[Netflix] Polar (di Jonas Åkerlund, 2019)


Avrei dovuto scrivere un post la scorsa settimana ma, come al solito, non ho avuto tempo. Recupero oggi parlando di un film brutto che così brutto poi non è nel momento stesso in cui smettiamo di vederlo come film: Polar.

Polar è una produzione Netflix di quest'anno (2019). Polar è prima di tutto un webcomic del 2012, poi un graphic novel e infine l'ultimo film di Jonas Åkerlund, ex batterista dei Bathory e onnipresente regista di videoclip. Ed ecco qui la parolina magica che si ricollega al fatto che, per me, questo non è un vero e proprio film bensì un lungo videoclip di due ore tra il kitsch e il pulp, una roba che se ne frega della coerenza e che si prefigge l'obiettivo di divertire a suon di violenza ed estetica ultrapop. 

Black Kaiser è un killer in pensione che si ritrova prima a dover evitare di esser fatto fuori da altri killer, poi a voler trarre in salvo una donna e, infine, a desiderare di veder consumata la propria vendetta nei confronti dell'uomo che ha deciso di rompergli le scatole.


Non c'è molto da dire su Polar se non che si inserisce in quel filone inaugurato da David Leitch con John Wick, film che nel 2014 ha rilanciato l'action truzzo anni '90 condendolo di tutti quegli aspetti che hanno caratterizzato l'action anni 2000. A John Wick il lavoro di Åkerlund fa più volte il verso, mettendone da parte il lato coreografico e il carattere cinematografico (tra oriente e occidente) spingendo invece l'accelleratore su sangue (sesso) violenza e ludicità. Il risultato è una scheggia impazzita dai colori sgargianti, dalle incredibili accelerazioni e dai momenti onirici schizzati. Un'esplosione di cattivo gusto e culi, di misoginia e aberrazioni cromatiche, di sangue e pochezza. Perché non c'è altro che l'estetica qui, di cattivo gusto e volutamente estremizzata fino al paradosso. Ci vuole tanta sospensione dell'incredulità per riuscire a portare a termine la visione di Polar, bisogna saper passare sopra ad una storia inconsistente scritta con lo spunto su un fazzolettino usato. Ma se ci si riesce, ecco che secondo me il divertimento è assicurato: un film così stupido da risultare irresistibile, un po' come quella barzelletta senza senso ma tanto sporca, sboccata e idiota da causare la risata incontrollata.


Ed ecco che torniamo al fatto che questo, per me, non è un film. Non per il concetto che io stesso ho di film (sia chiaro). Se proprio devo dirla tutta, preso per quello che è, Polar non è neanche così male. A farmelo ritenere un brutto lavoro sono quei particolari che cercano quasi di giustifcarlo, di dargli una forza poetica e un sentimento che non gli appartiene. Perché il contrasto tra malinconia e voglia di cazzeggio, tra silenzio e frastuono, funziona benissimo fino a che quella malinconia e quel silenzio (incarnati dai personaggi e dall'interpretazione di Mads Mikkelsen e Vanessa Hudgens) sembra quasi debbano dargli uno spessore che non ha. Per me Polar resta la fotografia di Pär M. Ekberg, il montaggio allucinato di Doobie White, le musiche di deadmau5 (al secolo Joel Thomas Zimmerman). E, ovviamente, Jonas Åkerlund: questo film è 100% il suo regista. 

Quindi, alla fine, un brutto che mi ha divertito, ma che a mio modesto parere sempre brutto rimane. 

Commenti

  1. ma fuori dai videoclip e di alcuni brani metal, ad Åkerlund è mai riuscito di far bene qualcosa?

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    1. Me lo chiedevo anche io, però secondo me si diverte un mondo

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