La Casa delle Bambole - Ghostland (di Pascal Laugier, 2018)


Partiamo dal titolo che in Italia è stato dato a questo film. La Casa delle Bambole è di un'arrendevolezza unica. Ovvio e scontato, ma che arriva al punto con una facilità disarmante. In grado di attirare al cinema migliaia di infoiati con Annabelle, The Boy e amenità varie per poi paralizzarli sulla poltrona con qualcosa di totalmente diverso. Molto più corretto ed evocativo il titolo originale, Incident In a Ghostland, che dice tutto o niente ma centra il punto in maniera non subliminale, ambiguo come è il film stesso. L'ultimo film di Pascal Laugier.

Laugier ha diretto il SUO capolavoro nel 2008, dal titolo Martyrs. In carriera di film ne ha fatti solo quattro, incluso questo. In quattordici anni. Parliamo di un film ogni tre anni e mezzo. Però con Martyrs nel 2008 fece il botto, tanto da guadagnarsi un remake e il permesso di venire a girare in America. Dove dopo il 2012 è stato dimenticato perché aveva girato I bambini di Cold Rock, un film che nessuno (tranne me) voleva vedere. Tutto questo dimostra una sola, unica cosa: che Pascal Laugier fa il cazzo che gli pare e all'industria questo non piace. 


2018: Laugier torna a fare un film dopo sei anni, nuovamente una produzione franco-canadese, praticamente aria di casa. Gira, ad essere precisi, il suo film che preferisco perché Martyrs, pur essendo stato l'apice del torture porn e della new wave francese, a me era piaciuto solo a metà (e urge una nuova visione, che qualcosa non avevo sicuramente colto). 
Gira una storia dell'orrore che non ti aspetti, su due diversi livelli narrativi che si intersecano proprio nel punto in cui il climax raggiunge la sua vetta. Un film dai due volti, insomma, che poi sono la faccia della stessa medaglia. In cui persino i jump scare hanno una funzione narrativa. In cui c'è una sequenza nel deserto che ti fa piangere per quanto è bella. La guardi e dici: "questo è un Maestro". Avrebbe dovuto essere il film della consacrazione, questo Incident In a Ghostland. Roba da chiamare Laugier in qualsiasi set di questo mondo dandogli carta bianca. Ma sappiamo tutti che non succederà mai.

La Casa delle Bambole - Ghostland è un film basato sullo spazio e sui corpi. La sine qua non di ogni corpo, in questo film, è il volto. I corpi si muovono nello spazio (la casa del titolo, ma non solo) e ne entrano a far parte, divenendo così parte del tutto. Si nascondono. Lo definiscono. Questi due elementi arrivano a trasfigurare il racconto, diventano il racconto. Un omone che corre definisce tanto il racconto che lo spazio nel momento stesso in cui arriva a mostrarci l'orrore. E questo è un film horror puro. La Casa delle Bambole tocca tutte le sfumature del genere riuscendo persino a sfiorare le vette del gotico. Una po' home invasion, un po' ghost story, che passa dall'oscurità degli interni alla luce opprimente degli esterni senza perdere mai di potenza, anzi. Mi sto rendendo conto, nel momento stesso in cui ne sto scrivendo, di quanto sia potente questo film. Di quanto rispetti la poetica del suo regista. Uno che l'anima non l'ha mai venduta.


Ad esempio, in riferimento al suo masterpiece, La Casa delle Bambole è formalmente una versione alternativa di Martyrs. Ancora una volta, dopo tanti anni, si riflette sulla carne e sul dolore. Ancora una volta il dolore, attraverso la passione del martirio, diviene porta verso qualcos'altro per sfuggire al potere opprimente del materiale. Senza via d'uscita, perché non esiste quel "qualcos'altro". 
Allo stesso modo, come in The Tall Man, la realtà filmica ci viene mostrata per quello che "non è". Perché il gioco al centro del film si basa, nuovamente, sul punto di vista: quello interno e quello esterno. Caratteristica accentuata dall'anima schizzofrenica di un dualismo cardine che echeggia per tutto il viaggio. 

Il bello è però che, secondo me, qui si va oltre. Che ci sono una serie di domande che il regista si era posto in passato a cui tenta di dare delle risposte. In cui la presa di coscienza è tanto figurata (metacinema) quanto reale e si rispecchia nell'idea di cinema del nostro. E lo spettatore viene costretto a subire, ancora una volta, anche se in questo caso la violenza è subliminata dall'atmosfera. La Casa delle Bambole - Ghostland è scomodo perché nell'indeterminatezza del non-luogo in cui è ambientato (una ghostland, appunto) si apre a qualunque cosa. Il nostro purgatorio. 

Commenti

  1. Amo il regista, ma specialmente amo il suo Martyrs.
    Questo ancora non lo vedo, mi piace sapere che c'è ancora qualcuno che se ne frega delle leggi commerciali e continua a fare la sua arte.
    Un film speculare a Martyrs? Interessante, davvero. Recupero.

    Moz-

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    1. Guardalo assolutamente. Io ne sono rimasto estasiato.

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  2. Ecco, pur con tutto il rispetto possibile a uno come Laugier... Questo film mi aveva convinto a metà. Sul finale quasi fastidioso.
    Però quando spinge con la frizione, sono uccelli per diabetici per i deboli di cuore.

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    1. Io l'ho amato tutto invece, per me l'apice della sua carriera :)

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