George Romero Day: Wampyr (Martin), 1977


Lo scorso 16 Luglio un altro grande maestro del cinema horror (ma del cinema tutto, che i limiti e le categorie mi infastidiscono) ci ha lasciati: George A. Romero. E ovviamente la solita cricca di blogger ha deciso di rendergli tributo e omaggio in questo Blog of the dead.
Vuoi o non vuoi, al di là degli effettivi meriti tecnici (che ci sono, sono evidenti, nonostante in molti facciano finta di no), Romero è stato il papà degli zombi moderni e spesso la sua influenza per quanto riguarda il cinema horror è stata circoscritta alla sua famosa trilogia (a cui poi si sono aggiunti altri tre film, col passare degli anni). Il suo esordio risale al 1968 (La Notte dei Morti Viventi), il suo capolavoro al 1978 (Zombi), ma Romero, nella sua lunga carriera, si è occupato anche di altro. Ad esempio di vampiri.

Il film Martin (arrivato in Europa con il titolo Wampyr nel 1978) è del 1977 e affronta la tematica vampiresca in maniera assolutamete originale, quasi decostruendo il mito del vampiro che, appropriandosi di alcune caratteristiche, ne perde altre. Il vampiro quindi, estrapolato dal contesto gotico e inserito in quello moderno, quasi il regista si fosse chiesto come il nostro Nosferatu avrebbe vissuto in un habitat come quello della provincia americana anni ’70 e, soprattutto, come sarebbe stato visto dallo sguardo dell’americano medio a lui contemporaneo. 


Martin è infatti la storia di Martin, un ragazzo trasferitosi a Braddock, in Pennsylvania, nella casa del vecchio cugino, e di come quest’ultimo lo creda un vampiro. E in effetti Martin anestetizza giovani e piacenti donne per poi bere il loro sangue e magari consumare con loro rapporti sessuali. 

Il vampiro di George Romero, quindi, droga le proprie vittime, ne beve il sangue dopo averne inciso le arterie e consuma rapporti sessuali con i di loro cadaveri. Si muove invisibile nello squallore di una piccola cittadina retrograda alla corte di suo cugino, che ha deciso di salvarne l’anima o distruggerlo poiché lo crede un non morto. Ma dov’è la verità in questo film?
Sta allo spettatore deciderlo perché per lo più, al regista, interessa decomporre una figura tra mito e mitologia, prendendone le caratteristiche "romantiche" e romanzate da tante letteratura e tanto cinema e mettendole da parte, focalizzando il proprio sguardo sulla psicologia del personaggio e di chi gli gravita attorno.
Il mito resta così relegato alle convinzioni di Tateh Cuda, cugino di Martin, e alla distorsione della realtà operata dal personaggio, convinto che quello da cui il parente sia affetto sia una vera e propria maledizione. Di tutt'altro avviso il protagonista, schiacciato tanto dal senso di colpa quanto dalla brama di sangue a cui non riesce ad opporsi. Brama a cui viene data un'origine sessuale sospesa sul classico concetto di Eros e Thanatos. Per lui la propria condizione di vampiro è psicofisica, una malattia che quasi si riflette sul degrado di una città abbandonata a se stessa, quasi proiettata indietro nel tempo, da cui si fa di tutto per fuggire. 


Romero dirige il suo film più personale, quello per cui ottenne la maggiore libertà artistica. Il suo film preferito. Alterna l'horror moderno e fisico, malsano e crudele, a flashback goticheggianti che richiamano i vecchi film della Hammer o della Universal, contaminando tali scene (ricordi, sogni e sensazioni se non addirittura sentimenti, specchio della psiche di Martin) con quell'impronta sporca e folle che troviamo impressa sul resto della pellicola. E intanto il vampiro acquisisce nuova linfa, nuova forma, divenendo mito dei giorni nostri, da un lato la follia del serial killer, dall'altro semplice finzione che può divenire reale nel momento stesso in cui "la gente" vuole credere che lo sia. Ecco, il potere della forza immaginifica che trasmuta la realtà nel momento stesso in cui il fantastico perde la propria funzione "sorprendente". 
Povero Martin, che da moderno Dracula diviene fenomeno o mostro incompreso, perdendo il fascino dell'oscurità e acquisendo il malinconico volto del freak. 


