Scappa (Get Out): un nuovo horror contro il razzismo?


No, non lo è. Non esattamente. Certo, horror politico. Certo, di razzismo si parla. Ma definire Get Out (in italiano, semplicemente, Scappa) un film contro il razzismo, secondo me, non è corretto. Piuttosto un horror che PARLA di razzismo, quello 3.0, in cui la figura degli afroamericani è stata sdoganata, ma solo apparentemente, a livello superficiale. "Il nero va di moda", dice (parafrasando, ma neanche tanto) uno dei personaggi/comparsa. E' il razzismo dei ricchi, che sfocia piuttosto nel classismo e che trasforma il colore della pelle in uno status symbol che non diventerà mai, però, status quo. A dirla tutta, in chiave molto fantascientifica, potremmo addirittura parlare di schiavismo 2.0. Roba "ai confini della realtà"!

Ma andiamo con ordine: Get Out - Scappa è il primo film da regista di Jordan Peele. Un horror d'autore o, più semplicemente, un horror che ritrova la propria natura politica e sociologica. E quindi diventa autoriale nel momento stesso in cui Peele lo pensa, lo scrive e lo dirige dando alla pellicola una logica ben precisa e una direzione studiata, che si rivelano poi in quel meccanismo perfetto che è il film. 

Chris Washington è un giovane fotografo afroamericano "costretto" per un weekend ad andare a conoscere i ricchi genitori della fidanzata Rose Armitage. Come da copione, la cosa rende il ragazzo alquanto paranoico, soprattutto perché lui e nero, Rose bianca e i genitori di lei ancora non lo sanno. Eppure, forse, c'è qualche motivo in più per essere paranoici nella grande villa degli Armitage, tra gli amici altolocati della famiglia che non vedono l'ora, anche loro, di conoscere Chris.


Get Out non è il classico film in cui la paranoia fa da filo conduttore, coinvolgendo tanto il protagonista quanto lo spettatore. No. Peele ci sbatte in faccia, chiaro e tondo, che qualcosa non va nella situazione che ci presenta. Ci mostra una strada, non ci dice cosa troveremo percorrendola ma ci dice che non porta a nulla di buono. Ce lo fa capire sin dalla primissima scena, apparentemente slegata dal contesto, per poi disseminare nefasti indizi qui e la, subliminali e non. Su ogni situazione c'è tanto di cartello che dice "qui le cose prenderanno una brutta piega". Quindi la partecipazione, in questo film, è attiva: lo spettatore non subisce, lo spettatore comprende benissimo, anche senza capire il perché o il percome. Ma lui sa. E mano a mano che il film procede la consapevolezza si fa strada anche nel cuore (e nella mente) del protagonista, mentre noi facciamo il tifo per lui. 

Per me la grandezza di Scappa - Get Out, sta anche nel ribaltamento di prospettiva che ha, certamente, una valenza razziale. Il luogo comune vuole, ad esempio, che in un film horror il nero muoia per primo. Ecco, Peele invece incentra tutto sul suo protagonista afroamericano, mostrandoci gli eventi dal suo punto di vista. Che non è quello di un ragazzo bianco. Chris non solo si trova, ma si sente in un contesto che non gli appartiene. Un contesto che ribadisce giustamente le differenze etniche ma che (e qui il razzismo) le pone su una scala gerarchica che di giusto non ha niente. Prima di tutto perché Chris è lì, tra ricchi secolari e potenti, mentre lui è un orfano con una carriera in ascesa ma non ancora decollata. Secondo perché (appunto) è di etnia diversa. Una diversità che fa pesare anche'egli nel momento stesso in cui cerca la compagnia dei propri "simili". Però quelli come lui, se ci sono, non sono effettivamente come lui: gli unici afroamericani presenti (senza fare spoiler), fanno parte della servitù. Quindi ecco che la componente razziale viene quasi sostituita da quella sociale. Ce ne rendiamo conto ancora di più quando vediamo che tra i ricchi ospiti della famiglia Armitage c'è un asiatico. 


A rendere ancora più pesante questo clima ci pensano le stranezze a cui Chris assiste. Da una parte e dall'altra. Tutto, in quella casa, sembra voler gridare "scappa". E lo gridiamo pure noi, consapevoli che altrimenti a Chris succederà qualcosa di brutto. 

Poi, quando quel qualcosa accade, ci lascia di stucco. Quando la componente horror si palesa, ne veniamo travolti e un bel film diventa uno degli horror dell'anno. Perché ogni tassello trova il suo posto, la rivelazione non ci arriva tra capo e collo, ci rendiamo conto di quando ogni dettaglio sia stato studiato e inserito lì dove ha senso che stia. Lo stesso accade al momento della risoluzione finale, che non vi rivelo, che ha lasciato molti scontenti ma che io ho trovato perfetta e totalmente in linea con lo spirito dell'opera. E utilizzo il termine "opera" non a caso, perché Scappa - Get Out è la prova che il cinema di genere può avere anche dei contenuti, una propria poetica, qualcosa da dire. Alla faccia di chi pensa ancora il contrario. 

Commenti

  1. Mi state incuriosendo come non mai riguardo questo film!
    Mi embra proprio di essere tornati a un certo cinema horror (non per forza americano, anzi) degli anni '70... **

    Moz-

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Uhm, non lo assocerei agli horror anni '70, si tratta di un modo di fare "politica" diverso, secondo me. Ma guardalo che merita!

      Elimina
  2. Un prodotto non perfetto come oltreoceano hanno descritto, ma sicuramente molto efficace.
    Avercene.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Per me efficacissimo e tecnicamente perfetto... anzi, meccanicamente

      Elimina
  3. E' stata una bella sorpresa... Suspence e morale: chi se lo aspettava in un horror!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Più che altro, chi se lo aspettava un film d'esordio così e prodotto da Blum, tra l'altro :D

      Elimina
  4. Un ottimo film, i suoi difetti (che ci sono) sono dovuti più alla forte connotazione politica americana che a vere mancanze registiche. Negli USA c'era bisogno di un film così...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Per me, formalmente, è perfetto. Cioè, non c'è un particolare fuori posto o, almeno, io non ne ho trovati!

      Elimina

Posta un commento

Info sulla Privacy