Cambiare un po' se stessi può cambiare il mondo?


E' da un po' di giorni che sto pensando a cosa fare di Combinazione Casuale. Lo si sarà capito, ormai: scrivo poco, sparisco spesso, poi torno, sparisco di nuovo, alterno pause lunghe a pause corte. 
Questo perché ho tante cose da fare, la mia vita negli ultimi tempi è cambiata un poco, ho pubblicato due libri in due anni, mi sposto molto tanto per la scrittura quanto per il lavoro e per la vita privata, ho in ballo vari progetti che non sempre rendo pubblici perché non sento la necessità di farlo. Ma, soprattutto, è da un po' di tempo che mi annoia scrivere post sui film. 

E allora, cosa fare di un blog che non sento più mio? Di certo non ho voglia di chiuderlo, perché il nome Combinazione Casuale mi accompagna dai tempi dell'università e ad un certo punto mi ha persino salvato la vita. Cambiare, forse, ma me lo sono promesso tante volte e sempre con poco successo. Credo che allora, a questo punto, la soluzione sia renderlo semplicemente un po' più personale. Parlare di cinema e non di film, perché sì, mi piace parlare di questo e nonostante sia solo un appassionato credo di esser sempre riuscito a farlo bene. Parlare anche di libri, poiché secondo me se ne fa tanto, ma sempre più nel modo sbagliato. Parlare di quel che mi circonda, perché ne vedo tante di cose e, se a volte mi piacciono, sempre più spesso penso siano sbagliate, non solo per come sono ma, soprattutto, per come vengono concepite, osservate, digerite.

Ad esempio: negli ultimi tempi, per grazia divina, sono riuscito a tornare ad insegnare. Sono stato per anni lontano dal mondo della scuola e al mio rientro non ho potuto fare a meno di vedere che le cose sono peggiorate parecchio. Il più importante strumento di formazione della nostra nazione funziona male e sembra che tutti gli sforzi fatti siano stati diretti a farlo funzionare peggio. Ovviamente non parlo solo della "vecchia" generazione. La nuova non fa di meglio. Ai "nuovi" insegnanti non interessa insegnare o imparare ad insegnare. Interessa trovare lavoro. Agli studenti non frega nulla neanche più dell'occasione sociale che la scuola rappresenta, figurarsi dell'"istruzione". Saper usare il cervello è ancora importante? No! Cattivi esempi ovunque spingono sempre più a pensare che la fatica non ripaga, che non serva avere competenze, che il mondo sia un palcoscenico per attori improvvisati. 

La domanda che a scuola (e non solo) ultimamente mi hanno fatto spesso è stata: a cosa serve imparare tutte queste cose? Io ci ho provato a spiegare che non è tanto quel che impari, ma il processo dell'apprendimento. Che là fuori, senza la copertina di Linus che casa e famiglia rappresentano, si può venir sbranati. Che sì, "la vita è un'altra scuola" (cit.), ma la vita ti cannibalizza e di te se ne fa nulla. Sei tu, individuo, a dover trovare un senso a te stesso, immerso nel mondo. 

Parole buttate al vento.

Parole che non servono a nulla e che la realtà esorcizza. Poi però ti chiudono il profilo Instagram e piangi perché non sai fare altro, un lavoro vero (che non c'è, tra l'altro) ti è estraneo, un corpo che non sapresti neanche riconoscere. Possibile che queste nuove generazioni debbano essere aliene a se stesse? Se quelle vecchie non avessero abbracciato questa realtà 2.0 in cui viviamo, forse le cose sarebbero state diverse? Mi ci metto anche io, in mezzo. E mi rendo conto che spesso e volentieri ho sbagliato strada, non ho fatto le scelte giuste o, persino, ho evitato di scegliere. E sono entrato nel sistema, mi sono lasciato ingabbiare e sono divenuto parte di un circolo vizioso. 

Allora non dico che possa servire al mondo, ma iniziare a cambiare questo mio angolino del web potrebbe servivere a cambiare un po' me stesso. Forse. Sarebbe già un inizio.

Grazie per avermi ascoltato. Buona serata a tutti. 

Commenti

  1. Sì, me ne ero accorto, e ti dico solo che è meglio riformare che chiudere, scelta saggia ;)

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  2. L'importante è fare cose che ti fanno stare bene, anche chiudere il blog, se può servire.
    Siamo più importanti noi stessi, che la nostra esistenza virtuale.
    Detto questo, mi auguro che resti. ;-)

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    1. Concordo, infatti preferisco cercare di cambiare piuttosto che chiudere :D. Grazie mille Pirkaf

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  3. Le passioni non vanno mai accantonate, ci aiutano anche a essere migliori se prese nel verso giusto. Per il resto che dire, là fuori è sempre più dura, anche essere modelli virtuosi, come insegnanti nel tuo caso, come genitori nel mio, è davvero dura. Per questa società io potrei rientrare tranquillamente nella schiera dei falliti, perché le cose con cui vieni bollato sono poche (soldi, lavoro, status sociale)... non rimane che compensare con le azioni, con l'amore (di tutti i tipi) verso i nostri figli, i compagni, gli studenti, gli amici, i compagni di viaggio che ci stanno accanto tutti i giorni... comunque non chiudere :)

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