The Nest - Il Nido (di Roberto De Feo, 2019)


The Nest - Il Nido è un film che dal cinema italiano non pensavi potessi ancora aspettarti. O, per lo meno, su cui non credevi potessi aspettarti tanta pubblicità. Opera prima poi, un horror italiano "rurale" che posso considerare, soprattutto per estetica, estremamente gotico. 
Roberto De Feo gira un film lento, che si prende tutto il tempo per creare l'atmosfera di cui ha bisogno, e ci racconta una borghesia cristallizzata nel tempo servendosi di elementi al limite del cliché per poi sfruttarli nella costruzione di una storia che non viene (quasi) mai raccontata. Piuttosto viene mostrata tra le ombre di una magione, tra le ombre che solcano i volti dei protagonisti, stringendo su di essi o su alcuni particolari fisionomici, dai più comuni ai più assurdi. E servendosi dei chiaroscuro per delineare un'umanità schiacciata da forze misteriose che dall'animo si riversano sull'ambiente che la circonda. 

Samuel è un pre-adolescente costretto su una sedia a rotelle. Vive con sua madre Elena a "Villa dei Laghi", una magione in cui il tempo sembra essersi fermato e senza legami con l'esterno. Un giorno però arriva Denise, una giovane orfana, e le cose cominciano a cambiare. Soprattutto per Samuel.


In The Nest, che già col titolo dimostra di volersi affacciare al mercato internazionale, assistiamo prima di tutto ad una commissione di stili al limite del citazionismo. Il film di De Feo, pur dichirando più volte la propria identità cinematografica, sembra rivelare il proprio debito verso il cinema non esclusivamente di genere, a partire da quello di Riccardo Freda per arrivare a influenze bunueliane. Tutto gira attorno a primi piani estremi, che stringendosi sui particolari arrivano ad una sorta di apnea soffocante. Tutto torna sempre ed esclusivamente ad una claustrofobica messa in scena, tanto simbolica quanto narrativa in quello che è stato definito un The Truman Show horror, ma che in realtà richiama una teatrale propensione alla mimesis. Il nido del titolo diviene quindi una sorta di palcoscenico su cui i personaggi si ritrovano, immersi in una sorta di stasi, infranta dall'arrivo di Denise, il personaggio che si assume il compito di infrangere l'immobilità di cui prima, aprendo il film a nuovi orizzonti fino all'incredibile finale che davvero non avevo previsto. Un finale che, oltre a dare un senso a quanto visto in più di un'ora e mezza di film, coincide con l'apice del climax in un coitus interruptus estremamente fascinoso. 


Ovviamente non tutto è perfetto. anzi. Personalmente ho trovato rischioso uno stile registico che tenta di giocare con le inquadrature arrivando ad essere stucchevole. Come stucchevoli mi sono apparse alcune scelte che ho trovato innaturali tanto stilisticamente quanto esteticamente (una a caso, la gita al lago) inserite nel contesto filmico che si era andato a creare con tanta cura, soprattutto considerando l'idea stessa alla base, quella del far respirare le scene, di un'atmosfera "in punta di dita" con improvvise accellerate sull'orlo del j-horror (la scena del sogno, che a me ha fatto veramente paura) o del cannibal movie (la scena della cena di compleanno).

Alla fine però The Nest mi è piaciuto, vuoi perché si mantiene indefinitivamente affascinante, vuoi perché gli elementi gotici e rurali vengono dosati con perizia. Ma, soprattutto, mi è piaciuto perché è riuscito a stupirmi, a farmi cambiare un giudizio che credevo definitivo, ricordandomi che un film va giudicato sempre e solo nella propria interezza. 

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