Netflix: Mindhunter (Stagione 1)


Mindhunter non è una serie "crime" nel comune senso del termine. Nel senso che non si tratta della "crime TV" a cui gli standard più recenti ci hanno abituato. Potrei addirittura affermare che, concettualmente, siamo più dalle parti di True Detective che di Criminal Minds: l'ennessimo successo Netflix, tratto dal libro Mindhunter: La storia vera del primo cacciatore di serial killer americano (scritto da Mark Olshaker e John E. Douglas), non ci propone la classica storia di caccia al colpevole, ma la storia di come tutte le caccie abbiano avuto inizio. In altre parole, Mindhunter ci racconta di come la pratica del "profiling" sia nata e di come sia nato il concetto di "serial killer". 

Nonostante l'ideatore di questa ottima serie TV sia Joe Penhall (commediografo britannico), credo sia indubbio che il vero artefice del suo successo rimanga David Fincher, qui non solo nelle vesti di produttore esecutivo ma soprattutto di regista (con quattro episodi su dieci diretti da lui). E, in effetti, Mindhunter è esteticamente un prodotto profondamente fincheriano. Non solo esteticamente, a dirla tutta. Quella che dovrebbe essere la storia di una nuova metodologia investigativa, si rivela un immergersi negli abissi della mente umana; quella di terrificanti assassini seriali ma anche di investigatori che, nel tentativo di immergersi nel maestrom di malvagità e follia che devono combattere, scoprono - e sono costretti ad affrontare - l'oscurità che alberga dentro di loro. Che alberga in ognuno di noi, a dirla tutta. 


La trama ve la prendo direttamente da Wikipedia: Nel 1977 Holden Ford, negoziatore frustrato dell'FBI, trova un'improbabile collaborazione nel navigato agente Bill Tench del reparto scienze comportamentali e nella professoressa Wendy Carr, con cui inizia a studiare una nuova tipologia di assassino, il cosiddetto "serial killer" e un nuovo metodo di indagine ed identificazione del colpevole chiamato "profilazione", andando in varie prigioni degli Stati Uniti ad intervistare tutti i maggiori e famosi pluriomicidi che stanno scontando la loro pena.

Ritmo lento, atmosfera perturbante. Improvvise accellerate che imprimono dinamismo ad una serie riflessiva che non disdegna quindi momenti più roccamboleschi, per non definirli action (rimanendo sempre nell'ambito del prodotto crime). Alla fin fine sembrerebbe che Mindhunter abbia tutte le carte in regola per soddisfare un'enorme varità di gusti. Eppure le cose non stanno propriamente così: si respira pesantezza, puntata dopo puntata. Si respira un claustrofobico senso di impotenza. Ammettiamolo: guardando Mindhunter ci si sporca un po', non importa quanto il divano su cui la guardiamo sia lontano dalla TV. Questo perché la serie tenta di definire quello che, nell'epoca in cui è ambientata, definito non lo era per nulla. Mindhunter in realtà si pone delle domande e l'attività investigativa che racconta mira a dar loro delle risposte. Che non arriveranno. Perché forse non ci sono. Perché dopo tanti anni, ancora si lavora per trovare un senso a quello che potremmo definire un male atavico, scevro di reali implicazioni morali e per questo ancora più pericoloso. Quel male che permea la realtà, la muta, la confonde. Che arriva persino a confondere i ruoli, celandoli dietro le apparenze. E che ci fa paura. Così deve essere: non ci sentissimo un po' sporchi, non temessimo alcun male, probabilmente saremmo folli anche noi. 

Alla fine, quindi, Mindhunter non è un prodotto "per tutti". Questo al di là della cura maniacale con cui ogni espisodio è stato diretto, "condotto". Però è un prodotto originale per il panorama televisivo mainstream e, soprattutto, è un'ottima serie. Di cui aspetto con ansia la seconda stagione già confermata.

Commenti

  1. Per me un ottimo prodotto che analizza il genere da un punto di vista diverso, e che ricorda molto il Fincher di Zodiac.
    Tra l'altro, il libro da cui è tratta è una bomba.

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    1. Allora devo assolutamente leggerlo. Lo stavo per acquistare proprio qualche giorno fa, ma poi ho optato per altro. Grazie della dritta.

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  2. Questa è una serie di David Fincher in tutto e per tutto :) Per me una delle migliori dell'anno!

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    1. Non ho visto granché di seriale quest'anno. Per me comunque tra le cose migliori viste in "tv" negli ultimi anni.

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  3. Aggiunta alle serie da iniziare, ma il tempo è sempre poco e l'abitudine alla fine prevale sempre.
    Comunque dalle mie parti c'è un premio che ti aspetta! ^^

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