, trattandosi di un crimine. Inoltre, effettivamente, esistono alcuni casi conclamati e ascrivibili al fenomeno delle red room: il primo è legato all'ISIS e alle sue esecuzioni in diretta ospitate dal deep webm, il secondo al triste caso di The Daisy Destruction.

Ora, io non me la sento di parlarvi di questo fatto ignobile. On-line troverete tante informazioni a riguardo, io vorrei evitare anche solo di pensarci. Perché sì, ho visto tanti film terribili a volte ispirati a fatti realmente accaduti (e altrettanto terribili), ma in realtà la cattiveria umana, la vera malvagità, non riesco proprio a sopportarla e il su citato caso è simbolo di una malvagità malata ed estrema, aberrante. Sapere che è reale, che una cosa del genere è successa davvero (forse anche più volte) mi annichilisce.
Non è nemmeno paragonabile al fatto di cronaca citato all'inizio del post: lì si tratta di un malato assassino e pericoloso che ha voluto condividere il suo gesto terribile (cosa che poi ha permesso alla polizia tedesca di individuarlo). Qui invece si tratta della mercificazione di un orrore estremo.

Sì, ma The Red Room?


Spesso il mito delle red room viene associato ad una creepypasta giapponese quasi omonima: The Red Room. Si tratta di un video (red room video) che racconta una storia tanto banale quanto terrificante, quella di un ragazzo alle prese con un “pop up” maledetto che appare sul suo PC chiedendogli “Ti piace la stanza rossa?”. E' impossibile da chiudere, l'unico modo per liberarsene è cliccarci sopra entrando in uno strano sito web. Cosa succeda in questo sito non è dato saperlo, si sa solo che il ragazzo trova un elenco di nomi, tra cui quello dell'amico che precedentemente gli aveva raccontato del pop up. Il giorno dopo troveranno il suo cadavere in camera e le pareti tinte del suo stesso sangue.
Ora, la leggenda dice che chiunque guardi questo video, verrà perseguitato dal pop up maledetto.


Creepypasta alquanto controversa, The Red Room è balzata agli onori della cronaca quando fu associata agli eventi di Sasebo slashing (l'omicidio di una bambina delle elementari perpetuato da una sua compagna, bullizzata dal lei su internet), che rende la cosa più inquietante di tante altre leggende urbane simili.   

Correlazioni dirette tra il mito delle Red RoomThe Red Room non ce ne sono, ci sono solo similitudini. Ma, ufficialmente, le due cose non hanno nulla a che fare. Io trovo più terrificante la realtà delle poche red room di cronaca che una semplice creepypasta o una diffusa leggenda urbana. Ovviamente.



Commenti

  1. Articolo davvero interessante (e disturbante).
    La questione secondo me è che al 99% si tratta di finzione, ma davvero poi qualcuno lo fa.
    E magari, a mettere in giro i fake o a far intendere che si tratti di leggende, è la stessa gente (di solito circoli di persone ricchissime) che si dedicano a queste cose...

    Moz-

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    1. Per ora The Daisy Destruction è l'unico caso certo di red room. Quindi questa leggenda ha un fondo di verità. E forse hai anche ragione tu, anche perché "la beffa più grande che il diavolo abbia mai fatto è stato convincere il mondo che lui non esiste"

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  2. Davvero sconvolgente sapere questo, ecco uno dei motivi per cui il mondo va alla deriva sempre più..

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  3. Purtroppo ne ho già sentito parlare... Preferivo non sapere

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  4. Un argomento interessante, da approfondire. Sono quelle cose sempre sul filo tra il possibile e l'effetto domino del passaparola. Il deep web mi affascina parecchio, ne avevano fatto una serie di documentari un paio d'anni che, tra le varie, analizzava alcune delle situazioni più spinose.

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