Stranamente, nonostante alcune scene gore molto interessanti, Martin è un film con poco sangue nei momenti giusti, un finale cattivissimo e gli effetti artigianali di Tom Savini (qui anche attore) alla sua prima collaborazione col Maestro (che partecipa con una particina). Ma quel che resta a fine visione è l'estrema sensazione di tristezza che ti si attacca alla pelle e che cresce durante i titoli di coda.

In Europa, come detto all'inizio, fu distribuito col titolo Wampyr, con circa 10 minuti in meno e un (pessimo) rimontaggio - di Dario Argento - che sacrifica, tra le altre cose, le belle musiche originali di Donald Rubinstein a favore di quelle non originali dei Goblin

Addio George A. Romero, questo rimarrà per sempre il film che preferisco della tua filmografia, una rilettura del vampiro spietata ma dal fascino e originalità tutt'ora intatti.

Commenti

  1. Film affascinante, recuperato con le unghie e coi denti grazie a un dvd che contiene la versione Romeriana. Probabilmente uno dei migliori film di vampiri (forse) di sempre!

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    1. Ho proprio quel DVD, contiene anche la versione europea. E per il resto, come darti torto

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  2. Sarà anche stato il padre putativo degli zombie ma ci ha regalato uno dei migliori vampiri mai visti al cinema. Hai fatto bene a scegliere questo film perché non se ne parla mai abbastanza, Romero qui omaggia la tradizione gotica dei vampiri ma aggiorna il concetto, il risultato è un personaggio a cui ci si affeziona, non dimentichiamo nemmeno il cameo di zio George nei panni del prete ;-) Cheers!

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    1. Secondo me questo film ha ispirato anche Addiction di Ferrara, tra le altre cose.

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  3. Vampiri, donne, sangue e Romero, possibile me lo sia perso? credo proprio di sì, comunque un giorno chissà ;)

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    1. Recuperalo, fidati. Tra l'altro era quello che lo stesso Romero preferiva.

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  4. sarebbe stata un'ottima idea sceglierlo vista la rassegna che sto facendo, ma ne parlerò molto più in breve di così! non potevo togliere a te il film sui vampiri:)

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    1. Grazie mille allora :) spero di esser riuscito a parlarne al meglio

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  5. Visto secoli fa e. lo ammetto, mi era rimasto il sapore di qualcosa di davvero pessimo. Forse mi sbagliavo.

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    1. Beh, da un punto di vista prettamente tecnico non è che sia questo granché, forse. Però io non sono un tecnico, quindi non saprei... dagli una seconda possibilità...

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  6. Io adoro abbastanza questo film, e con la tua recensione gli hai reso omaggio in maniera perfetta!

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    1. Grazie, mi fa piacere sapere di aver reso giustizia ad un film che adoro

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  7. Eh sì, me ne vergogno, ma questo è uno dei pochi film di Romero che non ho ancora visto. Conosco qualche retroscena (tipo la presenza di Savini, che da qualche parte ho letto scalpitasse per lavorare col Maestro), ma non l'ho mai visto per intero. E se non bastasse la grandezza di Romero a farmi venir voglia di recuperarlo, basterebbe la passione e la profondità di questo tuo omaggio.

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    1. Ma grazie :D però guardalo per intero... secondo me ne vale la pena!

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  8. Non sapevo che Georgetto nostro si fosse occupato pure di vampiri...sembra un punto di vista interessante,quello che utilizza!

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    1. Secondo me è il punto di vista più originale (ma allo stesso tempo più semplice) nella storia dei vampiri.

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